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46 i clan presenti nel Lazio, oltre seimila operazioni finanziare sospette

Di redazione il . Lazio

I numeri della presenza delle mafie nel Lazio sembrano non lasciare speranza ad una regione in cui a lungo è stata sottovalutata la presenza dei clan, la pervasività e il rischio del salto di qualità. Ma la società civile, alla vigilia delle elezioni politiche, comunali e regionali, scelgono di non stare a guardare e di provare a stilare una agenda delle cose concrete da fare per far ripartire la regione. 
Droga e riciclaggio, il Lazio nel mirino dei boss
Secondo l’ultima analisi della rete di associazioni di Libera che opera nel Lazio, sono ben 46 i clan mafiosi presenti nella regione,  nel 2011 sono aumentate le operazioni finanziarie sospette (sono state 6.350, +15,5% rispetto allo scorso anno), crescono i sequestri di droga (+30% in un anno), aumentano i delitti contro la Pubblica amministrazione (sono 4823 i nuovi procedimenti). Questi alcuni dei numeri (clicca qui per leggere la notizia integrale) ma nel dire no a mafie e corruzione le associazioni che si sono riunite sabato al teatro Colosseo, di via Capo d’Africa a Roma, chiedono elezioni subito e risposte ai problemi dei cittadini.  L’appello, lanciato da Libera, è stato raccolto da tante associazioni (daSud, Legambiente, Wwf, Cittadinanzattiva, gli studenti della Rete della conoscenza e molti altri) che insieme hanno ragionato e analizzato i problemi, in un incontro moderato da Santo Della Volpe, direttore di Libera Informazione e giornalista Rai, ma soprattutto hanno portato sul tavolo, proposte e idee concrete.  “Siamo arrivati ad un punto di non ritorno – ha commentato Gabriella Stramaccioni, coordinatrice nazionale di Libera – bisogna cambiare pagina, fare in modo che a diventare normale non sia la corruzione, l’illegalità diffusa, le furberie, ma l’onestà, la trasparenza, il rispetto a delle leggi. Il territorio, la cultura, l’ambiente, la scuola rappresentano un bene comune per la comunità. E’ ora che le forze politiche non facciano solo annunci di trasparenza e chiarezza ma scelte nette e categoriche. Con associazioni, comitati, studenti, cittadini che quotidianamente operano sul territorio – conclude Stramaccioni – “insieme” vogliamo ribadire la necessità di andare al voto subito ma soprattutto metteremo in campo idee e proposte per “ridare” credibilità alla politica per una Regione Lazio più pulita”.

Nel basso Lazio boss controllano territorio
Fra i primi ad intervenire all’iniziativa “Liberi da mafie e corruzione” che si è tenuta sabato,  Alfredo Borrelli, figlio di Francesco, vittima della violenza della ‘ndrangheta in un paesino del crotonese, Cutro. Nel suo intervento ricorda che il fronte negazionista  è un fronte ben noto a chi, in territori soffocati dallo strapotere dei clan, ha pagato sulla propria pelle il prezzo di questi silenzi, di questa cecità. Di questa paura di ammettere che le organizzazioni criminali sono da decenni fuori dai confini regionali in cui pregiudizi e sottovalutazioni vogliono spesso confinarli. Borrelli ha sottolineato quanto continui ad essere centrale la formazione di una cultura antimafia, soprattutto in regioni che solo da pochi anni stanno prendendo coscienza del fenomeno, come il Lazio. Formazione e informazione, possono aiutare la società civile a giocare questa partita che è tutta in salita. Lo ricorda nel suo intervento con parole chiare, Danilo Chirico, giornalista dell’associazione daSud. “Mentre le mafie sono andate avanti – ricorda Chirico – dalla relazione  della commissione parlamentare Antimafia di Gerardo Chiaromonte (citata all’inizio dell’incontro dalla coordinatrice di Libera, Gabriella Stramaccioni, ndr)  la capacità di analisi di chi doveva prevenire queste infiltrazioni che oggi sono oltre il radicamento territoriale, è rimasta ferma. E adesso servono parole chiare per la politica e le istituzioni – continua Chirico. Per comprendere che non è solo un problema del sud Italia o delle persone che arrivano da quelle aree, bisognerebbe andare oltre gli stereotipi e vedere la realtà”. “Imporre una agenda alla politica, trasversalmente – conclude Chirico – perché l’antimafia non sia una cosa da “specialisti” anche dentro ai partiti, ma sia il punto di vista da cui partire per fare scelte politiche adeguate”. 
Politiche per il territorio, liberare voto da mafie
Sul palco del teatro Colosseo si alternano in tanti, dalla Cgil (che propone misure per lo sviluppo e l’occupazione) al Cnca (che chiede, fra le altre,  l’applicazione della legge 285 sulla creazione di spazi di aggregazione giovanile) allo Uisp, in prima linea per portare legalità attraverso lo sport, strumento di educazione e insieme coesione sociale su cui oggi non si investe adeguatamente né a Roma né nel resto del Lazio. E ancora l’Arci, Cittadinanza attiva (che lancia una mobilitazione nelle prossime settimane) e i presidi locali di Libera nel Lazio. Da questi ultimi interventi vengono fuori storie che i media hanno smesso di raccontare, dopo il caso Fondi e l’emergenza sul litorale del basso lazio. Calato il sipario nelle tv e sui giornali, le mafie continuano a gestire il territorio, complice la paura dei cittadini, la connivenza di molti e l’omertà di tanti altri. Un racconto che suona come un appello lo porta sul palco proprio  Fabrizio Marras che anima la rete di Libera in quell’area, a cavallo fra Anzio e Nettuno.  “C’è una paura folle – dichiara Marras – fra i cittadini in provincia di Latina  e in tutto il pontino. Se c’è una notizia, in questi mesi, non la si scrive per paura. Non si parla, si sussurra. Anche fra i professionisti c’è tensione e si evita di parlare nei bar che sono riconducibili a famiglie mafiose di cui si conoscono i volti, le storie, i cognomi. Chi si oppone, paga: macchine bruciate, incendi di natura dolosa”. Ha tutte le caratteristiche di un territorio a sovranità limitata, quello dell’area del pontino. Le prossime elezioni quindi sono un banco di prova per tutta la regione perché non sarà facile  tenere fuori dalle istituzioni questi forti interessi criminali in una regione in cui gli omicidi continuano, il degrado aumenta, la paura anche e il narcotraffico e il riciclaggio continuano a garantire liquidità alle mafie. “Tanto che – racconta Marras – un politico locale l’altro giorno ha detto: Oggi chiunque abbia tanti soldi può comprarsi una fetta anche del mio partito”. Ma non è tutto fermo, c’è un punto da cui Marras chiede di ripartire: sono i giovani. “Loro  – conclude – sono ancora liberi, non hanno paura di schierarsi, di fare nomi. Dobbiamo lasciare a loro lo spazio per farlo, anche nella politica”. 
Le proposte, quindici punti per una regione pulita
L’incontro di sabato ha portato la rete di associazioni a stilare quindici punti  su cui lavorare da qui ai prossimi mesi (che verranno resi noti a breve dalle associazioni): fra gli altri,  vigilare sulla qualità delle candidature seguendo come parametri quelli stabiliti dalla Commissione antimafia guidata da Francesco Forgione, chiedere l’adesione alla Carta di Pisa, stilata dagli amministratori pubblici di Avviso Pubblico, un impegno diretto per rendere efficace sotto il profilo delle risorse economiche  la legge sui beni confiscati nel Lazio, sostenere interventi di sviluppo, partecipazione e inclusione sociale, politiche per il territorio, un patto per la legalità che impegni i professionisti su questi temi. 

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