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A Francavilla Fontana, c’è chi si ribella al pizzo

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

A Francavilla Fontana c’è chi infrange il muro della paura e dell’omertà e, con coraggio, denuncia le richieste estorsive subite. Quattro esemplari imprenditori sfidano a viso aperto chi ha tentato con la prepotenza di sottrarre il frutto del loro lavoro. Ma, soprattutto, si ribellano alle minacce di morte subite.
L’ indagine è partita il 16 aprile di due anni fa quando un commerciante di capi di abbigliamento, che ha il proprio negozio in pieno centro a Francavilla, si è recato in caserma a denunciare ai carabinieri di aver ricevuto una lettera “dal chiaro tenore estorsivo”, accompagnata da due cartucce di fucile calibro 12.

Sempre lo stesso giorno, a distanza di poche ore, un altro titolare di un negozio di abbigliamento denuncia di aver ritrovato davanti al portone del garage adiacente la propria abitazione una busta per lettere con due cartucce calibro 12 e una lettera minatoria contenente una richiesta di pizzo. Passano pochi giorni, siamo esattamente al 21 aprile 2010 e, a denunciare, questa volta, è un imprenditore francavillese operante nel settore dell’arredamento. La busta, sulla quale c’era scritto a macchina il cognome dell’imprenditore, era stata trovata davanti al cancello della casa di campagna del denunciante. All’interno, anche in questo caso, una lettera di minacce e due cartucce per fucile calibro 12.

Il giorno seguente, 22 aprile 2010, arriva ai carabinieri la quarta denuncia. A ribellarsi, questa volta, un altro imprenditore francavillese che, una settimana prima, aveva ricevuto in modo anonimo “una busta di colore giallo chiusa con nastro isolante e contenente due cartucce da caccia calibro 12 ed una missiva minatoria”.
Quattro uomini, quattro storie diverse, un unico filo conduttore. Tutte le lettere avevano lo stesso testo, erano racchiuse in una busta gialla  sigillata con nastro isolante nero contenente due cartucce di fucile calibro 12.

Grazie alle denunce di questi coraggiosi imprenditori le indagini sono state avviate e concluse con successo dai militari dell’Arma che hanno arrestato, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Maurizio Saso su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica Raffaele Casto, il 24enne francavillese Alfonso Leo, persona già nota agli investigatori.

L’uomo è accusato di estorsione pluriaggravata, consumata, tentata e continuata in concorso con ignoti, ai danni di numerosi commercianti francavillesi. L’operazione è stata denominata “Il postino” proprio per il modo con cui venivano recapitate le richieste estorsive. L’estorsore, Alfonso Leo, è figlio di Gaetano Leo, presunto boss della frangia mesagnese della Sacra Corona Unita, tirato in ballo dal pentito Ercole Penna, detto “Linu lu biondu”, nipote acquisito di Giuseppe Rogoli, il fondatore della Sacra Corona Unita.  

“Assicurazione sulla vita per voi e per la vostra famiglia. Durante questi anni avete fatto tanta fortuna economicamente e noi vi ammiriamo per questo perché siete una persona seria e intelligente, perciò avete bisogno di noi. Quindi vi chiediamo di aderire alla nostra assicurazione che assicura solo persone in gamba e con un piccolo versamento (la cifra variava a seconda della vittima – n.d.a.) assicuriamo la tranquillità della vostra famiglia moglie e figli. Entro 24 ore fate il versamento contrariamente sarete responsabili di ciò che accade a voi e alla vostra famiglia. Mi raccomando a non sbagliare strada: lo dico per voi”.

Questo il testo della lettera dal linguaggio di chiaro stampo mafioso. Chi l’ha scritta però non aveva fatto bene i suoi conti e non pensava certo di scontrarsi con il coraggio e la rabbia di quattro uomini onesti che hanno creduto nello Stato denunciando l’accaduto e, probabilmente, questa è almeno la speranza più grande, la coscienza di chi continua a piegare la testa alle organizzazioni criminali.

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