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Umbria, nel mirino dei clan edilizia e gioco d’azzardo

Di Norma Ferrara il . Umbria

«L’Umbria corre il rischio di essere un campo fertile in cui infiltrarsi, acquisire patrimoni, attività con forte flusso di cassa, per operare il riciclaggio dei proventi delle attività mafiose condotte in altre parti». Questo l’allarme lanciato nella relazione della Commissione antimafia, presieduta da Paolo Brutti, approvata oggi durante la seduta del Consiglio regionale dell’Umbria. Organizzazioni criminali di stampo mafioso che si muovono in un’area insospettabile, in settori a rischio come analizzato anche dalla Direzione nazionale antimafia e dall‘intellingence, e puntano anche sull’Umbria come al resto del Centro – Italia per ripulire capitali di provenienza illecita. Dal narcotraffico di portata interregionale, all’usura, alla tratta e lo sfruttamento degli esseri umani, al riciclaggio, la relazione della Commissione  antimafia, disegna un quadro a tinte fosche per il futuro della regione, sebbene si sottolinei che l’allarme mafie è sotto controllo. La Commissione antimafia che dal gennaio del 2011 ad oggi ha realizzato undici audizioni con vertici delle istituzioni, della magistratura, associazioni impegnate nel sociale e di categoria, punta il dito sulla cosiddetta “zona grigia”. E propone anche alcuni interventi possibili per rafforzare azione di contrasto, sotto profilo amministrativo e sociale.  
Territorio pulito appetibile per mafie. Connivenze, sottovalutazione, poca informazione e basso livello di consapevolezza  diffusa. Questi tre fattori hanno portato all’ingresso e all’intensificarsi  delle infiltrazioni mafiose nella regione. Laddove il tessuto sociale non è pronto a comprendere segnali, si genera la penetrazione più appetibile per le mafie che decidono di “ripulire” in territori a bassa soglia di attenzione e poca pressione giudiziaria, gli affari più lucrosi. La Direzione nazionale antimafia da tempo mette in guardia le regioni del centro-Italia: «La nuova strategia delle organizzazioni criminali di stampo mafioso è la espansione delle attività fuori dal contesto del mezzogiorno – scrivono dalla Dna – non nella forma classica ma nella ricerca di impieghi e attività utili al riciclaggio di enormi quantità di denaro liquido provenienti dal traffico di droga, esseri umani, armi». L’Umbria non fa eccezione, anzi. Come scrivono i consiglieri della Commissione antimafia  l’Umbria,  proprio in ragione della sua sostanziale sanità è un terreno appetibile, così come le Marche, la Toscana, il Lazio, territori indicati come vuoti  dal punto di vista della presenza altre di associazioni criminali di riferimento. Una analisi esposta anche dal magistrato della procura delle Repubblica di Perugia, Antonella Duchini
Riciclaggio, rafforzare e applicare norme.  Sfiorata dall’affaire dell’operazione Apogeo, un tentativo andato a vuoto di compare immobili per “ripulire” soldi della camorra, si guarda al riciclaggio come il cavallo di Troia per l’ingresso delle mafie nella regione. Insieme al nodo irrisolto dei subappalti, e della catena di forniture, resta fra i punti deboli sui quali intervenire sia sotto il profilo amministrativo che sotto quello sociale. «Nei termini dell’infiltrazione, il reinvestimento è certamente una prima forma di inserimento che determina poi contatti con diversi attori operanti nel territorio» – scrivono i consiglieri. E’ qui che opera la cosiddetta “zona grigia” professionisti insospettabili al soldo dei clan, più o meno consapevolmente, permettono ai boss che giungono da fuori regione di fare il salto di qualità, di partecipare agli investimenti, attraverso l’uso di prestanome. «Un sistema di connivenze, convivenza, connivenza che necessariamente pone delle questioni nei termini del radicamento» – fanno notare i consiglieri della Commissione antimafia. Si tratta di mafie che si muovono nel contesto di finanziarizzazione dell’ economia. In Umbria sono state fatte 126 segnalazioni di operazioni finanziare sospette ma nessuna di esse è stata trattenuta  (anno 2010-2011). E’ il procuratore di Perugia, Giacomo Fumu, nella sua audizione del gennaio 2011 a sottolineare come si di fatto sia lettera morta il decreto legislativo 231 del 2007 in cui si sancisce l’ obbligo di segnalazione delle transazioni finanziarie sospette. 
Gli affari delle mafie. La regione è al centro di un narcotraffico di portata interregionale come si legge nella relazione e come dimostrato dalle numerosi operazioni giudiziarie e inchieste giornalistiche. Da un lato lo spaccio al dettaglio e il ruolo delle numerose organizzazioni straniere che “occupano” il territorio, dall’altro il narcotraffico dei grandi numeri e il ruolo dei clan camorristici e delle famiglie della ‘ndrangheta che si muovono nel settore, ma sotto traccia. Le stesse organizzazioni criminali internazionali sono dedite in Umbria alla tratta degli esseri umani e allo sfruttamento. Soprattutto di donne, nei locali notturni che in buona parte controllano nel capoluogo perugino. «Secondo uno studio dell’Università di Trento – ha dichiarato il magistrato Antonella Duchini – l’Umbria è meta di destinazione finale di questo traffico ». Si tratta di un problema “endemico” scrivono i consiglieri regionali  che non si è ancora riusciti a contrastare. Proventi, quelli del narcotraffico e della prostituzione, che ingrassano le casse delle organizzazioni criminali, non sempre di stampo mafioso, come viene sottolineato nella relazione. In Umbria, infatti, operano organizzazioni criminali classiche che si associano per delinquere e mafie, che invece si avvalgono del vincolo associativo con le caratteristiche rintracciate dal 416 bis del codice penale. Si tratta di due aspetti contigui e compenetranti, in grado di alzare di molto il livello di illegalità diffusa presente sul territorio un tempo definito dagli inquirenti “vergine”.  I settori verso cui si concentrano gli interessi criminali di natura economica sono: la filiera del gioco d’azzardo, il settore dell’edilizia e degli appalti pubblici e privati, le attività commerciali e in particolare i locali notturni, la gestione dei rifiuti, con molta probabilità alcuni “Compro Oro” e il prestito a tassi usurai. Con quest’ultima pratica si mira oggi non solo al guadagno da parte dei clan ma anche a  rilevarne l’impresa e attraverso questa operazione ripulire denaro sporco. 
La denuncia e la proposta. Non solo una analisi della situazione umbra, ma com’è nella natura di questa commissione regionale antimafia, presieduta da Paolo Brutti, anche le proposte. Alcune di queste nate in seno alle audizioni di esponenti delle forze dell’ordine, della magistratura, della società civile. Fra le altre: 
1) un ulteriore approfondimento dei temi, da condurre con l’esame sistematico delle relazioni annuali degli organi investigativi e giudiziari, e con nuove audizioni di alcuni dei rappresentanti incontrati, per acquisire informazioni e collegamenti dei diversi eventi “criminali” avvenuti dell’ultimo anno in Umbria, insistere sulla differenziazione tra prevenzione e repressione;
2) Formare ed informare la società umbra, con seminari e convegni, sul fenomeno mafia, considerato “ancora ai margini del dibattito pubblico, soprattutto di quello istituzionale” e del quale in alcuni casi si nega la la presenza;
3) Considerare il tema ritenuto centrale del “riciclaggio e reinvestimento” di denari sporchi, attuando in concreto “l’obbligo di segnalazione delle transazioni finanziarie sospette”; monitorare i “compro oro” e le imprese edili, in particolare ne
i settori dei subappalti. Fare prevenzione coinvolgendo gli enti locali nella vigilanza sulle variazioni di prezzo dei terreni edificabili, l’Agenzia delle entrate;  stilare “protocolli di legalità; monitorare le “migrazioni femminili”;
4) Approfondire le tematiche nel settore smaltimento rifiuti, con controlli stringenti e con l’istituzione di un apposito registro regionale;
5) Proporre alle autorità giudiziarie di adottare, per le organizzazioni dedite allo spaccio con modalità di stampo mafioso, le stesse misure previste dall’articolo 416 bis.
 La seduta di oggi, infine, ha portato alla nascita di una Commissione unitaria  che resterà in carica un anno, avrà 5 componenti, 3 di maggioranza e 2 di opposizione e si occuperà di illegalità, antimafia e contrasto al narcotraffico. L’attività delle commissioni era stata rallentata dal cosiddetto “caso Goracci” l’inchiesta che coinvolse l’ex vicepresidente del Consiglio Regionale dell’Umbria.

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