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Subito la legge sulla corruzione, ma senza cedimenti

Di Don Luigi Ciotti il . L'analisi

Nessuno sconto,nessuna mediazione è possibile nella lotta alla corruzione, così come nella lotta al riciclaggio ed alle mafie. La convenzione di Strasburgo parla chiaro: la corruzione deve essere sradicata. Quindi il Ddl sulla corruzione in discussione al Parlamento non deve essere svuotato da mediazioni che ne mortificano i contenuti. Nonostante l’impegno, la coerenza e la serietà del ministro Severino, oggi in Parlamento ci sono forze che frenano la riforma e l’attuale Disegno di Legge rischia di non diventare la norma che tutti gli italiani onesti si aspettano per eliminare veramente la corruzione. Mentre, viceversa, questa legge deve diventare un trampolino di lancio di una vera lotta alla corruzione che ogni anno si mangia ben più di quel 3% del Pil italiano, cioè di quei 60 miliardi di Euro denunciati dalla Corte dei Conti. Non è tollerabile una società che ruba a sé stessa,impoverendo  soprattutto quelle fasce più deboli della popolazione, sottraendo opportunità di sviluppo delle persone che faticano a vivere e che hanno più bisogno di lavoro,servizi sociali, investimenti nella cultura e nella scuola.

 Nel Disegno di legge in discussione al Parlamento ci sono alcune “luci” importanti,ma purtroppo anche delle “ombre”: è importante infatti che sia individuata una autorità nazionale anticorruzione che vigila sulla amministrazione pubblica. Ma questo istituzione deve essere potenziata e finanziata per non restare una mera dichiarazione di intenti. E’ positivo il diritto alla trasparenza ribadito nel Ddl anticorruzione come “accessibilità totale e facilitata”. Ma il diritto alla trasparenza in Italia è poco applicato e va dunque non solo dichiarato, ma chiaramente incentivato:la legge deve liberare ogni possibilità di controllo sugli atti pubblici da parte dei cittadini e dell’informazione, creando le condizioni e gli strumenti per poterlo fare. Il Ddl predispone poi la tutela dei cittadini che denunciano la corruzione e gli illeciti, ma questo diritto deve essere effettivo e veramente tutelato dalla legge, altrimenti le denunce pubbliche sarebbero poche, difficili, trasformando il civismo della denuncia in atti isolati addirittura colpevolizzati. Al contrario, invece, la denuncia dei cittadini è fondamentale per smascherare  quei legami tra corruzione e mafie che si sono rinsaldati negli anni, legando la criminalità organizzata ed i cosiddetti “colletti bianchi” della classe dirigente corrotta. E’ poi positivo che si prevedano, nella legge Severino, pene severe,fino alla carcerazione, anche per la corruzione in imprese private. Ma le ombre appaiono subito, nel Ddl, già all’articolo 8 che si limita a delegare ad un futuro governo, dopo quindi le prossime elezioni, un Testo Unico sulla incandidabilità a cariche pubbliche,politiche e societarie, delle persone condannate con sentenza definitive. 

Il Ddl attuale di fatto non si fa carico di questa fondamentale riforma. Nella legge si deve  subito prevedere l’esclusione dei condannati da qualsiasi carica elettiva pubblica! Le deleghe di riordino sono state troppo spesso disattese e non attuate. L’altro aspetto negativo  nel Disegno di Legge in discussione,riguarda la visione ristretta del limite riformatore: cioè,pur aumentando le pene per la corruzione, resta difficile dimostrare la corruzione con prove certe perchè non vengono reintrodotti i reati come,ad esempio,il falso in bilancio che favorirebbero le indagini e l’accertamento degli atti corruttivi. Di conseguenza, se è quasi impossibile dimostrare il reato di corruzione, l’aumento delle pene diventa un inasprimento di facciata. Nonostante questi punti negativi, il Ddl Severino DEVE essere comunque approvato: ma ,diciamo con forza, senza quelle mediazioni che impedirebbero di sradicare il fenomeno corruzione in Italia. Su questi temi non si fanno sconti e non sono accettabili compromessi. Serve un cambio di passo delle politica che torni ad essere veramente servizio al bene comune. Serve una più incisiva forma di cittadinanza che vuol dire responsabilità individuale e corresponsabilità collettiva. Serve la forza concreta dei fatti.  
 Se il Ddl Severino passasse con incongruenze , alcune delle quali qui segnalate, significherebbe dimostrare d’esser sordi al grido di 1 milione e 200mila cittadini che con la petizione al Capo dello Stato del 2011, hanno chiesto la piena applicazione della Convenzione dell’Unione Europea  per la lotta alla Corruzione.

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