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Trentola Ducenta, la casa famiglia che rischia lo sfratto

Di Antonio Maria Mira il . Campania

Alessandro, appena due mesi, dorme tranquillo tra le braccia di Fortuna che gli sorride. Ma la sua “mamma” è tutt’altro che serena. La buona notizia, che in tanti aspettavano, è durata appena 24 ore. E torna a rischio sfratto la casa famiglia “Compagnia dei Felicioni”, ospitata nella villetta di Trentola Ducenta confiscata a Dario De Simone, “o gnomo”, spietato killer camorrista e ora collaboratore di giustizia. La scorso giovedì il Tar aveva accolto il ricorso di Fortuna D’Agostino e del marito Antonio Amato de Serpis, responsabili della casa famiglia della Comunità di Capodarco, che da dieci anni opera nella casa portata via al boss dei “casalesi”, contro la decisione del sindaco Michele Griffo e della giunta di non rinnovare il comodato d’uso della villetta (scaduto a giugno) e di mandarli via dal bene confiscato. Loro, i quattro figli (uno adottato), e i quattro bambini attualmente affidati dal Tribunale dei minori. Niente “sfratto” come, invece, aveva deciso il sindaco il 20 maggio 2011, come primo provvedimento appena rieletto.

Cessato pericolo? No. Griffo ha infatti annunciato che nel Consiglio comunale di giovedì presenterà nuovamente la proposta di sfratto perché, afferma, «la comunità di Capodarco deve lasciare la villa confiscata». Insomma non vuole proprio cedere. Una vicenda amara e assurda (vedi scheda), denunciata da Avvenire un anno e mezzo fa, e che ha visto il primo cittadino, alla guida di una maggioranza di centrodestra, ostacolare da sempre questa bellissima realtà, talmente esemplare da essere stata inserita dalla regione Campania, anch’essa a guida centrodestra, nella campagna di comunicazione “Sentirsi campani. Identità, sicurezza, inclusione”. 

Una casa e una famiglia per più di settanta minori, storie di emarginazione, abbandono, abusi e violenze. Proprio come il piccolo Alessandro nato con un gravo ritardo psico-fisico, probabilmente per le percosse del padre alla mamma. Proprio per questo il piccolo è stato affidato dal Tribunale ai “Felicioni” e anche i fratelli sono stati portati in case protette perché c’è il forte sospetto che anche loro siano stati vittime di violenze. Storie terribili che tra le mura della “Compagnia” hanno trovato amore e attenzione. Un cammino di accoglienza in attesa dell’affidamento o dell’adozione.  

Davvero un preziosa “casa”. Incompresa e osteggiata dall’amministrazione locale guidata dal sindaco Griffo, che l’ha ostacolata sia al momento del primo affidamento nel 2002, sia annullando la proroga del comodato d’uso che era stata decisa il 28 giugno 2010 dal commissario straordinario che guidava il comune dopo le dimissioni della maggioranza dei consiglieri. Stesse posizioni malgrado siano passati più di dieci anni. A conferma di un vero e proprio “caso”. La prima volta era stato il Tar a bocciare il sindaco, obbligandolo ad assegnare la villetta ai “Felicioni”. E così è stato anche ora.   Insomma due volte il sindaco ha provato a scacciare la casa famiglia e i suoi piccoli ospiti e due volte è stato bloccato dal Tar. «Speriamo che ora il clima cambi», avevano commentato Fortuna e Antonio che in questi mesi hanno avuto al loro fianco il vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, vicepresidente della Cei, che li ha visitati due volte fermandosi a mangiare e giocare coi piccoli. Attivo sostenitore anche il parroco don Vincenzo Marino che per questo ha dovuto subire pesantissimi attacchi da parte del sindaco e di organi di informazione a lui vicini.  

E così il presidente di Libera don Luigi Ciotti, tante associazioni del volontariato e cooperative sociali che gestiscono beni confiscati alla camorra. Una squadra del bene che ha dovuto ricorrere alla magistratura per difendersi da questo incredibile e diffamatorio attacco. Ma dopo la sentenza del Tar si sperava davvero di voltare finalmente pagina. Ne hanno soprattutto bisogno Alessandro e i suoi “fratelli” che qui, dopo tante violenze e sofferenze, trovano una mamma e un papà che li aiutano a riconquistarsi la vita. Sarebbe davvero assurdo e incredibile se li si mettesse ancora a rischio. Per un’inconcepibile ripicca.

*Fonte: L’Avvenire

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