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La movida che uccide

Di Ruben H.Oliva il . Lombardia

Dopo il tragico agguato in via Muratori, dove un killer professionista ha ucciso Carolina Payano e Massimiliano Spelta, a Milano si è addensata una nube di dubbi e paure. Il posto e l’ora scelti dal conducente dello scooter e dal suo complice, che impugnava una pistola calibro 38, fanno pensare a un vero e proprio regolamento di conti nell’ambito del mondo della cocaina: la droga più spacciata. 
Tra Milano e Santo Domingo – Carolina, dominicana, nata poverissima e approdata a Milano dopo le nozze con Massimiliano, era diventata un’assidua frequentatrice delle discoteche più esclusive di Milano. Massimiliano, invece da Milano, come tanti altri amanti della “vida loca” – una movida in cui vai avanti a forza di coca – voleva andarsene. Magari la sua sognata via di fuga poggiava nell’acquisto di un locale a Santo Domingo, un bel bar con tanto di bordello, non lontano dalla spiaggia. Ma per far sì che i sogni si avverino è necessario avere dei soldi, tanti soldi, specie all’inizio.  E così – come commentano sottovoce alcuni investigatori – grazie ai contatti della moglie Carolina, nata e cresciuta in una baraccopoli in cui delinquenti, narcos e gente onesta convivono fianco a fianco, è riuscita a trovare un contatto per trovare la coca a buon prezzo da portare nella città della moda. Un’ipotesi, questa, che si fa largo se si esamina la dinamica dell’uccisione dei due e dallo stile di vita che conducevano. 
I Muli e il traffico di Coca  – Le carceri italiane sono piene di “muli”, quasi tutti latinoamericani. Sono i corrieri che ogni giorno tentano di passare la dogana dell’aeroporto di Malpensa con uno o due chilogrammi di cocaina. Quasi tutti, non riescono a varcare la soglia dello scalo internazionale, specialmente quelli che di coca ne portano dai due kg in su. Gli scanner e i cani poliziotti della Guardia di Finanza riescono ad arginare gran parte di questi “piccoli” traffici, ma ogni tanto qualche quantitativo ridotto riesce a filtrare i controlli. Quali fossero i giri usati dai coniugi Spelta e compagnia per fare entrare piccoli quantitativi di coca o “bamba” (parliamo sempre di un kg due al massimo ) non si potranno mai sapere se qualcuno degli amici della coppia non si decide a parlare. E non è detto che qualcuno non lo abbia già fatto, decidendosi a collaborare, per evitare una condanna per narcotraffico internazionale e associazione per delinquere pena che in alcuni casi può raggiungere i venti anni di carcere. 
Il monopolio della Cocaina a Milano – I 47 grammi di cocaina tagliata al 60%, trovati nella casa di via Mecenate a Milano dove vivevano i due sono solo una traccia. Troppi per il consumo personale, pochi per lo spaccio in larga scala. Ma quale spacciatore che si rispetti ha in casa grosse quantità di cocaina? Ed ecco che viene fuori la tesi della rete, un sistema fatto da amici e conoscenti amanti della movida e con i contatti giusti.  Gli esperti di criminalità organizzata – e in modo speciale di ‘Ndrangheta – sanno bene che il monopolio della cocaina e in mano ai calabresi e che le ‘ndrine di Milano e periferia non scherzano quando gli pestano i piedi. Lorenzo Frigerio, referente di “Libera” per la Lombardia, l’associazione fondata da Don Ciotti per combattere a livello di società civile le mafie, non ha dubbi: «Se i killer che hanno ucciso i coniugi Spelta nella centrale porta Romana non sono della ‘Ndrangheta molto probabilmente saranno uccisi nei prossimi giorni. Non si entra in un territorio dominato dalla mafia senza chiedere permesso o scendere a patti».  Di altro parere è il prefetto di Milano, Gian Maria Lombardi che in conferenza stampa ha detto pressappoco che «il crimine organizzato non c’entra nulla con il delitto». Si parla dello stesso prefetto che più di due anni fa aveva affermato che «la mafia a Milano non c’è», aprendo una polemica che è stata smentita dai fatti e dalle miriadi d’indagini condotte dalle procure antimafia di Milano e Reggio Calabria.
La paura – La paura è un altro elemento importante di questo caso. La plateale uccisione degli Spelta ha seminato il panico tra i tantissimi piccoli spacciatori di cocaina di Milano. Dai Navigli a Brera, da corso Como a Porta Romana si sono dileguati nel nulla, racconta una fonte anonima. Questo significa che il segnale è stato forte e chiaro: «Chi si permette di spacciare per conto proprio farà la fine degli Spelta». Il sindaco Giuliano Pisapia è cauto: “Per quanto mi hanno riferito gli investigatori, si tratta di un fatto isolato e mi auguro che tra poco i colpevoli siano trovati». Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia preferisce non fare commenti sulle indagini in corso.  Molto difficile fare ipotesi ma se sarà provato che l’omicidio è stato compiuto da killer della ‘Ndrangheta, questo potrebbe significare che tra le due anime della mafia calabrese – quella militare e quella dei colletti bianchi più interessata all’Expo 2015 e al denaro proveniente dal narcotraffico ora investito in imprese legali – è in corso qualche pericoloso cortocircuito.

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