‘Ndrangheta: arrestato boss Domenico Aquino
Era nella abitazione del suocero Vincenzo Tavernese, all’ultimo di quattro piani di un immobile sito in contrada Scinuso di Marina di Gioiosa Jonica, in provincia di Reggio Calabria, Domenico Aquino, 47 anni, detto “u biondo” arrestato questa mattina dai Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori di “Calabria” e dell’8° N.E.C. di Vibo Valentia. Sfuggito al provvedimento di fermo emesso nel 2010 nell’ambito dell’operazione “Crimine”, coordinata dalle Dda di Reggio e Milano, termina oggi la latitanza di colui che è ritenuto il capo dell’omonima cosca egemone nella cittadina ionica.
Figlio di Vincenzo, nipote del vecchio capo cosca Salvatore, detto «Turi», scarcerato recentemente dopo avere scontato circa 15 anni di detenzione sempre per associazione mafiosa, Domenico Aquino, già gravato da pregiudizi penali per guida senza patente, violazione legge urbanistica, modificazione dello stato dei luoghi, furto aggravato, favoreggiamento personale e concorso esterno in associazione mafiosa, era stato giudicato con il rito abbreviato nel marzo del 2012 e condannato dal Gup di Reggio Calabria alla pena di anni 3 di reclusione.
L’odierno arresto è stato preceduto da una serie di sequestri di bunker nella disponibilità sua e di soggetti da ritenersi suoi fiancheggiatori.
Un risultato di rilevanza, a seguito di un’attività investigativa sviluppata dall’Arma e coordinata dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria che a partire dal 2004 ha prodotto la cattura di numerosi capi clan: Giuseppe Morabito, Pasquale Condello, Gregorio e Giuseppe Bellocco, Giuseppe e Salvatore Coluccio, Antonio Pelle, Girolamo Molè, Sebastiano Pelle, Santo Glicora, Saverio Trimboli, Francesco Perre e Francesco Pesce, Rocco Trimboli che, dalla latitanza, continuavano a dirigere i sodalizi di riferimento.
Arrestati lo scorso febbraio anche i suoi fratelli Rocco, già inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi stilato dal ministero dell’Interno, esponente apicale della “Provincia” e di vertice del “locale” di Marina di Gioiosa Jonica, e Giuseppe, elemento di spicco dell’omonima cosca. Ulteriore occasione per gli inquirenti per approfondire e confermare l’operatività degli organismi denominati “provincia” e “mandamento” e la rispettiva influenza nella determinazione degli assetti dei sodalizi dipendenti, tra cui quello di Gioiosa Ionica, all’interno del quale con la nomina a capo società di Rocco Aquino, fratello di Giuseppe e Domenico Aquino, in sostituzione di Nicola Rocco Aquino veniva ricomposta una scissione. Altro spunto strategico per gli inquirenti è stata l’individuazione degli interessi economici della cosca Aquino, anche attraverso prestanome di alberghi, esercizi pubblici, imprese edili ed immobili, tra cui alcuni, per un valore di 10 milioni di euro, sottoposti ad un provvedimento di sequestro preventivo. Accertata la creazione di cartelli per la gestione di importanti opere infrastrutturali, ricadenti nel territorio di più sodalizi, e per l’organizzazione di ingenti quantitativi di cocaina provenienti dal Sudamerica, attraverso i contatti di “brokers” calabresi con le organizzazioni produttrici.
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