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L’applauso dei calabresi onesti ai carabinieri del Ros

Di GIanluca Ursini il . Calabria

Una notizia di speranza da Catanzaro Lido, dalle centinaia di bagnanti che riempivano l’arenile della capitale amministrativa calabrese in una domenica estiva di sole cocente. I calabresi che avevano visto le gazzelle dei Carabinieri all’opera perché era stato individuato il covo di un pericoloso latitante della piana di Gioja Tauro, Mimmo Arena affiliato ai Pesce di Rosarno, ha atteso sotto il sole per un paio d’ore prima di vedere comparire il mafioso, che si era arreso ai carabinieri della tenenza di Catanzaro, del reparto speciale “Cacciatori” alpino e del raggruppamento operativo speciale (ROS) di Reggio e del capoluogo.

Sono stati applausi scroscianti e ringraziamenti sentiti per gli uomini delle forze dell’ordine e insulti a cateratte dagli astanti riuniti sul lungomare catanzarese per il mafioso latitante. Domenico Arena da Rosarno, cognato di Vincenzo Pesce  del nucleo familiare cosiddetto dei “testuni” che ha sposato sua sorella Francesca, è uscito a testa bassa dall’appartamento sul lungomare della sua latitanza dorata, giusto vicino di pianerottolo della sua legale Stefania Rania, del foro di Catanzaro.

I militari sono entrati in azione alle sei della sera, dopo mesi di appostamenti: Arena già in due occasioni era sfuggito alla cattura, e soprattutto in un procedimento precedente contro la cosca Pesce era rimasto per 10 anni uccel di bosco, in un bunker poi ritrovato nelle campagne attorno Rosarno.  

Ora lo attendeva una condanna nel procedimento “All Inside” troncone in rito abbreviato, che lo vede destinato a dieci anni di detenzione. Una prima volta era sfuggito alla prima retata contro i Pesce tra Rosarno e Roma e l’Emilia, scattata il 28 aprile 2010 e denominata All Inside. In quell’occasione, però, il suo legale Rania, aveva deciso di invitarlo a costituirsi entro 48 ore, ed aveva strappato per lui una scarcerazione dal giudice indagini preliminari, per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. 

Pochi mesi dopo, il 23 novembre, erano scattate le manette per “All Inside due” della DDA reggina su indagini della pubblico ministero Alessandra Cerreti, ma Arena era sempre uccel di bosco. Dopo una settimana, la sua legale Stefania Rania, sua vicina di casa in questa ultima latitanza dorata, lo convinse a costituirsi anche in quella occasione, per poi essere scarcerato, nonostante sia pendente presso la Corte di Cassazione il ricorso presentato dalla pubblica accusa Cerreti contro lo scarceramento deciso dal Tribunale della Libertà.   

Anche dopo la sentenza di condanna della scorsa primavera, Cerreti dell’Antimafia reggina, che segue tutti i processi alle cosche rosarnesi, ne aveva chiesto il carcere cautelare; il mafioso aveva risposto tramite la sua legale catanzarese che si sarebbe reso reperibile quando fosse stabilita la verità in appello, perché riteneva ingiusta la sua condanna al processo “All Inside” abbreviato. 

A Mimmo Arena la famiglia aveva delegato la gestione degli affari nel settore autotrasporti; nel decidere di affidargli queste responsabilità il cognato Vincenzo fratello del capocosca Antonino, hanno appurato gli inquirenti dalle intercettazioni degli ‘ndranghetisti, ebbe delle violente discussioni col nipote Francesco detto “u testuni” che disapprovava questa scelta.  

“U testuni”, arrestato in latitanza in un bunker tra gli uliveti della Piana lo scorso agosto, non voleva rendere conto dei suoi affari allo zio Vincenzo. Dovette intervenire dal carcere dove era recluso in 41 bis suo padre Antonino, per convincerlo ad accettare le decisioni dello zio e affidare anche le sue ditte di autotrasporti all’Arena. Il boss, intanto da domenica risiede presso la casa circondariale “San Pietro” di Reggio sullo Stretto; nelle sue orecchie, ci saranno ancora gli sberleffi dei calabresi che lo hanno umiliato alla sua uscita dal covo della latitanza. E che hanno applaudito a lungo i carabinieri dei ROS che avevano stretto il cerchio sulla sua cattura; un segnale che nella percezione dei calabresi per la criminalità, forse qualcosa sta cambiando.

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