Le mafie viste con gli occhi dei giovani
“Con i loro occhi” presenta i risultati di un lavoro di ricerca, avviato da Libera nel 2009, sulle rappresentazioni del fenomeno mafioso da parte dei più giovani. Le indagini hanno coinvolto studenti di scuole superiori della Toscana (nel 2010), del Lazio (nel 2011) e della Liguria (nel 2012). Come suggerisce l’introduzione: «L’investimento di una realtà come Libera nel campo della ricerca sociale ha come obiettivo non secondario, oltre quello della conoscenza in sé, quello di fornire strumenti analitici per il miglioramento del lavoro pedagogico e culturale dell’associazione nelle scuole e sul territorio». La ricerca è stata curata da Francesca della Ratta, Ludovica Ioppolo e Giuseppe Ricotta. Ludovica Ioppolo ci ha spiegato meglio i dettagli del lavoro.
Che tipo di strumenti avete utilizzato per la ricerca?
Abbiamo chiesto ai ragazzi di rispondere ad un questionario strutturato, appunto con delle modalità di risposta predefinite. Agli studenti è stato poi richiesta una narrazione libera su un fatto di mafia. L’elemento narrativo rappresenta un’innovazione e garantisce, inoltre, una libertà maggiore nelle risposte. Dalla storia raccontata dal singolo studente emerge l’immaginario del fenomeno mafioso.
Sulla narrazione è possibile condurre un’analisi testuale – attraverso il conteggio delle parole, la ricerca di segmenti ripetuti da studenti differenti – così da verificare i codici narrativi che vengono più utilizzati. Codici che a loro volta fanno emergere gli stereotipi relativi all’immaginario mafioso. Nella scelta del campione, con il sostegno di Libera abbiamo cercato di coinvolgere il maggior numero di scuole possibili, purtroppo non è sempre stato possibile per i vari impegni degli istituti scolastici. Questo ha fatto sì che si determinasse un campione “auto-selezionato”, ovvero gruppi di studenti che arrivavano alla compilazione del questionario già preparati da un precedente lavoro fatto in classe, quindi ben informati sui temi affrontati. Quello che inizialmente poteva sembrare un limite della ricerca, è stato in realtà un punto di forza perché ha permesso di verificare la risposta degli studenti ad un tipo di lavoro – condotto dagli insegnanti e da Libera nelle scuole – sulla coscienza antimafiosa.
La conclusione è stata positiva e ci suggerisce la strada da percorrere nella formazione. Intensificare il lavoro nelle scuole produce una maggiore consapevolezza del fenomeno e una conseguente capacità di contrasto. Questa è certamente la conclusione più rilevante della ricerca.
In definitiva quali sono stati i risultati più immediati del lavoro?
L’indagine ha avuto riscontri positivi per altri due motivi. Il primo è che la ricerca stessa si presenta come “ricerca/azione”. Ovvero diviene esse stessa uno strumento pedagogico per gli studenti che hanno risposto alle domande. Nel senso che il questionario ha inciso sulla percezione del fenomeno da parte dei ragazzi. Inoltre, bisogna ricordare, che nelle domande poste non vi era attenzione solo al fenomeno mafioso. L’antimafia è stata ampiamente trattata, proprio per capire come e quanto gli studenti – che rappresentano la generazione nata immediatamente dopo le stragi del ’92 – conoscano i personaggi e i valori necessari al contrasto del sistema “mafie”.
Uno dei dati che emerge con più forza dalla ricerca è la fame di informazione degli studenti, in merito a fatti di matrice mafiosa/antimafiosa.
È emersa in modo particolare nei commenti lasciati alla conclusione del questionario. Probabilmente, molti studenti si sono resi conto che non conoscono abbastanza dei fatti inerenti questi temi, proprio rispondendo alle domande. La televisione emerge come principale mezzo di informazione – nonostante la crescita di internet – ma proprio quest’ultima offre un tipo di informazione stereotipata trattando questi argomenti come fossero altra cosa rispetto alla vita quotidiana. La conseguenza più ovvia è che se i cittadini non sentono certe dinamiche vicine al proprio vissuto, difficilmente si opereranno per contrastarli.
Nelle risposte degli studenti risalta la scarsa fiducia che ripongono nelle istituzioni.
Abbiamo analizzato tre campioni di studenti, (in Toscana, nel Lazio e in Liguria) rispettivamente dal 2010 al 2012. Il campione ligure ha riportato livelli di sfiducia maggiore, rispetto a quelli delle altre regioni. Il risultato non poteva essere di origine geografica, la spiegazione era evidentemente di natura cronologica. I dati emersi si legano inevitabilmente alla situazione politico-sociale dell’ultimissimo periodo. Affiora un forte senso di arrendevolezza, di impotenza da parte dei ragazzi, che è assolutamente urgente contrastare.
Fra tutti i dati emersi, probabilmente quello più allarmante si lega alla presenza di un 22 % di studenti con una media propensione al gioco d’azzardo.
Relativamente a questo tema, nel questionario sottoposto agli studenti liguri è stata aggiunta una domanda: vi piace scommettere? Se in alcune risposte è emerso un atteggiamento critico verso il gioco d’azzardo, per molti invece il gioco rappresenta una fuga della realtà. I valori del denaro e dell’apparenza erano piuttosto presenti nelle risposte, un dato preoccupante se comparato con quello della poca fiducia nel sistema meritocratico.
Come ha sottolineato Nando dalla Chiesa «la storia della mafia e dell’antimafia è anche la storia di importanti indagini sociali», in questo quadro “Con i loro occhi” diventa strumento efficace di contrasto nella lotta alla criminalità organizzata, inserendosi a pieno titolo nelle importanti attività pedagogiche attente alla formazione dei giovani. Comprendere come gli studenti percepiscono il fenomeno mafioso – e quello antimafioso – non solo fornisce alla società nuove e più innovative chiavi di lettura, ma indica i vuoti da colmare al fine di un più netto contrasto ad ogni forma di corruzione.
Con i loro occhi. L’immaginario mafioso tra i giovani
a cura di Francesco della Ratta, Ludovica Ioppolo e Giuseppe Ricotta
I Quaderni di Libera con Narcomafie, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2012
pp. 144, 8,00 euro
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