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Reggio Calabria, al processo contro Scopelliti il Comune si costituisce parte civile

Di Gianluca Ursini il . Calabria

Il giorno 29 di giugno in  una aula del Centro Direzionale di Reggio si è consumata, alla presenza della Pm Sara Ombra che rappresentava l’accusa della Procura dello Stretto, una contraddizione e un paradosso della giustizia italiana. Il Comune di Reggio Calabria, nel giudizio che vede alla sbarra l’attuale Governatore calabrese, ed ex amministratore in capo del suddetto ente locale, per falso in atto pubblico (che tradotto in termini correnti, sarebbe il falso nel bilancio del comune calabrese da 200mila abitanti) si è costituito parte civile contro lo stesso Scopelliti, che potrebbe vedersi costretto un domani a riempire, se condannato al risarcimento danni provocati dalla sua amministrazione, quel buco finanziario che si era costituito sotto la sua guida nel bilancio comunale.  

Intanto, e questa è una notizia che possiamo fornire in esclusiva, lo stesso Comune ha aperto procedimento di risarcimento danni in capo ai familiari più stretti della dirigente suicida, accusata di aver stornato per sé pagamenti indebiti per consulenze pari a oltre un milione per gli anni 2009 e 2010 e circa 700mila euro in capo al suo amante architetto Bruno Labate, sempre per consulenze mai svolte. La richiesta di risarcimento danni per rivalersi sulla eredità della dirigente arriva in capo all’ex marito, un medico da cui la dirigente non aveva mai formalmente concluso il processo di separazione, alla orfana di Orsola Fallara e al fratello Paolo, professionista molto noto in città. 

Il processo che avrà una svolta il 20 luglio, giova ricordarlo, è conosciuto come “Caso Fallara’’ perché scaturito dalle denunce di due esponenti dell’opposizione a seguito delle gravi inadempienze e indebiti storni di pubblici denari dalle casse pubbliche operati dalla Dirigente Finanze e Tributi del Comune di Reggio, Orsola Fallara (in seguito morta tragicamente nel dicembre 2010). Il 29 giugno si svolgeva presso il giudice udienza preliminare Antonino Laganà l’adempimento di quelle procedure che danno inizio al dibattimento, come la costituzione in giudizio delle varie parti, ed è arrivata la sorpresa del Comune di Reggio, che si costituisce parte civile proprio contro il politico inventore del “Modello Reggio’’ decantato anche dalla attuale amministrazione, che d’altronde della gestione Scopelliti costituisce solo una mera costola, visto che l’attuale sindaco Arena era parte del collegio dei sindaci nelle municipalizzate più importanti della gestione Scopelliti, ivi inclusa la società mista pubblico-privata incaricata delle manutenzioni ordinarie, quella “Multiservizi’’ sciolta la scorsa settimana dal Prefetto reggino per infiltrazioni mafiose.   

Il giorno 20 di luglio sapremo, e rimangono pochi dubbi al riguardo, se l’attuale Governatore verrà rinviato a giudizio per il reato di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico, insieme con il collegio dei tre revisori dei conti reggini dell’epoca in cui O. Fallara era a capo del settore tributario, prima di essere sospesa dal sostituto pro tempore di Scopelliti, G. Raffa nel novembre 2011, e per poi suicidarsi nel dicembre 2010. I professionisti sono il capo dei revisori dei conti, e all’epoca presidente provinciale dell’Ordine dei dottori Commercialisti, Carmelo Stracuzzi, insieme con Ruggero De Medici e Domenico D’amico. Nel corso della stessa udienza preliminare, la pubblica accusa rappresentata dalla dott. Ombra (l’altro pm che ha istruito la causa, Francesco Tripodi, si è nel frattempo trasferito su sua richiesta alla procura della dirimpettaia Messina) ha chiesto di acquisire le relazioni contabili della Corte dei Conti sullo stato dei bilanci del comune reggino, negli anni che vanno dal 2005 al 2009. Ombra e Tripodi hanno infatti indagato, sulla base della relazione presentata nell’ottobre 2011 dagli esperti nominati anche dal Ministero Finanze, per spulciare nei bilanci dell’ente reggino, sul presunto buco accumulato in soli 4 degli 8 anni in cui Scopelliti amministrò, con la Fallara a capo del settore Finanze comunale; si parla degli esercizi che vanno dal 2007 al 2010. Le conseguenze di questa paradossale conclusione della vicenda, mentre l’attuale amministrazione di fronte alla cittadinanza giura e spergiura di voler difendere l’operato dell’ex sindaco, è che se lo stesso volesse ripresentarsi ad una futuribile elezione comunale, non potrebbe concorrere alle liste elettorali, in quanto cittadino che ha in corso un contenzioso con lo stesso ente che andrebbe ad amministrare.   

La decisione di Demetrio Arena, attuale sindaco, non è solo in assoluta contraddizione con quanto affermano gli esponenti della Giunta reggina, che di recente hanno smentito l’entità del “buco” certificata dai periti della Procura reggina, che per i soli esercizi 2007 – 2010 hanno stimato un rosso in bilancio non riportati nei libri mastri contabili pari a 170 milioni di euro (per difetto). Per Arena il buco attuale di bilancio ammonterebbe a 118 milioni, e beato lui se ci crede. Ma è anche contraddittoria con la posizione che in altri giudizi la stessa amministrazione Arena persegue: è infatti notizia sconosciuta a tutti, in città e alla Regione Calabria, che l’amministrazione comunale Arena ha chiamato ai danni, con richieste di risarcimenti per decine di migliaia di euro, tutti i parenti in linea diretta della ex dirigente ufficio Finanze Orsola Fallara.  

Il Comune praticamente, sta cercando di addossare tutte le colpe della mala gestione, o gestione allegra a voler essere indulgenti, in collo alla sventurata dirigente suicida, e cerca di recuperare dai parenti eventuali profitti derivati da questa gestione disinvolta dei conti pubblici, che i suoi diretti discendenti e affini, potrebbero aver ereditato alla sua morte. Al momento, si sa che cinque suoi stretti familiari, sono in causa con il Comune reggino (tra questi, il fratello della defunta Paolo, sua figlia e l’ex marito, dal quale però la separazione non avvenne mai di fronte alla legge, ragione per cui il Comune potrebbe ancora rivalersi per i danni derivati dalla gestione Fallara sui 4 conti correnti che avevano ancora a doppia firma i due ex coniugi in altrettanti istituti bancari, così come sui 13 beni immobili registrati al Catasto a nome della coppia, da appartamenti in centro città a vasti appezzamenti di terreno in provincia).

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