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Reggio Calabria, no al certificato antimafia alla “Multiservizi”

Di Gianluca Ursini il . Calabria

Dalla prefettura reggina arriva un secco e pesante “no” al certificato antimafia per la società mista Multiservizi e la giunta comunale reggina ne decreta in tempo reale lo scioglimento di diritto, a norma di Statuto. Un mattone pesante sul dossier del probabile scioglimento del comune di Reggio per in infiltrazioni mafiose, sul quale il prossimo 13 luglio i tre commissari prefettizi relazioneranno al rappresentante del Governo per la provincia calabrese. Ai tre commissari prefettizi (il viceprefetto Valerio Valenti e l’ufficiale delle Fiamme Gialle Michele Donega) che indagano sulle infiltrazioni mafiose nella amministrazione comunale dello Stretto sono stati affiancati degli investigatori esperti del territorio come il colonnello Carlo Pieroni, comandante locale Reparto operativo carabinieri; il tenente colonnello Gerardo Mastrodomenico, del locale Gico Guardia di finanza, e  Enrico Palermo, funzionario dell’Anticrimine della questura reggina. La decisione del prefetto arriva dopo lunga attesa che aveva snervato gli amministratori pubblici del Pdl eredi degli 8 anni di Governo dell’attuale governatore calabrese Scopelliti. Basti pensare che l’attuale sindaco Arena si era detto fiducioso in maggio di “un rapido arrivo di parere positivo”, per poi essere clamorosamente smentito dai fatti. Una mannaia pesante su palazzo S. Giorgio, sede comunale, a pochi giorni dalla prima udienza del processo “Fallara” sui buchi nel bilancio reggino lasciati dalla dirigente morta suicida nel dicembre 2010, e che vede sul banco degli imputati l’ex sindaco Giuseppe Scopelliti, accusato di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Come vedremo in altra nota, anche l’udienza del 29 giugno del processo “Fallara” ha avuto risvolti clamorosi per la politica calabrese, con l’attuale comune reggino che si è costituito in giudizio come parte civile. Anche contro il predecessore alla guida comunale, il governatore Scopelliti
 
Scatole cinesi e clan degli “arcoti”. Ma torniamo a Multiservizi: il prefetto Piscitelli ha accertato, carte alla mano, che la società a guida mista pubblico-privato ha subito pesanti infiltrazioni mafiose, come dimostrato dalle inchieste giudiziarie “Archi” ed “Astrea” che la hanno direttamente riguardata. Il parere del prefetto non lascia adito a dubbi. Dagli uffici governativi fanno sapere che «da accertamenti svolti, sono emersi elementi relativi a tentativi d’infiltrazione della criminalità organizzata, concretizzatisi in collegamenti personali, economici e familiari tra alcuni componenti compagine sociale e esponenti di sodalizi malavitosi» e che «la presente informativa riveste, pertanto, carattere interdittivo». Si capisce al volo come si trovino detti collegamenti coi malavitosi; si riconducono anzitutto alle vicende dell’ex direttore operativo dell’azienda responsabili delle manutenzioni ordinarie e straordinarie, stradali e sportive, Pino Rechichi. Arrestato nell’ambito dell‘operazione “Archi” dell’aprile 2011, con l’accusa di essere affiliato alla cosca Tegano, stessa consorteria mafiosa al centro dell’indagine “Astrea” che è entrata nel cuore della società mista; decretandone adesso, lo scioglimento, come da articolo 3 dello Statuto interno. L’inchiesta “Astrea”, coordinata dal pm Lombardo, infatti ha accertato come una consistente quota del pacchetto societario della “Gestione servizi territoriali” (che raggruppava nella “mista” tutti i soci privati) fosse nella disponibilità del clan mafioso del quartiere Archi. La cosca Tegano, grazie ad intrecci societari predisposti da professionisti, avvocati, commercialisti e notai compiacenti, e grazie al ruolo dei prestanome, quasi sempre reclutati nell’entourage familiare dei professionisti delle cosche (vedi il caso dei due figli gemelli di Rechichi, o delle sorelle e cognato della “talpa” dei servizi e dei clan calabresi, il commercialista Gianni Zumbo, che aveva costituito alcune delle società al centro di queste scatole cinesi) il clan dicevamo, riusciva a controllare parte del capitale privato della “Multiservizi spa” e delle sue forniture di strade, verde pubblico, illuminazione, per il Comune, con oltre 200 dipendenti, da ieri sul lastrico. La società riconducibile ai Tegano, la “Rec. Im. Srl”, controllava infatti il 33 percento del capitale sociale della “gestione servizi territoriali srl” che a sua volta controllava il 49 percento di Multiservizi. Una situazione che non lascia dubbi ed esecrabile, per la società mista. Preso atto del parere netto della prefettura, il sindaco reggino in carica Arena ha dato seguito a quanto previsto nell’articolo 3 dello statuto e dell’atto costitutivo societario; lì si prevede infatti che in caso di infiltrazione mafiosa bisogna provvedere “senz’altro adempimento” allo scioglimento della società. Adesso si attende che vengano compiuti gli atti previsti dalle norme per la messa in liquidazione delle società, per capire anche come verranno forniti i servizi sospesi ai reggini, e che futuro dare ai 200 operai di cui sopra.
 
Il futuro del Comune. Rimane un altro punto interrogativo, come accennato all’inizio: quanto questo influirà sul giudizio e su eventuali pareri negativi nella relazione che in Prefettura i commissari stanno compilando sull’eventuale scioglimento? La consegna degli atti è prevista per il 13 luglio, dopo di che Piscitelli avrà 30 giorni per stilare proprio ulteriore (e definitivo) parere da consegnare alla ministro Cancellieri che a quel punto dovrà esprimersi sul primo (storico) eventuale scioglimento per mafia di un comune di 200 mila abitanti, e soprattutto, capoluogo di provincia. Per il sindaco Arena «questo atto non è prodromico di altri giudizi e non influisce il giudizio della commissione prefettizia sulle infiltrazioni nel Comune»; riferisce il primo cittadino, senza mai nominare la parola “mafiose”. Ma le nuvole sono da uragano, sopra il Palazzo san Giorgio intitolato al protettore dei reggini; la relazione del prefetto per chiedere l’invio degli ispettori ministeriali era stata approntata proprio in seguito all’indagine “Astrea” sulle infiltrazioni dei Tegano nelle municipalizzate, e le decisioni erano state improrogabili dopo l’arresto il 22 dicembre passato di un consigliere comunale Pdl Pino Plutino, per affiliazione ai clan Borghetto Caridi Zindato del quartiere san Giorgio extra muras. Senza considerare che la società Multiservizi era il fiore all’occhiello del “Modello reggio”, decantato dall’ex sindaco Scopelliti; che, con la delibera comunale numero 432 dell’8 ottobre 2004, aveva delineato lo Statuto di Multiservizi all’allegato “B”, indicando precise disposizioni all’articolo 3: «la società ha durata sino al 31 – 12 – 2100, salvo proroga o anticipato scioglimento a norma di legge e di statuto. A norma e per effetto del disposto dell’articolo 11 decreto 252/98, le parti espressamente concordano chel a società s’intenderà senz’altro adempimento sciolta di diritto, qualora siano accertati, anche successivamente alla stipula dell’atto societario e del contratto di servizio, elementi relativi a tentativi di infiltrazione mafiosa, in capo al socio privato ed a i suoi rappresentanti legali».

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