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Ucraina, per i lavori degli Europei si parla di corruzione

Di Gaetano Liardo il . Internazionale

Ora che la competizione sportiva è entrata nel vivo della sua fase finale, qualche domanda comincia ad essere fatta. In tempi di crisi l’interrogativo è d’obbligo, quanto sono costati gli Europei all’Ucraina? Una domanda semplice semplice, sollevata dai media ucraini e anche dal Guardian inglese, che tuttavia non ha trovato una risposta certa. Tanto che sull’argomento è intervenuto anche il Parlamento Europeo. La presidente del gruppo dei Verdi a Strasburgo, l’eurodeputata tedesca Rebecca Harms, ha investito direttamente l’Uefa, chiedendo che faccia chiarezza sulla questione. «In quali tasche sono andati a finire i soldi?», si è domandata la Harms contattata dai giornalisti inglesi.

I quattrini in questione non sono spiccioli, bensì circa quattro miliardi di dollari. Una cifra consistente che, a detta di molti, si sarebbero volatilizzati, finiti nel grande buco nero della corruzione. Proviamo a fare un passo indietro per capire in che modo sono stati gestiti i lavori per la realizzazione delle infrastrutture in Ucraina.  Innanzitutto, il paese nel 2010 è stato scosso da profondi cambiamenti politici. L’allora presidentessa Julia Tymoshenko, leader della rivoluzione arancione, è stata sconfitta alle elezioni  dal rivale Viktor Janukovic.

Questi, non appena preso il potere, fa arrestare, e condannare, la Tymoshenko, provocando la reazione internazionale contro quello che è definito un regolamento di conti contro l’ex premier ucraina. Una crisi politica che, di fatto, ha rallentato i lavori necessari per ammodernare le infrastrutture ucraine in vista dell’Europeo. Manifestazione che, nonostante le vicende di Kiev, l’Uefa ha deciso comunque di confermare in Ucraina.  

Il nuovo governo ucraino ha una diversa visione, rispetto al precedente guidato dalla Tymoshenko, su come gestire i lavori. Se la leader della rivoluzione arancione aveva previsto che il grosso dei finanziamenti per realizzare le infrastrutture provenisse dai privati, Janukovic fa si che sia lo Stato a finanziare il grosso dei lavori. Il nuovo governo decide, inoltre, che per realizzare o ammodernare stadi, aeroporti e la rete viaria, non è necessario procedere con gare d’appalto. E’ molto più semplice e sbrigativo affidare i lavori direttamente alle imprese individuate da un’apposita agenzia governativa. Questa, senza nessuna gara, affida i lavori che saranno completati giusto in tempo per il calcio d’inizio degli europei.

 Tanto basta per far infuriare le opposizioni, e l’eurodeputata tedesca. Si scopre ad esempio che tra le imprese che si sono “aggiudicate” i lavori c’è la Altkom. Per individuarne la proprietà bisogna fare letteralmente il giro del mondo. A scavare dietro l’impresa, che ha ottenuto commesse per centinaia di milioni di dollari, ci pensa l’Organised Crime and Corruption Reporting Project (Occrp), un network di giornalismo investigativo molto attento alle dinamiche del riciclaggio in Europa orientale. I cronisti dell’Occrp scoprono che la Altkom è una controllata della Eurobalt Limited, società inglese registrata a Birmingham. A dirigere l’Eurobalt è Lana Zamba, un’insegnante di yoga cipriota. La donna è contemporaneamente a capo di numerose altre società che hanno sede in Gran Bretagna, Cipro e nel Belize. Tutti elementi, questi, che sollevano pesanti interrogativi.

La Altkom, si legge nel sito dell’Occrp, ha ricevuto centinaia di milioni di dollari di lavori ottenuti, come visto, senza alcuna gara d’appalto. «Il trattamento preferenziale ricevuto dalla Altkom su contratti lucrativi – scrivono i reporter dell’Occrp – e la sua non trasparenza, ha portato ad una serie di report critici nella stampa ucraina, molti dei quali hanno speculato che politici di alto rango erano dietro Altkom». 

Situazioni poco trasparenti che hanno spinto l’europarlamentare Harms ad intervenire, e a chiedere conto direttamente all’Uefa, oltre che, naturalmente al governo di Kiev.

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