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“Le mafie nel pallone”, una querela dal presidente della squadra Calcio Recale

Di Gerardo Adinolfi* il . Rassegne

“Io non ho accusato nessuno, ho solo dato l’allarme, e per questo sono stato querelato”, spiega Daniele Poto, giornalista professionista di Tuttosport, scrittore, autore del libro-inchiesta Le mafie nel pallone, pubblicato nel 2010. Dopo due anni, a inizio giugno, ha saputo di essere indagato per diffamazione dalla procura della Repubblica di Prato. A querelarlo, il presidente della squadra di calcio leccese Racale.
Il libro. Le mafie nel pallone (Gruppo Abele Edizioni) è un “dossier scritto in collaborazione con Libera, è – spiega Daniele Poto ad Ossigeno – un libro coraggioso, in cui abbiamo raccolto testimonianze del calcio malato nelle sedi periferiche dell’associazione antimafia”. Viene fuori un fenomeno di riciclaggio effettuato tramite sponsorizzazioni, scommesse, dirigenti di squadre di calcio coinvolti in affari illeciti.
Mafia e calcio. “Il fenomeno delle mafie nel pallone è un argomento ora all’ordine del giorno – spiega Poto – ma per la prima volta è venuto fuori con questo libro”. Duemila copie vendute e una querela arrivata al giornalista dalla procura della Repubblica di Lecce che ha poi girato il procedimento a Prato per competenza territoriale in quanto il libro è stato stampato nella cittadina toscana. “In 37 anni di lavoro a Tuttosport ho ricevuto alcune querele, ma sono state tutte archiviate prima di arrivare a giudizio. E’ la prima volta che mi ritrovo indagato in un procedimento”. Quello che fa rabbia al cronista è che “nel libro sono scritte cose che poi sono state confermate dalla procura di Lecce”, racconta il giornalista. Il procuratore capo Cataldo Motta, nel febbraio 2012, ha infatti parlato di sette squadre del campionato di Eccellenza direttamente controllate dalla malavita, “e con dirigenti implicati – dice Poto – in traffici malavitosi legati all’ombra della Sacra Corona Unita”.
Tra questi ci sarebbe, secondo le dichiarazioni del procuratore, anche Salvatore De Lorenzis, autore della querela fatta al giornalista. “Avrebbe dovuto querelare il procuratore più che me”, sorride Poto. De Lorenzis, imprenditore pugliese delle slot machines, era il presidente del Racale Calcio, ruolo da cui si è dimesso dopo le dichiarazioni di Motta. “Non sono mafioso”, ha scritto l’imprenditore in un messaggio rivolto ai concittadini. “La procura di Lecce”, continua De Lorenzis, “sta ‘raccontando’ in giro per l’Italia che la squadra del Racale (per la quale non possono esistere scommesse illegali, non essendo quotata da alcun bookmaker e per la quale fatichiamo ad affrontare economicamente anche solo le trasferte) produce affari che permettono riciclaggio di denaro e che tutto ciò aumenta il mio potere, la mia visibilità ed il mio prestigio”.
Lavoro di cronaca. “Nel mio libro non faccio nessuna accusa diretta”, dice Poto. “Mi limito a riportare fatti noti e ripresi dal casellario giudiziario”. Nella notifica della querela per diffamazione si legge che Poto è stato citato in giudizio per aver accostato il nome della Betitaly (un’agenzia che si occupa di scommesse ) alla squadra del Racale e a Salvatore De Lorenzis. “Con l’assistenza del legale che mi ha fornito Libera.  – spiega il giornalista – ho presentato una memoria difensiva in cui illustro alcuni evidenti collegamenti”.

*di  Gerardo Adinolfi per www.ossigenoinformazione.it

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