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Viale Montello 6, sgomberato il «fortino» dei Cosco a Milano

Di Marika Demaria il . Lombardia

Uno stabile fatiscente, che ricorda le case di decenni fa: ballatoi pericolanti, fili per stendere incerti, un odore acre che prende allo stomaco. E un’infinità di buche delle lettere, a testimonianza di quanto siano vissuti gli appartamenti di viale Montello 6 a Milano. Sono circa duecento gli abitanti dello stabile, per un’ottantina di appartamenti. Non tutti ocupati in maniera regolare, anzi. Affitti abusivi chiesti ed ottenuti dalla famiglia Cosco, che aveva trasformato quello stabile nel proprio quartiere generale. Un luogo in cui si spacciava e consumava droga, si chiedeva e ci si spartivano i proventi illegali derivati dal racket. Questa mattina una settantina di uomini delle forze dell’ordine (Carabinieri e Polizia) hanno sgombrato il cosiddetto “fortino delle cosche” assediato dai Cosco. Un cognome che riporta all’omicidio di Lea Garofalo, per il quale Carlo, Vito e Giuseppe Cosco sono stati condannati, lo scorso 30 marzo, all’ergastolo (insieme a Massimo Sabatino, Rosario Curcio e Carmine Venturino). Un cognome che riporta al coraggio di Denise, la figlia di Lea Garofalo e Carlo Cosco, che ha permesso che gli aguzzini della madre avessero un volto, che giustizia fosse fatta.
Lo sgombero di oggi, 21 giugno, ha interessato anche l’edificio di via Canonica 77, adiacente a viale Montello 6. Lo sgombero è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra la Questura di Milano, la Direzione Antimafia della Procura, la Fondazione Policlinico (proprietaria degli appartamenti), l’Aler (azienda lombarda per l’edilizia residenziale) e il Comune di Milano.
La vicenda nasce nel 2011, dopo che l’ente proprietario degli appartamenti aveva proceduto con regolare sfratto nei confronti degli inquilini abusivi che di fatto pagavano l’affitto ai Cosco. Allo sfratto sono seguite le denunce penali e un censimento dell’Aler che ha certificato 71 posizioni irregolari. Allo stato attuale dei fatti, l’azienda lombarda ha provveduto ad assegnare 52 alloggi ad altrettante famiglie alle quali è stata riconosciuta la tutela sociale, mentre 15 nuclei che avevano una posizione affittuaria regolare sono stati presi in carico dalla Fondazione Policlinico che provvederà all’individuazione di altri appartamenti.
L’occupazione abusiva dello stabile di viale Montello risale già agli anni ’70. Finalmente il capoluogo lombardo può dunque tornare a guardare quella zona – vicina a via Paolo Sarpi, la Chinatown milanese – non più come al fortino delle cosche ma come a un emblema di restituzione alla collettività di un bene comune.
Marika Demaria, giornalista del mensile “Narcomafie” ( clicca qui per leggere la notizia)

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