Condannato per aver detto la verità
Il tenente della Polizia provinciale di Potenza, Giuseppe Di Bello è stato condannato in primo grado per aver diffuso i dati relativi all’inquinamento delle acque del Pertusillo: un lago artificiale tra i comuni di Grumento nova, Spinoso e Montemurro, in provincia di Potenza. Il suo “complice”, il segretario regionale della Basilicata dei Radicali italiani e giornalista pubblicista Maurizio Bolognetti, è stato rinviato a giudizio per aver violato la legge in concorso con il pubblico ufficiale. Il reato? Rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio
La domanda – come avrebbe detto qualcuno – nasce spontanea: è più importante il mantenimento del segreto su atti d’ufficio o la sicurezza e la salute delle persone? Per il giudice del Tribunale di Potenza Tiziana Michela Petrocelli, è più grave che si siano rese pubbliche quelle carte. Dati che prima dell’intervento dei due “delinquenti” erano accuratamenti conservati nei cassetti dell’Arpab: l’Agenzia regionale per l’ambiente della Basilicata. E così chi ha divulgato i dati sull’inquinamento di un invaso che fornisce acqua ad uso umano è stato condannato mentre i responsabili della contaminazione delle acque vivono indisturbati.
Ma Bolognetti e Di Bello non ci stanno e annunciano ricorsi e battaglie legali.
“Francamente trovo paradossale – ha commentato Bolognetti – che in tutta questa vicenda gli unici ad essere sotto processo siano coloro che hanno denunciato l’inquinamento. ritengo di aver fatto il mio dovere di cittadino, dando concreta applicazione all’art. 5 comma c della Convenzione di Aarhus e all’art. 3 Ter del D.Lgs 4/2008. E voglio anche aggiungere che il Tenente di Bello avrebbe meritato un encomio e non un trasferimento”. Il tenente, infatti, dopo due mesi di sospensione dal servizio (e dallo stipendio che successivamente gli è stato reintegrato) è stato trasferito nella biblioteca provinciale di Potenza.
“Non c’è limite alla vergogna – ha dichiarato Di Bello – dopo due anni e mezzo di indagini il Tribunale di Potenza si è limitato a condannare chi ha reso pubblici i dati sull’inquinamento e non ha alzato un dito contro chi, da tempo, sta inquinando le acque di quell’invaso”. A confermare la non purezza di quelle acque, è intervenuto anche l’Istituto Superiore di Sanità che ha affermato: “il Pertusillo è un lago indubitabilmente eutrofizzato”.
Dopo due anni e mezzo è fatto non più soggetto a smentite che le “criticità” sulla rete di depurazione e le residue attività agricole abbiano inciso sulla qualità delle acque. Si discute ancora, invece, di una possibile incidenza sull’invaso delle attività di coltivazione ed estrazione di idrocarburi. A pochi chilometri dall’invaso, infatti, le multinazionali del petrolio effettuano quotidianmente trivellazioni ed estrazioni di greggio.
“In Basilicata si continua a consentire trivellazioni in prossimità di invasi, sorgenti, importanti bacini idrici e in zone ad altissimo rischio sismico – ha denunciato il segretario regionale dei Radicali – ma ora che potrò portare la discussione in un’aula di tribunale – ha detto Bolognetti – magari sarà la volta buona per poter far chiarezza su depuratori, trivelle, scarichi fognari e su un folle non-governo del territorio”. La condanna per Di Bello e il rinvio a giudizio di Bolognetti hanno suscitato profonda indignazione nella società civile. Tantissimi gli attestati di solidarietà ai due cittadini lucani.
Tra questi il commento di Libera: “A Bolognetti e Di Bello – ha detto don Marcello Cozzi dell’ufficio di presidenza – non esprimo la solidarietà ma i miei complimenti. Devono sentirsi onorati per come hanno agito e per la sentenza che hanno ricevuto su un tema così delicato e che riguarda la salute dei cittadini. La verità giudiziaria – ha aggiunto don Cozzi – non sempre coincide con la verità dei fatti. A noi sta più a cuore la verità dei fatti e se questa non coincide con quella proclamata dai Tribunali, pazienza. Le battaglie si fanno lo stesso. Perchè sono battaglie per il benessere della gente che vanno oltre le carte e le ‘scartoffie’. E vanno oltre quel concetto di ‘giustizia’ che a volte non guarda in faccia al benessere delle persone. I nostri complimenti a Di Bello e Bolognetti perchè hanno intrapreso l’unica strada da seguire per costruire qualcosa e se questo significa disobbedienza civile – ha concluso – noi disobbediamo con loro”.
Per la referente di Libera in Basilicata Anna Maria Palermo “Sarebbe davvero un segnale negativo e di allarme sociale se da questa vicenda passasse il messaggio che è meglio farsi gli affari propri e far finta di non vedere e non sapere anche quando si tratta di conoscenze che potrebbero mettere in pericolo la salute dei cittadini”. “Complimenti e sostegno a Bolognetti e Di Bello – ha aggiunto Palermo – e soprattuto, a nome di tutta la comunità lucana, esprimo un sincero ringraziamento per il loro agire nell’interesse esclusivo del nostro benessere”.
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