Perché non si debba più scrivere
“Si poteva evitare”
Sono stanco di scrivere “si poteva evitare”. Sono stanco di scrivere che non è il terremoto che uccide ma la casa che ti casca addosso. Sono stanco di scrivere che ci saranno responsabilità. Sono stanco di scrivere che le leggi ci sono ma non si applicano. Sono stanco di scrivere che serve un piano nazionale per la messa in sicurezza del Paese. E che questa è la vera grande opera necessaria. Sono stanco perché l’ho scritto troppe volte, dal terremoto dell’Irpinia a quello dell’Aquila, dalle scosse in Umbria al dramma di San Giuliano. Passando per frane, alluvioni, incendi. L’ho scritto sull’onda del dolore, ma anche prima, quando c’è ancora tempo.
Sono stanco… Ma è il mio mestiere, bello e terribile. Un po’ da inascoltata Cassandra e un po’ da investigatore. A raccontare storie e cercare i perché. Così anche questa volta scaverò tra le macerie, tra leggi non applicate o applicate male, tra ritardi, indampienze e sottovalutazioni, tra errori e colpe. L’ho fatto dieci anni fa per i 27 bambini della scuola di San Giuliano, lo farò anche oggi per i papà operai emiliani. Perché davvero non debba più scrivere “si poteva e si doveva evitare”.
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