Brindisi, rilasciato il principale sospettato
Si chiude con un nulla di fatto un’altra giornata di interrogatori nell’ambito dell’inchiesta sull’attentato alla Scuola “Francesca Laura Morvillo Falcone” di Brindisi. Sono stati infatti rilasciati dopo un interrogatorio durato diverse ore, i due fratelli residenti al quartiere Sant’Elia. I sospetti ricadevano soprattutto su uno dei due, l’altro era ritenuto un possibile complice. Ma i riscontri e le prove non sono state sufficienti. In città la temperatura era salita notevolmente dopo la notizia di questi due fermi. Ma gli inquirenti alla fine della giornata hanno provveduto a smorzare la tensione comunicando che «non ci sono indagati, non c’è nessuna svolta nelle indagini, né ci sarà nelle prossime ore».
E’ terminata così una giornata lunga e difficile. Polizia e carabinieri hanno eseguito diverse perquisizioni al quartiere Sant’Elia di Brindisi. Numerosi i controlli a carico di persone sconosciute alle forze dell’ordine, magari perché esperte di elettronica e con il passato caratterizzato da esperienze militari. In mattinata anche il Pubblico Ministero Milto De Nozza si era recato nei pressi di Piazza Tiepolo per ascoltare alcune delle persone sospette ma non indagate.
Nel frattempo gli investigatori attendono i risultati dei rilievi fatti dalla Polizia Scientifica davanti alla scuola subito dopo l’esplosione. Nei laboratori del Ros e dello Sco a Roma viene invece analizzato il filmato che riprende l’ uomo mentre preme il tasto del telecomando.
Intanto l’ inchiesta passa dalla Procura di Brindisi alla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce. La decisione è stata presa ieri mattina nella Prefettura di Brindisi dopo un incontro fra il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso, il Procuratore Generale Giuseppe Vignola, il capo della Dda Cataldo Motta e il capo della Procura di Brindisi Marco Dinapoli. C’erano state delle tensioni fra le due Procure, ma sono state appianate. Il reato ipotizzato passa da strage semplice a strage aggravata dalla finalità di terrorismo.
«E’ una soluzione tecnica che ci permette di lavorare su un ventaglio di ipotesi più vasto», afferma il Procuratore Generale Vignola. «Stiamo prendendo in esame sia la pista del gesto riconducibile alle singole persone o ad un’ organizzazione che sia di stampo mafioso o terroristico. Sarebbe semplicistico dire che il fascicolo sia stato tolto alla Procura di Brindisi per assegnarlo alla Dda di Lecce, anche perché il magistrato titolare resta Milto De Nozza. Due Procure che stanno dimostrando grande determinazione e spirito di sacrificio che, mi auguro, daranno prima o poi qualche risultato».
Il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso spiega che «escludendo la vendetta personale nei confronti delle vittime, non c’è dubbio che qualsiasi altra ipotesi abbia un effetto di terrorismo. Sia che l’attentato venga eseguito da una singola persona, sia da un pazzo, sia da un’organizzazione eversiva, che dalla mafia o dalla Sacra Corona Unita. In ogni caso l’effetto è terroristico, intimidatorio e questo produce la competenza della Procura Distrettuale Antimafia o di quella competente per atti di terrorismo. Il fatto che sia stata una persona a compiere l’ atto finale non esclude che dietro non ci possa essere una struttura organizzata. A mio avviso è difficile che quest’uomo possa avere realizzato da solo un attentato del genere».
Il Procuratore Motta, invece, aveva fatto capire di non aver condiviso la scelta della Procura di Brindisi di tenere una conferenza stampa e soprattutto di diffondere il filmato in cui viene inquadrato l’uomo che preme il pulsante del telecomando. Anche ieri il capo della Dda di Lecce ha sottolineato che la pubblicazione di quei fotogrammi ha comunque danneggiato le indagini, ma allo stesso tempo ci tiene ad appianare i contrasti con Dinapoli: «Lavoriamo d’intesa con la Procura di Brindisi – afferma Motta – in una sorta di democrazia a due. Le indagini vengono condotte in perfetta intesa, anche se può esserci stata una diversità di vedute in un momento iniziale».
A cementare l’unione d’intenti tra tutte le istituzioni, il Ministro della Giustizia Paola Severino: «Siamo qui per segnalare l’unità della magistratura, in tutte le sue componenti ed articolazioni». Parole che servono per stroncare sul nascere qualsiasi polemica, al fine di concentrare tutte le energie sulla risoluzione di questo triste caso. E’ l’intero Paese a chiederlo.
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