Mafia: a vent’anni dalle stragi un fumetto su Caponnetto e il pool di Palermo
A vent’anni dalle stragi mafiose che colpirono al cuore l’Italia democratica nel 1992, esce in libreria, il 23 maggio 2012, una graphic novel, Antonino Caponnetto. Non è finito tutto, per la collana Libeccio di Round Robin editrice, realizzata in collaborazione con l’associazione daSud. Il fumetto, di Luca Salici e Luca Ferrara, con l’introduzione di Andrea Camilleri, è incentrato sulla figura dell’ex Capo Ufficio Istruzione che diventa il simbolo di una città, di un Paese, che si rialza dall’ennesimo schiaffo, dopo le stragi di via D’Amelio e Capaci. “È finito tutto” dice uno scosso Caponnetto uscendo dall’obitorio dopo l’ultimo saluto a Borsellino. E il rammarico per quella frase detta in un momento di sconforto diventa un motivo in più per farsi coraggio, per riprendere le forze e la speranza, e lavorare sul cambiamento culturale e sulla lotta alla mafia. È l’inizio della primavera palermitana.
Un libro che parla della storia recente del nostro Paese. Che alcuni vogliono dimenticare, ma che noi abbiamo il dovere di ricordare. Sempre. Il libro sarà presentato giovedì 24 maggio, presso la libreria Melbookstore di Roma, in via Nazionale. Palermo, luglio 1992. Sono i giorni della strage di via D’Amelio. “È finito tutto” dice uno scosso Antonino Caponnetto a un giornalista, uscendo dall’obitorio dopo l’ultimo saluto a Paolo Borsellino. Il giudice in pensione, padre del pool antimafia, è l’ambasciatore di un’Italia che non ha più uomini presentabili. “Chi ci difende ora? Dov’è lo Stato?”, gli chiedono le persone. Le stesse domande sentite due mesi prima in occasione della morte di Giovanni Falcone.
L’ex Capo Ufficio Istruzione è il simbolo di una città, di un Paese, che si rialza dall’ennesimo schiaffo. Il rammarico per quella frase detta in un momento di sconforto è un motivo in più per farsi coraggio, per riprendere le forze e la speranza, e lavorare sul cambiamento culturale e sulla lotta alla mafia. È l’inizio della primavera palermitana. Nella sua “preghiera laica”, al funerale di Borsellino, c’è il progetto dei dieci anni seguenti: Caponnetto diventa il primo rappresentante della società civile, gira l’Italia per testimoniare nelle scuole la sua esperienza e portare avanti le idee dei magistrati uccisi dalla mafia.
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