Brindisi, ore 7,45: ritorna l’incubo delle stragi
Se qualcuno voleva seminare terrore in un Paese già duramente colpito dalla crisi economica e dalle forti tensioni sociali ci è riuscito in pieno. Colpire un istituto simbolo come la scuola, che è alla base della struttura portante di uno Stato e soprattutto colpire delle ragazzine inermi, è un disegno vile e criminale indipendentemente da chi sia stato partorito. A perdere la vita una ragazza di 16 anni, Melissa Bassi, di Mesagne. Un’ esplosione ha spezzato una vita così giovane, l’ ha strappata all’ affetto dei suoi cari e delle sue amiche.
Alle ore 7.45 a Brindisi si è scatenato l’ inferno. Un doppio scoppio, il fumo e le urla disperate di Selèna che corre e invoca inutilmente il nome dell’ amica. Ma Melissa non può rispondere, è distesa per terra con i vestiti strappati. La scena è atroce e allo stesso tempo raccapricciante: libri sull’ asfalto, l’ odore acre di bruciato, sangue, corpi ustionati di ragazzine terrorizzate che cercano di fuggire da questo incubo, da questo che vorrebbero fosse solo un brutto sogno. Ma purtroppo non è così, è cruda realtà.
Nulla sarà più come prima per loro, per Brindisi e per tutto il Salento che si è stretto attorno a queste innocenti vittime della barbarie e stupidità umana. Come ogni mattina queste studentesse erano arrivate per prime vicino alla scuola perché pendolari. Tre bombole di gpl con tre diversi inneschi sono state occultate grazie ad un cassonetto blu, di quelli per la raccolta della carta. Questo cassonetto era sempre stato dall’ altra parte della strada e non si sa da chi sia stato spostato, probabilmente dalle stesse mani criminali che hanno piazzato l’ esplosivo. L’ ordigno è stato posizionato su un muretto, proprio davanti all’ ingresso della scuola “Morvillo-Falcone”, un istituto professionale. Rotti i vetri dell’ edificio e delle palazzine vicine. Tutta la zona è stata transennata. Le indagini proseguono serrate. La maggior parte delle studentesse investite dall’ esplosione provengono da Mesagne. Melissa si trovava con Selèna Greco, una sua amica che adesso è ricoverata in prognosi riservata. Forse non sa ancora che la sua compagna è morta. Il 90% del suo corpo è ustionato e ha perso un arto durante l’ esplosione. A lottare tra la vita e la morte, all’ ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, è Veronica Capodieci, 16 anni, di Mesagne. I medici le hanno ricostruito la parete addominale e la gabbia toracica. Un delicato intervento chirurgico che si spera possa salvarla. Anche sua sorella Vanessa insieme ad altre ragazze sono state coinvolte nell’ attentato, ma nessuna sembra essere in pericolo di vita. Gli inquirenti, che in un primo momento seguivano diverse piste, ora sembra si stiano concentrando in una direzione ben precisa, come ha appena affermato in una conferenza stampa il Procuratore di Brindisi Marco Dinapoli: «In termini di probabilità, non in termini di certezza, ci è sembrato di poter escludere la matrice mafiosa.
Un’ analisi condivisa anche dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Potrebbe essere un gesto isolato, ma non escludiamo la matrice politica e non escludiamo che dietro il singolo attentatore materiale possano esserci altre persone», queste le sue parole. «Le indagini – ha continuato Dinapoli – accreditano l’ipotesi di un ordigno azionato tramite un telecomando. Un congegno che aziona la bomba a una distanza tale da consentire di vedere la scena. La bomba sarebbe stata portata sulla scena del crimine nell’immediatezza dell’esplosione. Il telecomando, che controllava un sensore volumetrico che è stato attivato dal passaggio delle ragazze, è stato azionato poco prima». «L’uomo nei filmati, su cui si accentrano i nostri sospetti, non sembrava straniero» ha aggiunto Dinapoli.
I risultati di questa scellerata azione, chiunque ne sia il responsabile, rimarranno per sempre come una ferita profonda nella comunità salentina e nel cuore di chi l’ ha vissuta in prima persona. Il primo a prestare aiuto alle ragazze è stato l’ edicolante che gestisce un chiosco nelle vicinanze. Molti testimoni, che hanno assistito a questo disastro dalle loro case, raccontano di aver visto corpi bruciati che cercavano di fuggire. Pronta ad attivarsi la macchina dei soccorsi: ambulanze del 118, vigili del fuoco, polizia di Stato, carabinieri, polizia municipale. Soccorsi e indagini sono andati di pari passo. I cassonetti della spazzatura sono stati tutti ispezionati. Una mobilitazione generale. Sul posto sono arrivati sia gli uomini del Ros dei carabinieri sia quelli del Servizio centrale operativo della polizia. La città si è risvegliata nel panico. Ad aumentare la preoccupazione un cartello che sarebbe stato visto da alcuni studenti con su scritto: «Non ci fermeremo qui».
Brindisi si è fermata, le scuole sono rimaste chiuse. Ma nel pomeriggio la città, e non solo, ha dato subito prova di reagire con orgoglio, dimostrando solidarietà alle vittime e facendo capire nettamente da che parte sta il popolo salentino. Una grande manifestazione, alla quale hanno partecipato diverse autorità e Don Luigi Ciotti, si è svolta in Piazza Vittoria. La gente lo invoca e lui come sempre riesce a trasmettere con i suoi interventi forti emozioni: «Non si sa ancora – afferma il Presidente di Libera – se la matrice sia mafiosa o terroristica. Una cosa è certa: sono degli assassini. E non dimenticate che quegli assassini, in questo momento, ci stanno vedendo. Stanno guardando questa piazza. Melissa vive su questa piazza attraverso voi. Ha bisogno del vostro impegno, del vostro coraggio. La lotta al terrorismo, alle mafie, alla corruzione, si fa nei territori ma si fa soprattutto a Roma. Perché di legalità parlano tutti, compresi quelli che la calpestano ogni giorno. Sfogliando un quaderno che ho trovato accanto allo zainetto di Melissa ho letto parole come Costituzione, giustizia, uguaglianza, diritti». Per concludere un pensiero rivolto ai giovani: «Sono meravigliosi questi ragazzi – dice Don Luigi – Ma hanno bisogno di trovare adulti veri, coerenti, credibili. Non perfetti ma che sappiano di passione ed autenticità. Sono meravigliosi questi ragazzi: non prendiamoli in giro».
Ecco, adulti veri, coerenti e credibili come sicuramente noi non lo siamo stati sino ad ora.
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