Per un’Italia libera dalle mafie
«Mi chiamo Cosco, ma mia mamma voleva cambiarmi il cognome, voleva che mi chiamassi come lei, Garofalo ; ma non ha fatto in tempo…». Denise non ama quel suo cognome:ma il suo non è un rifiuto dei parenti, degli amici, della Calabria dove è nata 20 anni fa e che, comunque, le manca. Il suo cognome, è purtroppo il segno del suo dramma, del suo coraggio; del suo dolore e della sua forza. Così parla a Libera Informazione, in esclusiva, intervistata dal direttore Santo Della Volpe, Denise Cosco, figlia di Lea Garofalo, uccisa a Milano dal marito e dalla ‘ndrangheta, nel novembre del 2009. A Denise e Lea e molte altre donne è dedicato il numero 89 del supplemento di informazione “Verità e Giustizia” di Libera Informazione che sceglie di raccontare a due mesi esatti dal’8 marzo 2012, la lotta di liberazione da mafie e illegalità fatta dalle donne.
Insieme ai tanti uomini che hanno perso la vita nella battaglia antimafia c’è stata – in più di un secolo – una strage silenziosa, latente e poco raccontata. Spesso colpevoli solo di essere madri, figlie, sorelle di uomini di mafia. Altre volte accusate di cercare una libertà che non è consentita dai boss. Collaboratrici di giustizia, altre volte testimoni di fatti di mafia, le donne hanno provato a scardinare i meccanismi sui quali si regge il sistema mafioso, anche quando ai vertici ci sono state altre donne. E hanno pagato un prezzo altissimo. Mentre poco o nulla si muove per ripristinare i diritti delle donne, riparte proprio dalla forza e dal coraggio femminile, la risposta antimafia nelle regioni governate dalla criminalità organizzata. Dalle amministratrici pubbliche ai familiari di vittime delle mafie.
Con l’intenzione di fuggire da banalizzazioni e semplificazioni, che impediscono di conoscere il patrimonio delle battaglie portate avanti le pagine che seguono, raccontano alcune storie di donne che hanno provato a cambiare le proprie famiglie, il territorio, i figli, i mariti. Spesso non ci sono riuscite ma il loro sacrificio è diventato un valore per le generazioni successive. All’interno dello speciale anche i contributi della giornalista Rita Mattei sul ruolo delle donne nelle organizzazioni criminali e una intervista alla deputata Fli, Angela Napoli, a lungo impegnata sul delicato ruolo svolto dalle testimoni di giustizia in Italia. I numeri delle donne impegnate a testimoniare su fatti di mafia e quelle che lasciano l’organizzazione criminale per collaborare con lo Stato. Le storie di Angela Donato, prima collaboratrice di giustizia della ‘ndrangheta, Maria Concetta Cacciola, suicidata dalla mafia in Calabria.
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