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Carlo Ruta, domani in Cassazione per “stampa clandestina on line”

Di Cesare Piccitto il . Sicilia

“Sarà una sentenza importante per tutto il mondo del web e non solo per chi nell’online si occupa di attualità” . Così lo storico Carlo Ruta commenta l’attesa per la sentenza con cui la Cassazione si esprimerà sulla condanna per stampa clandestina. Per la maggior parte dei cybernauti, al di là dei social network, soprattutto quelli più attenti ai temi della libertà di espressione, di ricerca e d’informazione, Carlo Ruta è un punto di riferimento importante e il suo caso, la condanna in secondo grado per stampa clandestina, un fatto senza precedenti. Lui è uno storico e saggista siciliano con predilezione per l’inchiesta che, oltre a scrivere per la stampa ha scelto il web per approfondire argomenti, raccontare storie e fare inchiesta. Il sito in questione è “Accade in Sicilia”. Domani la Cassazione potrebbe scrivere la pagina finale, almeno per i giudici nel nostro Paese, sul lungo iter giudiziario che ha visto Ruta suo malgrado protagonista. 
I fatti e il processo contro Carlo Ruta. Una prima sentenza di condanna, lo scrittore la subì nel settembre 2008, il tribunale di Messina lo condannò a otto mesi di carcere. All’epoca venne querelato dal procuratore della Repubblica di Ragusa Agostino Fera e dall’avvocato Carmelo Di Paola, presidente del collegio dei probiviri della Banca Popolare Agricola di Ragusa, solo per aver accolto su www.accadeinsicilia.net la versione di un ex funzionario pubblico, Sebastiano Agosta, pure lui condannato a otto mesi, circa una vicenda miliardaria. L’immediato provvedimento che produsse la querela, censurato da larghe espressioni della società civile, fu l’oscuramento del sito; la condanna alla reclusione fu in fondo il seguito “naturale”. Si tratta già, lo ricordiamo, di un iter giudiziario senza precedenti in europa. Per la prima volta viene chiesta la reclusione per un web writer. Tale straordinarietà potrebbe essere  ratificata anche dalla Cassazione e Ruta aggiungere: “Se si arrivasse alla condanna si creerebbe un precedente, che farebbe sorgere casi di autocensura nel web di conseguenza la messa a tacere delle tante voci indipendenti tutt’ora operanti”
Nel merito, non possiamo dimenticare che recentemente la stessa Corte ha sostenuto l’inesistenza di generici obblighi di registrazione delle realtà telematiche. E che l’espressione del pensiero deve essere libera come vuole l’articolo 21 della nostra Carta e non costretta anche soltanto da adempimenti burocratici pur non autorizzativi. Quello della libertà di informazione on line  è un problema che riguarda tutti e Ruta, infatti sottolinea: “l’eventuale condanna diventerebbe un comoda sponda per la politica italiana che più volte nel recente passato ha cercato di imbrigliare con leggi ad hoc il web non riuscendoci”. 
 Sempre più nel paese, con importanti risvolti nelle sedi parlamentari, si afferma la necessità di depenalizzare i cosiddetti reati di opinione. Dalla stessa Unione Europea viene d’altra parte un preciso monito a tutti i paesi aderenti perché le cose volgano in tale direzione. 
Un approfondimento sull’argomento anche sul portale di Articolo21.org
 

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