A Catania festa a tema … “mafia”
La musica, comincerà con la colonna sonora del Padrino. Gli uomini dovranno indossare coppola e gilet, in tasca dovranno avere dei pizzini. Le donne dovranno agghindarsi come nei film. E’ l’invito del locale Villa Paradiso dell’Etnea di Catania per una festa a tema… mafia. «Quella stessa terra che lo scorso 7 aprile ha intitolato una piazza a nostro padre ucciso dalla mafia a Catania il 9 novembre 1995, oggi lo dimentica, e lo uccide un’ennesima volta, con una festa in maschera. Abbiamo pensato,creduto, sperato di sbaglairci, ma purtroppo non è così». Queste le dure parole di condanna di Flavia e Fabrizio, figli dell’avvocato catanese, Serafino Famà, ucciso a Catania dalla mafia nel dicembre del 1995. Increduli e delusi da questa iniziativa che pesca nel “mito della peggiore Sicilia” hanno subito fatto sentire la loro voce inviando una lettera aperta al presidente della Provincia di Catania, al Sindaco di San Giovanni La Punta, al Questore, al Presidente del Tribunale di Catania.
«La storia della Sicilia da tramandare, da imitare, dovrebbe essere quella di chi si è battuto per la legalità, per la giustizia, per l’uguaglianza, per una società migliore per tutti noi, quella della gente onesta che giorno per giorno fa il proprio dovere – continuano nella lettera. La Sicilia della cultura, di personaggi come Giovanni Verga, Leonardo Sciascia, Luigi Pirandello, Andrea Camilleri, esempi di una terra che sa esprimere la bellezza dei valori morali ed è questa che sentiamo appartenerci, questa quella che noi vogliamo ricordare e tramandare. Questa è la nostra Sicilia.
Contro l’evento che – pubblicizzato via facebook – ha già purtroppo riscosso svariate adesioni, anche il coordinamento catanese dell’associazione Libera che in una nota, firmata da Giuseppe Vinci, scrive: «Il comitato provinciale di Catania viene a conoscenza con dolore e inquietudine della Decima Festa del Paradiso dell’Etna denominata Baciamo le mani Party, descritta nel comunicato promozionale come uno “sbeffeggiare simpatico, con un ritorno al passato di quella Sicilia rurale, feudale, contadina di stampo prettamente agricolo che poi esportò fuori dai confini tante illustri personalità ma anche alcune particolari caratteristiche fatte di vossignoria e di mammasantissima”. Noi – aggiunge Vinci – in nome di tutte le vittime della mafia e dei loro parenti che rappresentano la parte migliore della storia del nostro Paese, crediamo che ci sia davvero poco di simpatico nel riaggiornare il mito della peggiore Sicilia criminale e ci vergogniamo del riferimento iconico alla sicilianità con coppola, gilet, camicia bianca e pizzini. Il nostro auspicio è che tali manifestazioni di colpevole nostalgia non abbiano seguito presso la larga parte di cittadinanza che crede nel valore della memoria».
L’invito al “Baciamo le mani party” gioca sull’ironia e pesca nel “passato rurale della Sicilia” ma di ironico e di storico c’è davvero poco.
Molti i precedenti: sebbene quasi sempre abbiano trovato in risposta un coro di voci contrarie. Fra gli altri, i video giochi a tema “Mafia”, pubblicizzati e distribuiti anche in varie edizioni; t -shirt raffiguranti “Il Padrino”, le canzoni popolari, commercializzate anche all’estero.
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