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Liberare i beni confiscati

Di redazione il . L'analisi, Progetti e iniziative

«Perché una parte così  ampia dei beni confiscati alle mafie non torna ai cittadini e non viene riutilizzata? La nostra newsletter cerca di  dare una risposta a questa domanda. E  non è facile, perché i nodi che 
il quesito ripropone ogni volta  che si affronta l’argomento ‘beni  confiscati’ sono molti e pieni di  sfaccettature legali». Dentro questo e altri interrogativi posti dal direttore di Libera Informazione, Santo Della Volpe, si muove il supplemento di informazione dell’Osservatorio, “Verità e Giustizia” n. 88 intitolato “Liberare i beni confiscati”. 
Liberarli dalle ipoteche bancarie, dalle lungaggini burocratiche, dalle minacce dei boss, dai vuoti e le difficoltà della legge in materia di riutilizzo sociale degli immobili e delle aziende sottratte ai boss. Un impegno fondamentale per molte realtà, fra queste la rete di associazioni di Libera, che nel 1996 con un milione di firme chiese  e ottenne l’approvazione di una legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie.
L’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, diretta dal prefetto Giuseppe Caruso, ha da poco presentato il bilancio di un anno di attività fra assegnazioni, sequestri, confische e molto altro. In testa, fra le regioni con maggior numero di beni confiscati, ancora la Sicilia. Una realtà raccontata, nel supplemento, dal responsabile dell’Agenzia di Palermo, il Colonnello della Guardia di Finanza, Marco Letizi. Sempre dalla Sicilia un’altra storia positiva di riscatto e collaborazione fra diverse realtà: quella del Feudo di Vermuncaudo, in cui finalmente una banca ha fatto la propria parte, sollevando il bene un tempo di proprietà del boss Michele Greco, dal debito che  bloccava il riutilizzo. E poi ancora le storie che arrivano da Corleone, oggi capitale dell’antimafia e da Trapani, la provincia nella quale si respira l’aria di una nuova stagione per questi percorsi di riutilizzo economico e sociale dei beni dei clan. 
Il supplemento (che potete leggere sul sito in alto a destra o ricevere sulla vostra mail iscrivendovi qui) continua con le consuete rubriche su media e notizie dal resto del mondo. Chiude il supplemento “Liberare i beni confiscati” la rubrica Ipse dixit che pescando dal neonato portale dedicato a “Pio La Torre” ideatore della Legge sulla confisca dei beni, pubblica un passaggio della prefazione che il politico ucciso da Cosa nostra il 30 aprile del 1982 aveva scritto alla Relazione di minoranza e proposte unitarie della commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia.

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