L’ultimo saluto a Miriam Mafai
Ieri a Roma l’ ultimo saluto alla giornalista, Miriam Mafai scomparsa all’eta’ di 86 anni. Nata a Roma il 2 febbraio 1926, figlia del pittore Mario Mafai e della scultrice Maria Antonietta Raphael, la Mafai e’ stata una delle firme piu’ autentiche nel panorama giornalistico italiano. Libera e profondamente legata alle sue radici antifasciste e di sinistra, la Mafai ha raccontato in questi decenni di politica, dei mutamenti della società italiana, della battaglia per i diritti delle donne e dei migranti. E negli anni ’80, quando fu inviata in Sicilia e Campania, anche alcune storie di mafia e antimafia. “Dolce di cuore e dura di testa” così l’ha definita la figlia, Sara Scalia, ieri durante la commemorazione al Campidoglio. Noi la ricordiamo attraverso la sua penna coraggiosa e autentica.
Miriam Mafai nella sua carriera era stata corrispondente da Parigi per il settimanale “Vie Nuove”, quindi de “L’Unità” e dalla metà degli anni sessanta al 1970 direttore di “Noi Donne” e poi inviato per “Paese Sera”. Ha contribuito alla nascita de la “Repubblica” nel 1976 e ne e’ stata editorialista. Dal 1983 al 1986 sarà anche presidente della Federazione nazionale della stampa italiana. Legata a Giancarlo Pajetta, uomo del Pci, da una relazione che durerà fino alla morte di quest’ultimo nel 1990. Sul loro rapporto Miriam Mafai aveva detto: «Tra un weekend con Pajetta e un’inchiesta, io preferirò sempre, deciderò sempre, per la seconda». Ovvero una autentica femminista nel partito più maschilista di tutti, come lei stessa aveva esclamato un giorno. Per Repubblica negli anni ’80 la Mafai aveva descritto l’ escalation mafiosa di Cosa nostra nella Sicilia occidentale e orientale.
Leggi qui i due articoli sull’omicidio del sindaco Insalaco dall’Archivio di Repubblica (Prigionieri nella città dei sospetti – Intrighi e tanti miliardi ecco la città sommersa)
In particolare aveva scritto nell’incipit della prima cronaca da Palermo: “Si ricomincia, si ricomincia. Con la memoria e l’ esperienza di tante storie di mafia la gente di Palermo ha capito in questi giorni che la mattanza è ricominciata, che il maxiprocesso non è stato altro che un episodio, importante quanto si vuole ma un episodio soltanto, nella storia del rapporto tra mafia Palermo la Sicilia e lo Stato e che i conti finali non sono stati ancora tirati. Tutt’ altro che sconfitta, la mafia celebra adesso nei modi che le sono propri il suo processo, individua i colpevoli e li condanna senza bisogno di codici e di giurati. Torna dunque la paura”.
E poi aggiunto: E quando cade la speranza, quando vince la paura, questo rappresenta un vantaggio netto per la mafia.
L’archivio del quotidiano cofondato con Scalfari custodisce anche un’altra cronaca, molto intensa, che risale al 1985. Da poco a Torre Annunziata la camorra aveva ucciso, Giancarlo Siani, giornalista e precario corrispondente per il “Mattino” di Napoli. E a Catania, Pippo Fava, il direttore de “I Siciliani”. Così aveva titolato “Due coraggiosi e una folla di igniavi e corrotti” il suo articolo che raccontava della morte dei due giornalisti, in Campania e in Sicilia.
Leggi qui l’articolo – Due coraggiosi e una piccola folla di ignavi e corrotti
E fra gli anni ’80 e ’90 narrò delle donne del Sud, del loro percorso di riscatto e della profonda bellezza di una terra martoriata dalla mafia e da una gestione maschile del potere. Fra i tanti ritratti di donne, anche quello di Elvira Sellerio
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