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Condannato negli Usa il “mercante di morte” Viktor Bout

Di Gaetano Liardo il . Internazionale

E’ stato per anni il più pericoloso trafficante di armi al mondo. Ha foraggiato gruppi terroristici, spietati dittatori, violando gli embarghi delle Nazioni Uniti. Ha creato una rete capillare che riusciva a trasportare i carichi di morte in ogni angolo del globo, dietro lauti pagamenti. Viktor Bout, il “mercante di morte”, adesso dovrà scontare una pena di 25 anni di carcere negli Usa. E’ stato arrestato nel marzo 2008 in Thailandia, grazie ad una delicata operazione di intelligence coordinata dalla Dea americana, l’agenzia che si occupa di droga e narcotraffico. Un lungo lavorio, a cui hanno collaborato la polizia thailandese, quella rumena, quella di Curacao, nelle Antille olandesi, i servizi di intelligence danesi e il Dipartimento di giustizia Usa.
Bout, tra il 2007 e il marzo del 2008 è stato avvicinato da tre componenti delle Farc colombiane, il fronte rivoluzionario inserito tra i gruppi terroristici dagli americani, con l’intento di fornire armi per proteggere la produzione di cocaina. I tre colombiani, in realtà erano delle fonti della Dea. A loro il trafficante russo aveva promesso un’imponente fornitura di armi da guerra da utilizzare contro le forze militari americane e colombiane attive nel piano di distruzione delle piantagioni di cocaina nel paese sud-americano. La fornitura, si legge nei capi di imputazione formulati dal Southern District of New York, comprendeva: 700-800 missili terra-aria; oltre 20.000 fucili da guerra AK-47; elicotteri di fabbricazione russa, 10 milioni di pallottole, cinque tonnellate di esplosivo plastico C-4;  aerei ultraleggeri dotati di lanciagranate, e svariate tipologie di armi pesanti dal valore di numerosi milioni di dollari. Il tutto con l’aggravante di aver progettato, insieme ai tre componenti delle Farc, collaboratori della Dea, di realizzare azioni terroristiche nei confronti di militari americani e di cittadini americani in Colombia.
Bout, si legge nei capi di imputazione della Corte di New York, per realizzare i suoi traffici di armi, a partire almeno dagli anni ’90: «Ha assemblato una flotta di aerei cargo capace di trasportare armi e equipaggiamento militare in varie parti del mondo, incluso Africa, Sud America e Medio Oriente». Inoltre, si legge sempre nel documento: «Per dare una copertura alle sue transazioni illecite di armi, Bout ha sviluppato un network internazionale di società di facciata, e ha usato i suoi aerei cargo per consegnare beni legali, quali cibo o forniture di medicinali, oltre alle armi». Già nel 2004 il Dipartimento del Tesoro statunitense ha inserito Bout nella sua lista “nera”, la Specially designated national list, congelando tutti i beni del trafficante russo in territorio americano, e vietando ai suoi cittadini di intrattenere rapporti economici di qualsiasi natura con Bout e le sue aziende. Stessa decisione presa a stretto giro dall’Unione europea.
In una nota stampa il direttore della Dea Michele M. Leonhart ha dichiarato che: «I crimini commessi da Viktor Bout rappresentano il peggiore scenario per le moderne forze dell’ordine», ovvero l’emergere di cartelli di narcos che utilizzano azioni tipiche del terrorismo, e viceversa. Continuano, invece, le ricerche del braccio destro di Viktor Bout, inserito dalla Dea nella lista dei più pericolosi latitanti internazionali. Si tratta di Richard Ammar Chichakli, libanese, divenuto cittadino americano, da sempre in affari con il trafficante russo. Lo scorso 17 febbraio sia Bout che Chichakli sono stati incriminati per riciclaggio di denaro sporco, e per le ripetute violazioni degli embarghi posti dalle Nazioni Unite, relativi alla vendita di armi all’ex presidente della Liberia Charles Tylor, in cambio di diamanti . Un nuovo fronte giudiziario per il “mercante di morte”, sul quale dovrà pronunciarsi nuovamente il Southern District of New York.
 

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