Calabria, l’insostenibile solitudine dei sindaci
Monasterace, Rosarno e Isola Capo Rizzuto, Calabria. Tre Comuni nel mirino della ‘ndrangheta ma anche delle lentezze, delle mancanze, delle omissioni, dello Stato. Le dimissioni annunciate dal sindaco di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta, che ha subìto un attentato nella notte fra mercoledì e giovedì scorso, sono solo l’ultimo segnale in ordine di tempo che arriva dagli amministratori locali, «soffocati non solo dal potere delle ‘ndrine sul territorio ma anche dall’isolamento e dalla poca presenza dello Stato in alcune aree – come conferma il referente di Libera per Reggio Calabria, Mimmo Nasone». Cosa significhi trovarsi nel mirino dei boss lo sanno anche le due colleghe di Maria Carmela Lanzetta, Carolina Girasole e Elisabetta Tripodi, che in territori vicini, come Isola Capo Rizzuto e Rosarno lavorano constantemente con il fiato sul collo, non solo delle mafie ma anche di chi non gradisce un “riordino” della pubblica amministrazione, un fattore che è emerso anche dal rapporto pubblicato quest’anno dalla rete degli enti locali e Regioni contro le mafie. Come spiega Pierpaolo Romani, presidente di “Avviso Pubblico”.
212 sindaci minacciati da mafie. «Abbiamo stilato un rapporto sulle intimidazioni e minacce ricevute dagli amministratori pubblici e nel 2010 sono 212 quelli minacciati – dichiara Romani. In Calabria sono il 41 %, 87 casi e dall’inizio dell’anno abbiamo riscontrato un intensificarsi del fenomeno, quasi uno al giorno nel mese di gennaio». Quello che emerge da questa analisi, ascoltando gli amministratori coinvolti, è che soprattutto in Calabria, i primi cittadini non riescono a mettere ordine nella pubblica amministrazione che si trovano a governare. Cioè, spostare funzionari pubblici “sospettati” di collusione o che da troppi anni operano in un reparto, spesso quello dell’urbanistica e consapevolmente o meno, sono parte di un sistema arruginito che non funziona più e nel mal funzionamento, spesso si inseriscono poteri criminali». Romani teme una sottovalutazione del problema e sollecita risposte più incisive da parte del Governo su questo tema. I sindaci non chiedono la luna, solo più risorse umane e economiche per affrontare questo “rinnovo” di funzionari, reparti e dipartimenti della pubblica amministrazione. E il loro primo interlocutore sono le prefetture.
Napoli, Fli: servono meno parole e più fatti. In queste ore Maria Carmela Lanzetta, primo cittadino di Monasterace, ha ricevuto la solidarietà di molti politici e dei cittadini (che sono scesi venerdì in piazza con una fiaccolata) ma – come conferma Angela Napoli, deputata Fli e componente della Commissione parlamentare antimafia «è scaduto il tempo degli attestati di solidarietà, adesso è urgente intervenire per fare azioni concrete in sostegno ai tanti amministratori calabresi che si trovano spesso isolati a lottare contro poteri forti e radicati nel territorio». «Tanto più – commenta la Napoli – se molte di queste dichiarazioni vengono fatte pubblicamente da politici sui quali pendono inchieste giudiziarie per reati correlati alla ‘ndrangheta». Un ossimoro non più tollerabile. Il deputato ha da tempo chiesto che si faccia chiarezza nei rapporti mafia e politica in Calabria e oggi dichiara «non c’è giorno in cui non si verificano intimidazioni contro esponenti degli enti locali in Calabria, talvolta abbiamo la sensazione che ci sia una apatia degli organi preposti alla sicurezza e al controllo del territorio, in alcune aree. E’ vero – continua la Napoli – che non si può lasciare solo alle forze dell’ordine la battaglia antimafia ma in aluni territori se non parte un’azione repressiva è difficile rafforzare anche quella amministrativa o di denuncia politica e sociale». Infine un altro dato, ricordato proprio dalla Napoli. Gli amministratori locali in Calabria si trovano a lottare con queste pressioni che arrivano, come dicevamo, da varie (e non scontate) direzioni ma anche anche con le esigue risorse di cui dispongono per rispondere alle esigenze dei cittadini – «questo crea un malcontento generale, un isolamento dei sindaci, che operano spesso in pericolosa e insostenibile solitudine».
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