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Latina, discarica di Montello, il dossier di Libera e Legambiente Lazio

Di Elena Ganelli il . Lazio

Falde acquifere pesantemente inquinate, fusti tossici seppelliti e mai recuperati, strane acquisizioni di terreni nelle aree limitrofe alla discarica dove si sta scavando incessantemente in queste settimane. Sono accadute e stanno continuando ad accadere cose a Borgo Montello, che ospita i rifiuti dell’intera provincia di Latina e di qualche altro Comune, che obbligano a tenere alta la guardia vista la documentata infiltrazione di gruppi criminali nell’affare rifiuti.
La denuncia, l’ennesima, arriva con un esposto alla procura della Repubblica e un dossier sottoscritti da Libera, Legambiente e dall’associazione Ecologia e Territorio, atti con i quali sono stati messi nero su bianco non soltanto i sospetti sulla gestione della discarica ma anche i dati relativi all’inquinamento che il sito pontino ha prodotto negli ultimi quarant’ani nella zona, incluso il fiume Astura.
La fotografia della situazione la immortalano i dati forniti dall’Arpa Lazio secondo cui le analisi chimiche effettuate dal 2005 al 2008 rivelano l’ampio superamento dei valori limite per la concentrazione di arsenico, benzene, cadmio, cromo, nichel e piombo. Un sorta di bomba ambientale che sarebbe il risultato, come hanno sottolineato il referente regionale di Libera Antonio Turri e i responsabili regionale e provinciale di Legambiente Lorenzo Parlati e Marco Omizzolo, della presenza di alcuni fusti tossici sotterrati anni fa e che fino ad oggi nessuno ha mai cercato veramente. Proprio ora, dopo che la gara di appalto per la ricerca dei materiali in questione è stata affidata alla società Poseidon (titolare di alcuni lavori in subappalto dalla Latina Ambiente a sua volta socia di Indeco), Libera e Legambiente hanno presentato un esposto in Procura chiedendo che tutte le operazioni siano accuratamente seguite da periti nominati dalla stessa Procura a garanzia della totale trasparenza degli interventi.
Sull’intera vicenda si addensa infatti l’ombra della criminalità organizzata e del clan dei casalesi di Francesco Schiavone. Come si legge nel dossier nel corso dei prelievi nella zona della discarica è emerso che i terreni e alcune aziende, risultano essere di Coppola e Schiavone e in particolare uno degli ultimi invasi Indeco è stato realizzato proprio sulla proprietà di Michele Coppola, originario di Casal di Principe ma residente a Latina, cognato del fratello di Francesco Schiavone, detto Sandokan. Ed è sempre in quella zona che nel maggio 2010 sono stati arrestati Maria Rosaria Schiavone, componente dell’omonimo clan, e il marito Pasquale Noviello, referente di un altro clan affiliato ai Casalesi. Nel dossier si avanzano anche pesanti sospetti sulla vendita di alcuni terreni limitrofi alla discarica, alcuni anche al Comune di Latina, e su strani passaggi di proprietà attraverso socieità scatola con sede in Lussemburgo.
E se questo non bastasse c’è ancora un caso irrisolto, denuncia ancora Libera, l’omicidio di don Cesare Boschin, parroco di Borgo Montello ucciso nel marzo 1995 con modalità barbare all’interno della canonica. Le circostanze della morte del sacerdote hanno sempre indotto a ricollegare la sua tragica fine con le denunce che aveva presentato sul traffico di rifiuti tossici e nocivi e hanno spinto il presidente nazionale di Libera don Ciotti a chiedere ripetutamente la riapertura delle indagini. Insomma, una serie di pesanti interrogativi ai quali si chiede di dare risposta.
 

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