Sette Comuni sciolti per mafia
La notizia nuda e cruda. “Il Consiglio dei ministri del 23 marzo 2012 ha sciolto sette Comuni italiani, tra cui Salemi (Trapani) e Leinì (Torino), per inflitrazioni mafiose. Le altre amministrazioni finite nell’occhio del ciclone sono Pagani, in provincia di Salerno, Racalmuto, in Sicilia, Gragnano, nel napoletano, Bova Marina e Platì, in Calabria. Il Comune torinese di Leinì, invece, è finito più volte nel mirino delle indagini per ‘ndrangheta”.
Il caso Salemi era arrivato sul tavolo del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri a inizio febbraio dopo che gli ispettori nominati dall’ex titolare del Viminale Roberto Maroni avevano proposto lo scioglimento del Comune per inquinamento mafioso. La commissione d’accesso agli atti ha passato al setaccio i documenti, rilevando pressioni e influenze nella vita amministrativa della città, dovute in primis alla presenza ingombrante dell’ex parlamentare democristiano Pino Giammarinaro.
Gli ispettori nominati a giugno scorso dall’ex ministro dell’Interno Maroni, su richiesta del prefetto di Trapani Marilisa Magno, per compiere l’accesso agli atti del Comune di Salemi hanno concluso il loro lavoro dopo circa sei mesi. Un vice prefetto, un commissario di Polizia e un tenente dei carabinieri, hanno lavorato nei termini affidati, e la conclusione rassegnata al Viminale i primi di febbraio è quella che l’amministrazione del sindaco Vittorio Sgarbi “è stata oggetto di infiltrazione mafiosa”. Sul tavolo del ministro Cancellieri, che ha sostituito Maroni al Viminale, è così già giunta la richiesta di commissariamento per inquinamento mafioso, un documento che nella sua completezza è stato classificato come “riservato” e che adesso solo in sintesi verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale assieme al decreto di scioglimento.
Non è stato un lavoro semplice e lo dimostra la mole di documentazione che accompagna le centinaia di pagine di relazione, decine e decine di faldoni, diversi capitoli per ogni settore dell’amministrazione comunale salemitana. Gli ispettori hanno “fotografato” la realtà che era stata descritta dall’ordinanza di sequestro di beni – oltre 35 milioni di euro – che ha colpito l’ex deputato regionale della Dc (andreottiana) Pino Giammarinaro, imprenditore edile con la “passione” per la sanità (pubblica) da quando per un lungo periodo e prima di entrare all’Ars nel 1991, fu presidente di una delle Usl siciliane, quella di Mazara del Vallo. Proprio una serie di circostanze indicate nell’ordinanza, si tratta dell’operazione condotta a maggio da Polizia e Finanza denominata “Salus Iniqua”, hanno condotto il prefetto Magno a chiedere la nomina di una commissione di accesso agli atti. Gli ispettori hanno certificato che Giunta e Consiglio comunale, i vertici della burocrazia, hanno subito pressioni e influenze nelle decisioni da prendere fuori da ogni contesto di democrazia e confronto, ma con un metodo tipicamente mafioso. Punto di partenza l’onorevole Giammarinaro.
Tra le pagine della relazione anche una critica (nemmeno tanto sottaciuta) sul modo di amministrare la cosa pubblica: da una parte consulenze per migliaia di euro, dall’altra una serie di decreti ingiuntivi che giorno dopo giorno arrivano sul tavolo del segretario comunale perché l’amministrazione non riesce a pagare i propri fornitori. Il “reality” show che Sgarbi ha messo su da quando è stato eletto sindaco e che ha portato in qualche occasione Salemi sul palcoscenico della mondanità internazionale, le “provocazioni” del critico d’arte, la cui verve, anche molto polemica, è ben nota, adesso sta conoscendo una svolta del tutto a sfavore di Sgarbi. Il critico d’arte approdò a Salemi candidandosi a sindaco proprio per volontà dell’on. Giammarinaro che nonostante una assoluzione dall’accusa di mafia nel tempo era rimasto sullo sfondo di tante indagini di mafia condotte nel trapanese, non a caso finendo sottoposto alla sorveglianza speciale. Circostanza che non gli ha impedito di continuare ad esercitare un ruolo politico ben preciso pur non ricoprendo alcun incarico. Sgarbi, eletto, ringraziò dal palco proprio Giammarinaro già in quella occasione difendendolo dalle accuse che gli giravano attorno. Più che la mafia a Sgarbi si è interessato ad attaccare l’antimafia, giungendo a sostenere che la mafia come organizzazione non esiste più, e comunque a Salemi non c’erano mafiosi, se non tali erano semmai coloro i quali avevano disseminato di pale eoliche il territorio, e arrivando a minacciare denunzie contro il questore Esposito per avere firmato l’ordinanza contro Giammarinaro e nella quale è chiamato in causa il ruolo accondiscendente a Giammarinaro da parte di politici, amministratori e consiglieri comunali. Resterà deluso Sgarbi rispetto alla conclusione della commissione. All’indomani della nomina infatti aveva dichiarato che “nessun atto della Pubblica Amministrazione è stato determinato dal benché minimo intervento o sollecitazione esterna”.
La relazione sostiene il contrario e conferma quello che c’è scritto nel rapporto “Salus Iniqua”, “e cioè che la presenza di Pino Giammarinaro – soprannominato dai suoi amici ‘Pino Manicomio’ – all’interno del Comune di Salemi era garantita da funzionari e politici”. I “fidati” dell’onorevole vengono indicati in un rapporto dei Carabinieri di Salemi: cominciando dal segretario generale del Comune Vincenzo Barone e dall’ex direttore di ragioneria Gaspare Manzo, passando per diversi assessori e consiglieri comunali. In diverse intercettazioni risulta come Giammarinaro, sebbene privo di ruolo politico e amministrativo ufficiale, venisse quotidianamente consultato sui problemi politici e del Comune. Circostanza confermata anche dall’ex assessore e famoso fotografo Oliviero Toscani e anzi indicata come motivo delle sue dimissioni. Il noto fotografo ha definito “mafioso” il “contesto territoriale” in cui lavorava. “Giammarinaro partecipava e assumeva decisioni senza averne alcun titolo”.
Il decreto di scioglimento approvato oggi dal Consiglio dei ministri rinvia di 18 mesi le elezioni che erano previste già per il prossimo maggio per rieleggere il sindaco. Al commissario straordinario nominato dalla Regione per svolgere i compiti di sindaco e Giunta, il magistrato Guglielmo Serio (che suo primo atto fu quello di andare ad omaggiare l’ex sindaco Sgarbi in occasione della sua prima uscita pubblica a Cefalù dove il critico d’arte ha detto di volersi andare a candidare come primo cittadino dopo le dimissioni da Salemi), subentreranno tre commissari i cui nomi anche oggi sono stati individuati dal Consiglio dei ministri.
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