Taranto, bambini al servizio dei clan
Con l’ inchiesta “Monkey business” sono state emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Vincenzo Brancato, su richiesta del sostituto procuratore Alessio Coccioli della Direzione Distrettuale Antimafia, 44 ordinanze di custodia cautelare. Ma l’ aspetto più sconcertante e allo stesso tempo inquietante dell’ operazione è il coinvolgimento nelle attività criminali di bambini. Proprio così, bambini impiegati come sentinelle, e purtroppo non per gioco. Questo succede nel quartiere Tamburi, il più disagiato di Taranto.
L’ innocenza dell’ infanzia costa 30 euro alla settimana, 50 per i più lesti a fischiare e ad avvertire i malavitosi dell’ arrivo delle forze dell’ ordine. Un pugno di denaro e i piccoli li compra la criminalità. Nel rione Tamburi, tra le Case Parcheggio, piccoli appartamenti di 50 metri quadrati in cui vivono sette, otto persone, i carabinieri del Nucleo Operativo sono andati ad arrestare 25 indagati tra cui donne, mamme di famiglia ai vertici dell’ organizzazione che trafficava sostanze stupefacenti provenienti dall’ Albania. La droga veniva nascosta in cucina, tra scatole di pelati e pasta. Disagio, povertà, in un quartiere in cui i bambini da subito devono darsi da fare finendo con l’ essere assoldati dal clan Scialpi. L’ organizzazione prevedeva una diversificazione dei compiti: c’erano bambini sentinelle e i gregari a cui veniva riconosciuto uno stipendio fisso, tra i 400 e i 500 euro a seconda della bravura. Questi ultimi erano un po’ più grandicelli, 15-16 anni, ma già abili a spacciare. Ragazzi disposti a fare i custodi di armi per 100-200 euro. Per questo, durante il blitz, nessun componente del clan è stato trovato in possesso di armi. Un clan articolato in cui troviamo custodi, corrieri grossisti e cassieri perchè c’era da gestire una cassa comune che serviva, anche, per aiutare le famiglie dei carcerati e per pagare gli avvocati.
Maria Scialpi insieme ad altre nove donne dirigeva il traffico. Era lei la più potente in quanto moglie di un boss, Rodolfo Caforio, che sta scontando l’ ergastolo per aver ucciso una bambina per sbaglio. Lui voleva assassinare il padre della piccola, ma a perdere la vita è stata Raffaella Lupoli a soli undici anni. Aver sgominato il clan Scialpi significa solo aver vinto una battaglia, ma la guerra è ancora lunga e dura. E soprattutto in molti dovrebbero interrogarsi sul da farsi per evitare che un quartiere di una città diventi fucina di piccole leve da vendere alla criminalità.
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