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In ricordo di Don Peppe Diana

Di Don Tonino Palmese il . Campania

Pochi giorni fa abbiamo “benedetto” il nuovo presidio di Libera con relativa sede a Casal di Principe, terra di don Peppe Diana. Chi l’avrebbe pensato. Chi l’avrebbe detto solo qualche anno fa. Eppure il popolo di Casale ha manifestato con la sua affollata presenza il desiderio di esserci e allo stesso tempo testimoniare da che parte sta. Si, perchè la stragrande maggioranza dei cittadini di Casal di Principe non ha nulla da spartire con il crimine organizzato della camorra. Pensando al martirio di don Peppino ho desiderato ricordare un brano di Jean Paul Sartre, dove il filosofo francese dice: “La Vergine è pallida e guarda il bambino. Sul suo viso uno stupore ansioso, che non è apparso che una volta su un viso umano. Perchè il Cristo è il suo bambino, la carne della sua carne, il frutto del suo ventre. L’ha portato per nove mesi,gli darà il suo seno, e il suo latte diverrà il sangue di Dio”

 Questa riflessione mi induce a credere che la memoria delle vittime innocenti della camorra è un latte che alimenta i nostri martiri, affinchè il loro sangue da maledizione subita si trasformi nuovamente in motivo di “salvezza” per tutti noi. E’ vero, il sangue dei martiri ci salva perchè realizza quel terribile paradosso: i camorristi vivi puzzano di morte e gli innocenti uccisi profumano di vita. Il profumo della memoria di don Peppe Diana e di tutte le vittime non può non suscitare in tutta la società civile il desiderio di non arrendersi, ma soprattutto di impegnarsi per non vanificare, anzi per non uccidere con la propria indifferenza ancora una volta, coloro che sono morti per noi. Lo ripetiamo sempre: sono morti perchè molti di noi non siamo stati abbastanza vivi. Il ricordo di don Peppe è un invito, o meglio, è un inno alla normalità. Lui fu ucciso perchè si impegnava a fare cose normali per la felicità delle persone. Realizzava il suo sacerdozio ministeriale, presentando il volto di un Dio che nella Persona di Gesù manifesta l’onnipotenza in forza del Suo essere “debole, vulnerabile ed empatico”, diversa dall’onnipotenza degli uomini che è mito della violenza, incapacità a sentire l’altro come persona ed essere forti con i deboli e deboli con i forti. La profezia della fede di don Peppe Diana consisteva nella certezza dell’Amore che Dio nutre per ogni persona e allo stesso tempo nella consapevolezza che “la gloria di Dio è l’uomo che vive”. Questo e tanto altro è stata la fede martiriale del nostro Don Peppe. La Chiesa Italiana attraverso i suoi Vescovi, nel recente documento dedicato al Mezzogiorno, ha scritto: “Tre nomi accomunati dalla fiducia in Dio e da un amore autentico per la verità e per la giustizia. Credenti che hanno, con il loro martirio, denunciato l’aberrazione di una religiosità distorta che rifiuta Dio e rende la fede un totem per soddisfare le proprie superstizioni. Insomma le mafie sono strutture di peccato”. Caro Don Peppe, sei martire e lo sappiamo in tanti. Speriamo che la tua gente ti riconosca come tale. Perciò, facendo memoria della tua vita offerta, intendiamo evitare che questo martirio venga ulteriormente alimentato, non più dai proiettili che ti hanno ucciso o dalle calunnie depistanti, ma dalla tiepidezza di memoria.

Don Tonino Palmese
Vicepresidente Fondazione Pol.i.s. e referente regionale Libera

 

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