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Una partita contro le mafie

Di Camilla Lupelli il . Liguria

“La mafia cerca denaro e potere: ovunque li trovi, vi si insinua, anche nel calcio”. Così Don Pino De Masi, responsabile di Libera nella zona della Valle del Marro, ha riassunto il problema delle infiltrazioni mafiose nel mondo del pallone durante il seminario “Una partita contro le mafie” che ha visto la partecipazione dell’ex giocatore del Napoli e allenatore della Nazionale Under 21 Ciro Ferrara e del giornalista della Gazzetta dello Sport Francesco Ceniti. Davanti ad una platea ricca di giovani, don Pino ha ribadito l’importanza dell’azione quotidiana contro le mafie: “La nostra quotidianità è ricca di gesti comuni che possono fare la differenza: uno di questi è insegnare ai ragazzi a non andare a giocare nei campetti costruiti dai mafiosi. Ma questo non è affatto scontato in territori dove la maggioranza degli stadi e dei centri sportivi non sono costruiti con soldi puliti”.
A Rizziconi, però, c’è un luogo costruito all’insegna della legalità: nel 2000, per volere del commissario prefettizio, è nato un campo da calcio su un bene confiscato alla ‘ndrangheta, dove la mafia avrebbe voluto vedere una discarica. Lo scorso novembre la nazionale italiana ha colto l’invito del Presidente di Libera Don Luigi Ciotti a recarsi in questo luogo per conciliare l’impegno civile con quello sportivo. Ciro Ferrara, allenatore della nazionale Under21 ed ex giocatore di calcio, sottolinea l’importante messaggio dato da questo gesto: “Recandosi a Rizziconi, la nazionale di calcio ha così dimostrato che lo sport ha una marcata funzione sociale”.
Nel calcio però, si sa, girano tanti piccioli, ed è per questo che la criminalità organizzata non ha mai esitato ad espandersi in quest’economia. Francesco Ceniti, autore del libro “La Nazionale contro le mafie” (Ega edizioni), ha ricordato l’annosa questione del calcioscommesse. Come giornalista impegnato per “La Gazzetta dello Sport”, Ceniti sottolinea che l’infiltrazione mafiosa nell’economia sportiva riguarda soprattutto la manipolazione di grandi somme di denaro nel campo delle scommesse.
“Nelle tante interviste che ho realizzato con alcuni dei giocatori coinvolti in questo caso, ho avuto la percezione che essi non si rendessero conto che le loro azioni costituivano un reato penale” ha spiegato Ceniti mettendo in evidenza l’importanza dell’azione educativa riguardo la legalità che segnali sempre di più il confine tra legale e illegale. La posta in palio infatti è il futuro del nostro paese: “a Polistena abbiamo fatto una partita di calcio simbolica, dicendo che era una partita da giocare tutti insieme, mettendo in fuorigioco la mafia – conclude don Pino – Perché la partita di cui parliamo è la vita”.

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