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La zona grigia attorno al boss Condello

Di Gianluca Ursini il . Calabria

«Cara commare Pina, io me ne sto andando. Mi diceva l’amico nostro, qui, che ogni tanto, per un paio di giorni, posso anche tornare. Lascio qui tutto quello che mi avete mandato, perché se torno, mi può servire. Se avete bisogno fatemi sapere; salutatemi tanto Bruna, se Dio vuole ci rivedremo, vi ringrazio. Vostro, compare M». Ossia, Micu U Pacciu Condello, che così salutava Giuseppa Cotroneo.

Almeno secondo quanto riferito dal comandante provinciale Carabinieri reggini, Pasquale Angelosanto, secondo quanto il Ris di Messina dell’Arma, crede sia riferibile a Mico Condello, in uno dei due “pizzini” ritrovati nel gennaio 2011 dai carabinieri nel covo, fresco di passaggio, dove il cugino del “Supremu” Condello aveva trascorso i mesi precedenti; un covo nella disponibilità, secondo indagini dei Ros diretti dal colonnello Stefano Russo, di Antonino Nocera, consorte di Giuseppina Cotroneo.

La commare Pina dell’intestazione sarebbe quindi inequivocabilmente Giuseppina Cotroneo, per gli investigatori; anche perché una delle sue figlie, la maggiore Bruna, è sposata con Pasquale Condello. U supremu, il cugino più amato e temuto da Micu u Pacciu. E le parentele illustri dei Cotroneo – Nocera – Condello non sono finite qui: c’è anche la media, Maria Angela. Sposata a Massimo Pascale.

E qui i contorni della vicenda poliziesca della caccia la latitante numero uno della ‘ndrangheta si intorbidiscono, entrano in quella “zona grigia” in cui in Calabria non si capisce più chi frequenta chi, se il politico è stato avvicinato dal mafioso, o se il professionista nella sua attività di colletto bianco ha tirato dentro gli ‘ndranghetisti e i loro ingenti capitali, dentro le loro Srl, come sempre più di frequente si scopre in riva allo Stretto negli ultimi anni.

E sì, perché Maria Grazia Nocera è sposata proprio a quel Pascale, braccio destro dell’allora sindaco reggino Giuseppe Scopelliti. Un fedelissimo, che ora lo ha seguito in Regione, all’ufficio Gabinetto della Presidenza, a Catanzaro. E che negli anni in cui l’ex segretario nazionale del Fronte gioventù guidava la metropoli dello Stretto, sedeva ogni giorno nella segreteria particolare del sindaco a Palazzo san Giorgio, il palazzo del potere reggino. Finita qui? Si chiederanno i lettori, ce n’è già abbastanza da inquietare un cittadino del Nord, abituato a indignarsi per le minime sospette frequentazioni dei politici con i malavitosi locali.

No, perché dopo Bruna e Maria Grazia c’è una terza sorella Nocera, bella, affascinante e radiosa e con una bella testa, tanto che è riuscita, prima in famiglia, a “fare le scuole”, a  “prendere quel papello”  quel pezzo di carta tanto agognato in una famiglia di arcoti, e a diventare avvocato: Giampiera. “Amo Giampiera, con la quale sono legato da fortissime emozioni dal giorno del nostro incontro, oltre che, da un paio d’anni dalla nascita di una stupenda creatura”.

Le parole sono dell’assessore all’urbanistica del comune reggino, Luigi Tuccio, figlio di Giuseppe, famosissimo giudice in Palmi negli anni ’80, che tentò due volte la via del Parlamento con l’allora sinistra, e titolare di processi a mafiosi allora di “peso”. Tuccio in novembre era già stato protagonista di una gaffe istituzionale, per non aver voluto rassegnare le dimissioni nello scandalo dettato da un suo parere sullo Showman Roberto Benigni, definito “miliardario ebreo comunista che gioca a fare il pezzente, ma con i soldi di noi contribuenti”, a proposito dello show di Benigni in prima serata da Fiorello su Rai Uno. Ne seguì la vibrata protesta del presidente delle Comunità ebraiche italiane, Gattegna, in replica alle confuse difese delle proprie affermazioni dell’ingombrante assessore da 195 cm e 120 chili (compagno di basket fin dall’infanzia sotto canestro del governatore Scopelliti e del suo camerata – concorrente Alberto Sarra, un metro e 92).

Ma il Consiglio comunale prese le difese di Tuccio: «Non voleva pronunciare frasi antisemite, ma dire che Benigni ha cachet miliardari e ciononostante si presenta come un poveraccio». Ma ora la bufera è giudiziaria, non di opinione, e riguarda faccende molto scabrose. Non solo perché Tuccio, prima di diventare ora assessore con Demi Arena sindaco, dal maggio scorso, nei due mandati precedenti a guida Peppe Scopelliti, gestisce col suo studio di avvocato il 65 % delle cause intentate al comune reggino. Che sono diverse migliaia, praticamente un lavoro di per sè.

Ma soprattutto perché Tuccio, figlio di cotanto padre, che è anche la “chioccia” politica del Presidente Scopelliti, colui che da magistrato amante della politica, insegnò all’imberbe politico ex Msi come muoversi in ambiti istituzionali, senza fare il barricadero ordinuovista; ma soprattutto perché visto che Tuccio padre, dal tribunale di Palmi condannò più di un mafioso, di Reggio Capoluogo, ma soprattutto di paesini della Piana come Gioja, Rosarno, palmi e Taurianova, non poteva non sapere che una sorella della donna che andava a impalmare e a rendere madre (la terza della sua turbolenta vita privata) era sposa di Pasquale Condello, la Primula Rossa della Ndrangheta.

E non solo Tuccio si sposò Giampiera, cognata de “U Supremu” Condello. Ma le fece anche costituire, con atto notarile insieme ai notabili politici del centrodestra reggino, Mario Caligiuri e Giuse Barrile, la lista ‘Scopelliti Presidente’ che alle ultime consultazioni amministrative, comunali, provinciali o regionali che siano, ha sempre raccolto messe di voti. Va da sé che la signora Giampiera, imparentata col boss, da avvocato e da moglie di avvocato potente, è divenuta a sua volta destinataria di centinaia di incarichi di difesa legale del Comune di Reggio. Che, non va dimenticato, è al momento sotto osservazione da parte degli ispettori del Ministero Interno, e passibile tra 150 giorni ( 1 mese di indagini è già trascorso) di scioglimento per inquinamento mafioso a seguito delle inchieste “Testamento”, “Alta tensione” e “Meta” (di tutte è titolare il pm Giuseppe Lombardo, Dda reggina) sulle infiltrazioni, proprio, dei Condello, De Stefano nonché Crucitti di Condera e Borghetto Zindato di San Giorgio Extra nella macchina amministrativa.

Un momento improvvido, questo, perché uscissero queste novità investigative sul conto della terza signora Tuccio. Soprattutto perché, uno dei due “pizzini” riconducibili al boss, trovati nel covo di proprietà della famiglia Nocera (quella della avvocato Giampiera) dove si era rifugiato Micu U Pacciu, che è ancora uccel di bosco, aveva proprio la signora Tuccio come oggetto della missiva. Le rilevazioni della “Scientifica” dei Carabinieri, quel Ris di Messina meno famoso ma altrettanto bravo dei loro colleghi di Parma, hanno permesso di attribuire a Micu i due pizzini trovati nel casolare di Catona scoperto nel gennaio 2011. Uno era indirizzato alla mamma di Giampiera, ringraziandola per l’ospitalità, e uno a Bruna, sorella maggiore di Giampiera, e sposa del superboss, risalente ad anni prima, nel quale il boss latitante si congratulava per la laurea della terza figlia di Nocera; motivo di orgoglio per i genitori, tanto che hanno conservato il “pizzino” così compromettente. E che adesso rischia di far traballare la carriera politica del marito di Giampiera, l’assessore all’urbanistica.

Che però in data 13 marzo ha già visto il possibile tranello politico, e si è difeso, millantando un attacco a tutto il Pdl, per il suo semplice accostamento a boss mafiosi: «Anticipo per chi lo voglia (killer e mandati) che non mi dimetterò da assessore, e non (?) defletterò dal mio impegno politico. Soprattutto conserverò l’onore di un rapporto di fedeltà, amicizia che mi lega dall’infanzia al Governatore Giuseppe Scopelliti!». Ossia per l’assessore Tuccio, i denigratori del “modello Reggio” vorrebbero colpi
re lui per arrivare all’ex sindaco. Curioso modo di argomentare, come se fossero gli avversari politici di controparte ad aver attribuito una parentela mafiosa alle sue frequentazioni.

«Leggo su organi di stampa, notizie strabilianti con un unico obiettivo, appetitoso e irraggiungibile, attraverso strategie diffamatorie: l’accerchiamento del Governatore Scopelliti, e allora sento il dovere di una compiuta precisazione, che non è però rinuncia ad azioni giudiziarie (verso i giornalisti, ndr): la mia compagna Giampiera, 31 anni, avvocato, è sorella della sig.ra Bruna Nocera che oltre 20 anni fa, in carcere, ha sposato il detenuto Pasquale Condello. All’epoca di quei fatti Giampiera aveva appena 11 anni! Solo oggi (13 marzo ndr) apprendo a seguito del fermo giudiziario di Cotroneo Giuseppa Santa, di questa triste vicenda coniugale rispetto alla quale la stessa Giampiera ha mantenuto, un totale distacco, evidentemente per l’estrema delicatezza della questione, oramai caduta in un oblio ultraventennale, mentre il Condello – apprendo oggi – è detenuto in casa circondariale del Nord».

L’avvocato Tuccio quindi, si difende argomentando, che da avvocato cresciuto in Reggio lungo tutti gli anni della sua infanzia e della sua formazione, in politica fin da ragazzino, non sapeva che Pasquale Condello U Supremu fosse “ristretto” nel carcere di Parma, e che Bruna Nocera, sua cognata una volta impalmata Giampiera Nocera, ne fosse la legittima moglie! Un avvocato veramente malaccorto, come minimo, quando si dice, che non te lo immagineresti mai, e poi all’improvviso, ti spuntano degli amici in Comune.

A onore della carriera in magistratura di Tuccio padre, va aggiunto che l’assessore Tuccio, nella sua missiva agli elettori del 13 marzo, ha ricordato di aver «visto allora dodicenne, le macerie della nostra casa di Gambarie (casa di villeggiatura in montagna) ridotta in macerie, perché vittima di attentato dinamitardo, ho vissuto la mia infanzia, contrassegnata da esempi di grandissimo valore per senso dello Stato, e sacrifici non comuni, e riconoscimenti per l’impegno di mio padre, pochi mesi prima dell’attentato, mio padre aveva presieduto la Corte che aveva condannato i “casati” più illustri di ‘ndrangheta di Reggio, Archi e di tuta la Piana». Sic transit.

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