Gela, doppio omicidio di mafia
Viveva già in una località segreta, da quando aver deciso di collaborare con la giustizia: nonostante ciò, gli agenti della squadra mobile di Caltanissetta gli hanno notificato una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di aver preso parte a due omicidi messi a segno dal gruppo degli Emmanuello di Gela. Si tratta del trentasettenne Francesco Sarchiello. L’uomo avrebbe preso parte, per sua stessa ammissione, all’omicidio del barista Rosario Ministeri, freddato davanti al suo locale del quartiere di Caposoprano nel dicembre di sedici anni fa.
Ucciso, stando a Sarchiello, su ordine dell’emergente Emanuele Trubia: il barista, infatti, era accusato di aver mantenuto rapporti con Salvatore Trubia, fratello di Emanuele, che, però, aveva scelto di collaborare con la giustizia. Sarchiello, in questo caso, avrebbe appoggiato il killer Giovanni Ascia, attualmente sotto processo per l’uccisione di Ministeri. Ma Francesco Sarchiello avrebbe fatto parte anche del gruppo che uccise l’ennese Franco Saffila: reso cadavere nelle campagne di Aidone. A sparare, stando a Sarchiello, sarebbe stato Carmelo Billizzi: lui, invece, si sarebbe occupato di esplodere colpi di pistola contro il figlio naturale della vittima Jhonni Molara, rimasto illeso.
Ad Enna, bisognava uccidere l’operaio Franco Saffila perchè inviso a Gabriele Stanzù: l’uomo, vicino ai gruppi mafiosi di Enna, avrebbe chiesto a Daniele Emmanuello l’invio di un gruppo di fuoco direttamente da Gela per far fuori il suo nemico. Emmanuello, infatti, aveva intenzione di stringere rapporti con la mafia ennese e con lo stesso Satnzù che, peraltro, aveva a disposizione diversi immobili nella zona di Messina. Francesco Sarchiello, autonomamente, scelse di allontanarsi dalle cosche di Gela alla fine degli anni ’90 per trasferirsi al nord.
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