Processo Lombardo, due pentiti accusano: «Voti per l’Mpa comprati a 40 euro»
«L’ordine era quello di votare Mpa perché era un partito ben portato a Catania, in provincia e in tutta la Sicilia orientale». Così Maurizio Di Gati, ex reggente di Cosa Nostra nella provincia di Agrigento, racconta il presunto appoggio politico dato dalla mafia al partito del presidente della regione Raffaele Lombardo. Accuse di cui il governatore e il fratello Angelo, deputato nazionale Mpa, devono rispondere nel processo a loro carico per voto di scambio. Di Gati, nel frattempo diventato collaboratore di giustizia, ha parlato durante l’udienza di oggi insieme al pentito Francesco Ercole Jacone, ex esponente della famiglia mafiosa di Caltanissetta. Si è avvalso invece della facoltà di non rispondere il gelese Maurizio La Rosa. «Non può collaborare perché è estraneo a qualunque consorteria mafiosa – spiega il suo legale, Dino Milazzo – che avrebbe quindi da raccontare?». Quello che invece i pm avrebbero voluto chiedergli è se anche a Gela, come ad Agrigento e Caltanissetta – secondo i racconti dei collaboranti – fosse arrivato l’ordine di appoggiare il partito di Lombardo e che cosa le cosche ne avrebbero avuto in cambio. Un passaggio decisivo che riguarda anche l’accusa originaria di concorso esterno in associazione mafiosa ai fratelli Lombardo. Imputazione poi derubricata in reato elettorale e di cui nel frattempo si discute l’archiviazione.
Entrambi i collaboranti non parlano mai di Lombardo direttamente. Ma sostengono di essere stati contattati da altri esponenti mafiosi per appoggiare questo o quel candidato dell’Mpa in diverse consultazioni elettorali, politiche e locali. Maurizio Di Gatì, in particolare, racconta un sistema molto semplice di sostegni elettorali e di appalti sicuri.
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