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Genova, porta d’Europa

Di redazione il . Progetti e iniziative

Oltre 500 i familiari delle vittime della criminalità organizzata saranno a Genova per la XVII Giornata della Memoria e dell’Impegno. L’appuntamento promosso come ogni anno da Libera e Avviso Pubblico in collaborazione con la Rai Segretariato Sociale e Rapporti con il Pubblico, con il patrocinio del Comune di Genova, la Provincia di Genova, la Regione Liguria, la Provincia di Savona e sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica ha scelto questa terra per rinnovare nel nome di tutte le vittime innocenti delle mafie l’impegno contro la criminalità organizzata.

Anticipata al 17 marzo per favorire la partecipazione di studenti e giovani da tutto lo stivale, il 21 marzo rappresenta da anni la giornata (il primo giorno di primavera) voluta dai 5000 familiari delle oltre 900 vittime delle mafie per ricordarli ma anche per tenere viva la memoria e l’azione antimafia quotidiana. A presentare la giornata alla sede Rai di viale Mazzini, insieme a Don Luigi Ciotti, presidente di Libera,  una delegazione di familiari di vittime della mafia, i giovani del “Marano spot festival” che hanno realizzato anche quest’anno lo spot che lancia la giornata di Genova, il segretariato sociale della Rai che lo trasmetterà in questi giorni su tutte le reti dell’azienda e Avviso Pubblico, la rete degli enti locali e delle Regioni impegnate nel contrasto alle mafie.

Il giornalista Enrico Fontana che ha coordinato la conferenza stampa di oggi ha raccontato in numeri e storie questa diciassettesima edizione. Da tutta Italia, treni speciali e autobus organizzati per raggiungere il capoluogo ligure e partecipare alla giornata che si preannuncia una tappa simbolica importante, dopo Milano, per alzare il livello di allerta rispetto al fenomeno mafioso, in tutta Italia ma soprattutto al Nord. La Liguria, come ricorda il presidente di Libera nel suo intervento, ha ben due comuni sciolti per infiltrazioni mafiose sul proprio territorio, un dato che non può non far riflettere sulla potenza e la pervasività delle organizzazioni mafiose. Come sottolinea con forza lo stesso Ciotti «il 17 marzo non è una manifestazione, non è un corteo, è un grande abbraccio ai familiari delle vittime delle mafie».  Ed è il risultato di 365 giorni di lavoro nelle scuole, nelle associazioni, nelle amministrazioni locali e che trova in questa giornata l’occasione per fare il punto e ripartire, consapevoli che di mafie e illegalità si continua a morire.   A 20 anni dalle stragi di mafia del ’92-’93 a 16 anni dalla legge sul riutilizzo sociale dei beni confiscati ai boss.

Perché a Genova.  «Andiamo a Genova il 17 marzo – ha proseguito Ciotti –  perché è importante “presidiare” idealmente con la nostra responsabilità di cittadini, ogni angolo di costa e ogni tratto di mare: quel Mediterraneo reso spesso involontario complice di alcuni fra i peggiori traffici mafiosi, dalla droga ai rifiuti tossici fino agli esseri umani. A Genova per rilanciare il nostro “No” alla criminalità organizzata e a tutte le forme di illegalità, corruzione e ingiustizia sociale che la favoriscono. Perché quella bellissima città e con lei l’intero Paese sia davvero una degna “porta d’Europa” aperta alle speranze ed ai diritti delle persone, chiusa alle mafie, ai lori complici e a tutti gli abusi». Al Sud come al Nord, sottolinea Ciotti che aggiunge «mi stupisco di chi si stupisce le mafie al Nord non sono una novità, ci sono da oltre 50 anni. Certo, la loro presenza nel tempo è cambiata e serve vigilare e prestare maggiore attenzione, nei singoli contesti» (Guarda qui l’intervento integrale di Luigi Ciotti). E poi c’è Genova nelle parole di Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo, vittima innocente della camorra, che nel suo intervento spiega quanto siano importanti memoria e conoscenza per combattere rassegnazione e indifferenza. Solo qualche giorno fa Alessandra, insieme a Flavia Famà, anche lei figlia di una vittima delle mafie, ha portato al presidente della Repubblica, un documento redatto dai familiari delle vittime innocenti della criminalità,  nel quale si chiede di rivedere alcuni aspetti normativi che riguardano i familiari delle vittime delle mafie. Nella stessa occasione sono state consegnate anche  un milione e mezzo di cartoline firmate in tutta Italia contro la corruzione. Perché denuncia e proposta devono camminare insieme per produrre cambiamenti e richieste di impegno alle istituzioni. «I nostri cari che non ci sono più – conclude Alessandra – non sono morti nell’intimità di una stanza di ospedale a causa di una lunga malattia, sono morti per un fenomeno visibile, concreto, che esiste e che si chiama criminalità organizzata. Non bisogna mai dimenticare questo, né chiudere gli occhi su questa verità».  Alessandra Clemente e Veronica Montanino, figlie di vittime della camorra, hanno seguito in questi mesi, accompagnandolo, il lavoro dei giovani studenti delle scuole di Marano che ogni anno, coadiuvati da Rosario D’Uonno, responsabile del Marano Spot Festival,  realizzano lo spot che la Rai trasmette nelle settimane successive alla Giornata della Memoria e dell’Impegno. 

 Non potranno fermare la primavera.   Lo spot realizzato dai ragazzi di Marano comunica un concetto semplice e al tempo stesso efficace: per ogni fiore strappato, per ogni vita interrotta, i giovani recuperandoli (quindi recuperando memoria) continueranno a far vivere la primavera. Lo spot è patrocinato da Pubblicità Progresso con il supporto del Segretariato Sociale della Rai ed è promosso da Libera. Lo spot è stato realizzato per la manifestazione nell’ambito delle attività del Marano Ragazzi Spot Festival -settore Educazione alla Legalità U.S.R. Campania con la partecipazione della Direzione Didattica La Maddalena Scuola Primaria “G. Daneo” Genova, Consorzio Scuole Città di Marano, IV Istituto Comprensivo “G. Marconi” Lentini SR . Presenti in sala anche alcuni ragazzi che l’hanno realizzato e che hanno sottolineato divertimento, importanza e significato simbolico di questo progetto portato avanti per alcuni mesi. Ma anche la consapevolezza sintetizzata nelle parole: “noi lo sappiamo che le cose che facciamo sono piccole ma rimangono pur sempre delle cose”.   Tutto è pronto, dunque, per andare a Genova e la Liguria è stata attraversata da oltre 100 iniziative sul territorio in questi mesi di preparazione al 17 marzo. Perché – come sottolineano  in chiusura da Avviso Pubblico – se è vero in questa regione si sono già verificati contatti fra politica e mafie è vero anche che tantissimi amministratori, dal Nord al Sud,  sono in prima linea e rischiano ogni giorno per esercitare democrazia sui territori. «Circa 200 – continuano – sono stati minacciati nell’ultimo anno, oltre 40 hanno perso la vita negli ultimi 40 anni di lotta alle mafie. Ma non stiamo a guardare. Andiamo a Genova assumendoci la responsabilità della trasparenza e dell’impegno concreto. Abbiamo da poco approvato, infatti, la Carta di Pisa per vincolare e rendere effettivo l’impegno di ciascuno degli amministratori che la sottoscriverà verso la legalità e la coerenza fra antimafia e comportamenti politici».

* a cura di  Norma Ferrara

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