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La Spezia, le mani delle mafie sulla provincia

Di Elisa Palagi il . Liguria

Lo dicono le relazioni ufficiali e sempre di più i cittadini e le istituzioni ne sono consapevoli. La politica, dal canto suo, troppo spesso non è abbastanza decisa nel prendere una posizione chiara. Nella provincia di La Spezia, famosa per le meraviglie naturali delle Cinque Terre e di Lerici come per il disastro ambientale di Pitelli, la presenza e l’influenza della criminalità organizzata sono incontrovertibili, nei traffici illegali ma anche nell’economia del territorio. I settori più a rischio sono la gestione dei rifiuti e il ciclo del cemento.  «Dopo gli arresti della scorsa estate e la recente istituzione della Consulta della legalità a Sarzana il ruolo di Libera è stato legittimato, e quei documenti che parlavano della presenza mafiosa nel nostro territorio, che noi abbiamo cominciato a leggere nel 2008, sono finalmente diventati oggetto di attenzione pubblica» afferma Emilio Bufano, referente del coordinamento spezzino.

 L’ultima relazione della Dna evidenzia la presenza nei cantieri navali di La Spezia degli Arenella, famiglia siciliana legata a cosa nostra “nei settori degli appalti, dei subappalti e dell ́indotto”.  Rileva inoltre la presenza nel Levante ligure di alcune famiglie legate alla ‘ndrangheta: De Masi, Romeo e Rosmini. A La Spezia e nella confinante provincia di Massa è poi radicata la camorra, che gestisce, oltre  alle bische clandestine, le apparecchiature di video-poker negli esercizi pubblici.  «Quando si tratta di scavare in terreni che potrebbero fare emergere rapporti tra la politica e l’imprenditoria, persiste un atteggiamento cauto delle istituzioni. Resta difficile chiarire i meccanismi di appalti, subappalti e concessioni. Capita che il boss Antonio Romeo, arrestato lo scorso giugno, sia considerato un delinquente calabrese che poco ha a che fare col tessuto socio economico della provincia. Si tratta invece di un organizzazione ben integrata, e noi vogliamo coinvolgere chi deve avere un ruolo attivo, perché alle informative seguano indagini, per esempio sulle navi dei veleni o sulla cantieristica del porto» prosegue Bufano.

 Al di là dei traffici di droga e merci contraffatte nell’area portuale con cui la criminalità organizzata fa affari d’oro, la vitalità del settore dell’edilizia della zona porta con sé grossi rischi di infiltrazione mafiosa.  «A Sarzana sono in ballo due grossi progetti, il discusso piano di riqualificazione del vecchio mercato ortofrutticolo a opera dell’architetto Botta, e la realizzazione di grandi opere nella località sul mare di Marinella. Dobbiamo tenere l’attenzione ai massimi livelli, visto che il caso di Pitelli ci ha abituati a un costume poco rigoroso nei rapporti tra politica, amministrazione e imprenditoria» denuncia ancora Bufano.  La discarica di Pitelli, località nei pressi di Lerici, rappresenta uno dei più gravi disastri ambientali d’Europa, concluso con la recente assoluzione dell’imprenditore Duvia e di tutti gli imputati. A seguito di una serie di scambi di favori e favoritismi tra politici, amministratori locali e imprenditoria criminale,  un territorio di grande valore paesaggistico è stato inquinato e rovinato irrimediabilmente, come afferma l’ultimo rapporto Ecomafia. 

Lo spezzino è anche un territorio segnato dal lutto per Dario Capolicchio, lo studente sarzanese morto a 22 anni a Firenze nella strage terroristica di via dei Georgofili, nella notte del 27 maggio 1993, assieme a Caterina Nencioni, Nadia Nencioni, Angela Fiume e Fabrizio Nencioni.  La strage viene inquadrata nell’ambito della feroce risposta del clan mafioso dei Corleonesi di Totò Riina all’applicazione dell’articolo 41 bis che prevede il carcere duro e l’isolamento per i mafiosi.

L’istituzione della Consulta della legalità di Sarzana, inaugurata il 2 febbraio insieme al presidente di Libera Luigi Ciotti, organo con funzioni di proposta e di stimolo per gli atti amministrativi volti a diffondere la legalità, è un forte segno di impegno concreto per contrastare l’attività mafiosa, dovuto alla famiglia Capolicchio e a tutti i familiari delle vittime innocenti, che ricorderemo a Genova il 17 marzo.

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