Gela, sequestrati beni per 800 mila euro a imprenditore
Un imprenditore ritenuto vicino al clan di Cosa Nostra di Gela è finito nel mirino degli investigatori. Beni per 800 mila euro sono stati sequestrati dagli agenti della mobile di Caltanissetta, supportati da quelli del commissariato di Gela e dagli uomini della polizia di Padova, all’imprenditore gelese Francesco Muncivì.
L’uomo venne arrestato nell’aprile dello scorso anno perchè accusato di aver sostenuto gli affari del clan Emmanuello. Al sessantaduenne sono stati sequestrati due appartamenti, uno a Gela e l’altro a Padova, terreni per venti ettari, conti corrente e quote della società immobiliare Fiass srl.
I terreni sequestrati si trovano nella zona di Marchitello, dove l’imprenditore partecipò alla costruzione della nuova area residenziale. L’appartamento sequestrato in Veneto, invece, appartiene a Paolo Muncivì, figlio dell’imprenditore ed ex consigliere comunale dell’Mpa.
Una figura, ritengono gli inquirenti, di assoluta importanza negli equilibri della famiglia Emmanuello: Francesco Muncivì, infatti, avrebbe cercato di rispondere ai voleri del boss Daniele Emmanuello anche durante la sua latitanza. Venne individuato dagli investigatori mentre partecipava alla cerimonia religiosa per la cresima della figlia del boss: e dai riscontri dell’inchiesta emerse, inoltre, il suo interessamento per far trovare un’abitazione a Roma al figlio di Emmanuello, studente universitario.
Durante l’edificazione del quartiere della Cittadella, Francesco Muncivì non avrebbe trascurato gli affari della famiglia Emmanuello: imponendo il pagamento a diversi imprenditori impegnati in quei cantieri. Di volta in volta, il reggente del gruppo Emmanuello si sarebbe presentato per riscuotere. Non solo Carmelo Billizzi ma anche Giorgio Lignite e Domenico Vullo: Muncivì, infatti, avrebbe messo al primo posto il rispetto delle volontà che giungevano dal latitante Daniele Emmanuello.
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