Strage di Alcamo Marina, prosciolto dopo 22 anni di carcere
Cosa rimane di una vita quando a 18 anni finisce la libertà e ricomincia dopo 22 anni di detenzione a causa di una sentenza ingiusta di condanna al carcere a vita, quando si subiscono torture e violenze per confessare un reato che non si è commesso. Bisognerebbe chiederlo a Giuseppe Gullotta, marito e padre di un figlio, prosciolto da ogni accusa ieri dopo il processo di revisione incardinato per ragioni tecniche dinnanzi alla Corte di Appello di Reggio Calabria, nel 2011. Lo scorso gennaio la richiesta di assoluzione e ieri la sentenza, quella letta dal presidente Natina Praticò, che restituisce giustizia e dignità, così è stata commentata, ristabilendo parte della verità relativa all’eccidio di Alcamo Marina, in provincia di Trapani; quella parte di verità che travolse con quella sentenza all’ergastolo definitiva dal 1990 le vite di tre giovani Giuseppe Gullotta, Gaetano Santangelo, Vincenzo Ferrantelli, questi ultimi due fuggiti in Brasile prima della sentenza di condanna ed a carico dei quali il processo di revisione è ancora in corso.
Nel lontano 26 gennaio 1976, nella caserma dell’Arma di Alcamo nel trapanese, due carabinieri Salvatore Falcetta e Carmine Apuzzo furono assassinati. Alcune persone si erano introdotte e dopo avere commesso gli omicidi avevano portato via divise e pistola di ordinanza. Giuseppe Vesco fu fermato qualche giorno dopo perché trovato in possesso di alcune armi con la matricola abrasa. Fu lui a fare i nomi del commando criminale e a suicidarsi in carcere in circostanze ancora oggi avvolto nel mistero. Oggi quella parte di verità è stata ristabilita aprendo comunque uno squarcio inquietante e di inaudita gravità. Il contributo fondamentale ai fini di quegli elementi nuovi necessari per una revisione di un processo concluso con una sentenza della massima pena furono forniti dal brigadiere Renato Olino che nell’ambito delle due inchieste aperte a Trapani nel 2008, ha dichiarato che le confessioni dei tre ragazzi, alla base delle quali vennero condannati all’ergastolo furono estorte con violenze terribili.
Dunque Giuseppe Gullotta, in libertà vigilata dal luglio del 2010, oggi poco più che cinquantenne con 22 anni di ingiusta detenzione alle spalle, gioisce della sentenza. E’ innocente e adesso tutti lo sanno. E’ una vittoria della Giustizia ma, occorre evidenziarlo, su un’ingiustizia che lo stesso Stato, in tante sue emanazioni, ha inferto. Rimane il fatto che un innocente abbia pagato per conto di qualcun altro alla cui ricerca oggi, dopo 36 anni dall’eccidio, è protesa una nuova inchiesta. Svariate e diverse le ipotesi avanzate in questi anni da una strage maturata nell’ambito della strategia della tensione degli anni Settanta, attraverso un patto tra mafia ed eversione di destra, fino ai recenti contenuti delle dichiarazioni del pentito Vincenzo Calcara che nel processo di Reggio ha parlato del coinvolgimento di Gladio, struttura militare segreta che aveva basi proprie anche a Trapani. Quei carabinieri potrebbero essere stati uccisi per avere fermato un furgone carico di armi.
Ma la verità ha un altro conto aperto con quattro carabinieri accusati di sequestro di persona e lesioni gravissime, Giuseppe Scibilia, Elio Di Bona, Giovanni Provenzano e Fiorino Pignatella. Dunque una nuova vecchia verità è ancora sconosciuta ed ha già il sapore amaro di impunità.
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