Milano, siglato il protocollo di legalità per l’Expo 2015
In vista di Expo 2015 le istituzioni si muovono per bloccare gli appetiti dei boss. Il timore che le mafie mettano le mani sui ricchi appalti della Grande esposizione non è infondato, anzi. Dalla Direzione nazionale antimafia alla Dia, dalle forze dell’ordine alla magistratura milanese, l’allarme è stato lanciato da tempo. E la minaccia è stata colta. Il Comune di Milano ha costituito un Comitato antimafia e una commissione speciale incaricata di monitorare i lavori dell’Expo. Il Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere ha stilato delle linee guida per i lavori da fare. Infine, oggi, la firma del protocollo di legalità tra la Prefettura di Milano e Expo 2015.
Un documento che amplia i poteri di controllo propri della Prefettura. Questa sarà l’unica responsabile del rilascio della certificazione antimafia a tutte le ditte, appaltatrici e sub-appaltatrici, che lavoreranno per l’Esposizione mondiale, a prescindere da dove hanno sede legale. Inoltre, i controlli antimafia potranno essere svolti per ogni singolo appalto, senza nessuna limitazione di soglia. Tutte le imprese che si aggiudicheranno un appalto per l’Expo avranno, infine, l’obbligo di denunciare eventuali richieste estorsive.
Il ministro dell’Interno Cancellieri, presente alla cerimonia della firma, ha dichiarato che: «L’impegno di oggi è dare contenuto serio a quanto si stabilisce. Questo protocollo è molto interessante: è una cornice quadro che in Italia non si era mai vista». La Cancellieri ha inoltre sottolineato che: «da Milano sono partite le grandi rivoluzioni che hanno cambiato il Paese, da Milano partirà la rivoluzione che porterà risultati sulla legalità».
Una città, Milano, che negli ultimi anni ha dovuto prendere atto del radicamento delle mafie nel proprio territorio. Una presenza vecchia di decenni, ma sempre sottovalutata. La manifestazione di Libera il 20 marzo del 2010, con 150 mila partecipanti per dire no alle mafie, e gli arresti del luglio dello stesso anno nell’ambito dell’operazione Crimine-Infinito, hanno fatto cadere le ultime resistenze. Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta hanno messo radici nel capoluogo lombardo e in tutta le regione. La ‘ndrangheta, in modo, particolare, si è infiltrata nei gangli vitali dell’economia e della politica lombarda. Nell’ultima relazione la Direzione nazionale antimafia non usa mezzi termini nel definire la situazione. «La Lombardia – scrive la Dna – per la sua densità demografica, la sua importanza economico-finanziaria, le sue potenzialità di sviluppo, la sua prossimità al confine elvetico si connota come regione di vitale importanza nel panorama nazionale, polo d’attrazione per gli illeciti interessi della criminalità di ogni tipo».
«In Lombardia – si legge nel documento – la ‘ndrangheta si è diffusa non attraverso un modello di imitazione, nel quale gruppi delinquenziali autoctoni riproducono modelli di azione dei gruppi mafiosi, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di “colonizzazione”, cioè di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso in Lombardia. Qui la ‘ndrangheta ha “messo radici”, divenendo – continua la Dna – col tempo un’associazione dotata di un certo grado di indipendenza dalla “casa madre”, con la quale però comunque continua ad intrattenere rapporti molto stretti e dalla quale dipende per le più rilevanti scelte strategiche». Il Centro studi dell’Università Cattolica ha definito Milano come: «la capitale del crimine organizzato».
Edilizia, costruzioni e trasporti, hanno fatto la fortuna delle cosche calabro-lombarde, come è stato evidenziato dalle numerosissime operazioni della Dda Milanese. Movimento terra, trasporto su gomma, l’imposizione di guardianie, estorsioni. La ‘ndrangheta in questi settori, centrali per i lavori di realizzazione dell’Expo milanese, lavora in regime di quasi monopolio, arrivando a controllare direttamente importanti colossi. Come il caso della Perego, oggetto di approfondite indagini degli organi inquirenti.
La firma di un protocollo, importante e innovativo, come quello di oggi è sicuramente un significativo elemento di contrasto. Come ha dichiarato il sindaco Pisapia, al margine della firma del protocollo di legalità: «Expo dovrà essere un evento pulito e trasparente: non possiamo permetterci di sbagliare». Sarebbe una catastrofe.
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