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Caltagirone, appalto da 20 milioni. Sotto inchiesta il sindaco

Di Rosario Cauchi il . Sicilia

In ballo c’era un appalto da 20 milioni di euro: un’opera pubblica, la costruzione del nuovo cimitero di contrada Granieri a Caltagirone, tra le più costose dell’ultimo ventennio. Adesso, però, quell’appalto si sta trasformando in un caso giudiziario che si è abbattuto sul sindaco della città calatina Francesco Pignataro, sull’assessore ai servizi cimiteriali Francesco Di Stefano e sull’ex direttore generale dell’ente Maria Angela Caponetti. Tutto questo, mentre la politica locale si preparava già alle prossime comunali.

I magistrati della Procura di Caltagirone, infatti, hanno emesso diversi avvisi di conclusione delle indagini preliminari: fra i destinatati, oltre ai tre esponenti dell’amministrazione, anche l’ex dirigente del comune Giovanni Alparone, il suo socio nello studio professionale A&P Associati & Partners S.r.l. Gabriele Cardillo, il loro assistente Egidio Sinatra e il rappresentante dell’associazione temporanea di imprese che si aggiudicò l’appalto Gaetano Troia. Tutto ruota proprio intorno alla studio professionale retto da Giovanni Alparone e Gabriele Cardillo: divenuto socio, in Ati, dell’azienda siracusana Cimca srl. L’Ati, rappresentata dal geometra Gaetano Troia, vinse l’appalto per la costruzione del cimitero di contrada Granieri e per l’ampliamento di quello cittadino.

Stando all’accusa, Giovanni Alparone, sfruttando la sua posizione di dirigente all’interno dell’ente calatino, avrebbe pilotato la gara d’appalto di modo da farla vincere all’Ati della quale, il suo stesso studio professionale, faceva parte. Il tramite sarebbero stati due componenti della commissione esaminatrice delle domande: Teresa Messina e l’avvocato Francesco Liberto. Ma le responsabilità si estenderebbero anche ad altri funzionari del comune di Caltagirone. Le indagini, infatti, hanno permesso di individuare irregolarità nella scelta della Cimca srl. La società avrebbe disposto, al momento dell’aggiudicazione dei lavori, di un capitale pari a 100 mila euro, insufficiente, quindi, per ottenere appalti di un certo ammontare.

Sarebbe stato necessario, nel caso dell’appalto esaminato dagli inquirenti, un capitale di almeno 1 milione di euro. Al momento il primo cittadino non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito ma si attende il proseguimento dell’inchiesta.

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