Maria Concetta Cacciola costretta a ritrattare prima di suicidarsi
Maria Concetta Cacciola si sarebbe suicidata a seguito delle pressioni esercitate dalla famiglia affinchè uscisse dal programma di protezione e ritrattasse quanto già dichiarato agli inquirenti. Arrestati oggi i genitori della giovane Michele Cacciola e Anna Rosa Lazzaro, che avevano presentato una denuncia contro ignoti dopo la tragedia; il fratello Giuseppe, per cui sono stati disposti i domiciliari, si è reso irreperibile. Alla base del provvedimento, l’ipotesi di maltrattamenti seguiti dalla morte, violenza e minaccia finalizzati alla commissione di reati, quali l’autocalunnia e la falsa testimonianza. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere, in questo caso, sono state emesse dalla Procura di Palmi diretta da Giuseppe Creazzo, competente per l’indagine sulla morte della giovane. Tra le ipotesi contestate non figura quella dell’istigazione al suicidio per cui sarebbe stato necessario il dolo. ‘Al momento – ha spiegato lo stesso Creazzo – tutti gli elementi autoptici convergono univocamente sull’ipotesi di suicidio e le altre risultanze investigative accertano che sia stato provocato da una cappa psicologica insopportabile per qualunque essere umano’.
Al vaglio degli inquirenti anche le posizioni di due avvocati nei confronti dei quali sarebbero in corso delle perquisizioni.
Si riapre, così, la ferita mai rimarginata della storia di questa giovane madre di Rosarno, il cui coraggio non ha trovato eco nella sua vita, spezzata dal suicidio a soli 31 anni, ma che forse potrà trovarlo per i figli e che continua a trovarlo nell’operazioni condotte dalla DDA reggina per scardinare il dominio a Rosarno, evidentemente dentro e fuori le famiglie, dei Pesce-Bellocco.
La DDA reggina, rappresentata questa mattina in conferenza stampa dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dall’aggiunto Michele Prestipino e affiancata dai vertici dell’Arma di Reggio e Gioia Tauro oltre che del neo capo della Squadra mobile reggina Gennaro Semeraro, ha disposto, anche sulla base delle dichiarazioni della Cacciola, 11 fermi, eseguendone 9, tra cui quello del nuovo reggente Giuseppe Pesce (latitante dal 2010) a di altri affiliati della cosca Pesce di Rosarno nell’ambito dell’operazione ‘Califfo’.
Un pizzino destinato ad un detenuto, ma intercettato prima, uno degli elementi, unitamente ad altre attività investigative, sulla base del quale gli inquirenti sono addivenuti ai nomi degli odierni fermati. Sul pizzino ordini sugli incarichi da conferire, l’indicazione del fratello Giuseppe, unico uomo libero della famiglia, quale successore alla reggenza del clan Pesce dopo l’arresto di Francesco detto ‘U testuni’e altre indicazioni relative a somme da versare, dunque di carattere economico. La valutazione di tali informazioni ha condotto dal provvedimento di fermo, non solo per Giuseppe Pesce (latitante dall’aprile del 2010), ma anche per Alviano Giuseppe, Berrica Giovanni Luca, D’Amico Danilo, Delmiro Biagio, Fortugno Domenico, Marafioti Saverio, Messina Rocco, Muzzupappa Francescantonio, Rao Giuseppe, Tocco Francesco Antonio.
Presenti alla conferenza stampa anche il tenente Colonnello dell’Arma Carlo Pieroni, il comandante del Ros, tenente colonnello Stefano Russo, il dirigente del Commissariato di Gioia Tauro, Stefano Dodaro, il comandante della Compagnia di Gioia Tauro, il capitano Ivan Boracchia ed il maggiore Michele Miulli, comandante del Nucleo Investigativo dei Carabinieri.
L’operazione si inquadra nell’ambito di una serie di risultati importanti perseguiti nella Piana di Gioia Tauro con arresti significativi, aggressioni ai patrimoni per un valore di 200 milioni di euro, processi con condanne pesanti. Oggettivamente gli inquirenti parlano di un clan Pesce depotenziato. Infine, nonostante le illustri presenze alla conferenza stampa presso il comando provinciale dell’Arma di Reggio, bocche cucite sulla vicenda ‘trasferimento Pignatone’. ‘La Procura è ancora da me guidata, ha detto, e non c’è ancora al momento un ruolo da ricoprire’. Sulla stessa linea i procuratori Giuseppe Creazzo e Michele Prestipino.
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