Salemi: il bluff delle dimissioni
Il reality non è finito. Continua. Anzi in modo diverso da come accade nei reality. Se in uno di questi un concorrente annuncia il ritiro, è obbligato a farlo, nella realtà vera, intima, dei fatti della vita quotidiana non è nemmeno così. E Vittorio Sgarbi da sindaco di Salemi non sfugge ad un vézzo dei politici, cioè quello di annunciare le dimissioni per poi non presentarle. E’ successo nei mesi addietro quando scoprì che la Guardia di Finanza indagava su Salemi (salvo poi fare marcia indietro anche perché scoprì che quelle indagini erano conseguenza di sue denunce), è successo quando la Procura di Marsala mise i sigilli al centro storico di Salemi perché a rischio crollo, ma dovette ricredersi perché ad occuparsene erano i vigili urbani del suo Comune, incaricati della esecuzione del provvedimento, è successo in questi giorni, “mi dimetto” ha detto dopo che si è saputo che il prefetto di Trapani ha avanzato proposta per lo scioglimento per inquinamento mafioso del Comune di Salemi. Bussando alla segreteria comunale del Municipio di Salemi si apprende invece che Vittorio Sgarbi non ha mai presentato le dimissioni da sindaco nonostante nelle stesse ore ha annunciato che “se ne vuole andare al nord perché si sente in pericolo” e che si voglia candidare “a sindaco di Parma”. Da sindaco di Salemi oggi, pienamente incarica dunque, ha incontrato il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, che gli ha concesso udienza con una certa celerità . Certo c’è da prendere atto che dal Viminale sull’incontro non è stato diramato alcun comunicato ufficiale, cosa che invece Vittorio Sgarbi ha invece subito diffuso. Sulla rete è possibile trovarlo, eccolo:
“Vittorio Sgarbi ha incontrato stamane a Roma, nella sede del Viminale, il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri. Nel corso del colloquio, durato poco più di un’ora, Sgarbi ha esposto la situazione di Salemi e illustrato «l’azione di rinnovamento e di pieno contrasto ad ogni abuso, anche nella tutela del centro storico e nello sforzo di impedire abbattimenti e distruzioni». Il ministro ha molto lodato, tra le altre cose, l’iniziativa delle «Case a 1 euro», «dispiacendosi dell’interruzione del procedimento di assegnazione delle case che riterrebbe opportuno anche in altre città di Sicilia». «Ho detto al ministro – spiega Sgarbi – di ritenere la richiesta di scioglimento ingiusta e discriminatoria. Ho difeso la dignità, l’onore di Salemi e dei consiglieri regolarmente eletti nelle liste promosse dall’ex deputato Pino Giammarinaro che aveva dunque legittimo titolo a discutere progetti e proposte politiche». Vittorio Sgarbi ha manifestato al ministro «la decisione di inoltrare un esposto, oltre che al ministro stesso, alla magistratura e al Prefetto di Trapani, per chiedere perché la valutazione delle presunte “infiltrazioni mafiose” sia stata ritenuta “necessaria” soltanto per il Comune di Salemi, dove l’azione dell’ex deputato Giammarinaro è stata legittimata da libere elezioni con presentazione di liste approvate dalla Prefettura e con un programma esposto in liberi comizi alla presenza delle forze dell’ordine, senza che nessuno mettesse sull’avviso il sindaco della, se non illegittimità, della inopportunità di fare attività politica con l’esplicito sostegno e accordo del suddetto Giammarinaro». «Né il Prefetto né il Questore e neppure il Comandante dei Carabinieri della locale stazione, che pure ben conosceva e conosce Giammarinaro – ha sottolineato Sgarbi al ministro – hanno mai manifestato perplessità o critiche al suo pubblico ruolo di leader politico che aveva titolo e obbligo di rappresentare la maggioranza, con lui, legittimamente eletta. Su queste ovvie considerazioni il ministro ha convenuto». «Ho inoltre annunciato al Ministro – rivela Sgarbi – la mia decisione di chiedere “ l’accesso agli atti” in tutti i comuni in cui sia provata l’influenza politica di Pino Giammarinaro e la presenza di rappresentanti della sua corrente politica, tanto più senza la presentazione di liste elettorali, ma solo sul piano della persuasione e delle conoscenze personali (ciò che può essere conseguentemente considerato “infiltrazione” o “regia occulta”. A Salemi la “regia” fu manifesta e il sindaco fu il primo attore). «Chiedo così che venga verificata l’influenza politica di Pino Giammarinaro a Mazara del Vallo, dove ha appoggiato la lista del candidato sindaco sostenuto dall’ex Pm Massimo Russo, in una singolare coincidenza tra quello che fu il magistrato inquirente e il suo indagato; a Castelvetrano, dove Giammarinaro ha indicato rappresentanti della sua corrente politica in giunta, oltre ad avere consiglieri di suo riferimento; a Marsala, dove vi sono consiglieri e assessori espressione sempre di Giammarinaro; ed ancora ad Alcamo, Calatafimi, Gibellina e Partanna. E alla Provincia regionale di Trapani dove la corrente di Giammarinaro ha espresso consiglieri e assessori che a lui rispondono. Ovvero in quelle città – osserva Sgarbi – in cui sono stati eletti consiglieri o nominati assessori amici, conoscenti, sodali, esponenti politici della stessa area del noto “ex sorvegliato speciale”». «Solo a Salemi – ricorda Sgarbi – di cui si propone, senza alcuna indicazione di fatti ma solo sulla base di supposizioni, lo scioglimento dell’amministrazione, l’ex deputato Pino Giammarinaro ha agito alla luce del sole, con ciò negando il principio stesso di “regia occulta” o “infiltrazioni mafiose”. Su questo piano Giammarinaro può aver condizionato qualunque amministratore e, anche in passato, non si è mai, da parte delle Forze dell’Ordine, omissivamente, indicato la sua influenza occulta. L’unica amministrazione che non era in grado di influenzare, per la presenza di un sindaco, senza liste politiche, che lo ha culturalmente e democraticamente contraddetto e contrastato su ogni proposta, è quella di Salemi. «Il paradosso vuole che – aggiunge Sgarbi – che quando Giammarinaro “influenzava” realmente, le amministrazioni sono state risparmiate. Quando invece non era in grado di farlo, e i suoi stessi consiglieri non rappresentavano le sue istanze, com’è accaduto a Salemi, si è proposto un immotivato scioglimento. Gli ispettori e gli inquirenti sembrano avere agito sulla suggestione di un noto mistificatore di professione, abituato a creare illusioni: Oliviero Toscani. Il quale ha chiamato mafia, come egli stesso ammette, la burocrazia». In compenso, contro la volontà di Giammarinaro – conclude Sgarbi – ho realizzato infinite iniziative per restituire onore al nome di Salemi, tra le quali, paradossalmente, lo stesso “Museo della Mafia”.
Quindi non solo Sgarbi resta ad oggi sindaco di Salemi ed ovviamente ha tutti i titoli e le capacità per farlo, ma è pronto a sostituirsi al prefetto chiedendo lui, al ministro Cancellieri, di compiere l’accesso nei Comuni dove aleggia l’ombra di Giammarinaro, che a Salemi ha il titolo di essere “rais” . Ma è probabile che il reality non sia ancora terminato.
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