Processo Iblis, stamani la seconda udienza
Dopo due anni è approdato, il 14 dicembre, in tribunale a Catania il processo “Iblis”. Ventiquattro gli imputati accusati a vario titolo per presunti rapporti tra mafia, politica e imprenditoria. Il procedimento riguarda anche il duplice omicidio di Angelo Santapaola e Nicola Sedici, per il quale è stato rinviato a giudizio il capo provinciale di Cosa Nostra Enzo Aiello. Il rinvio è stato deciso per l’incompatibilità della parte togata della Corte e per l’insufficiente spazio della sede rispetto al numero degli imputati.
A fine gennaio, nell’aula bunker del carcere catanese di Bicocca, sono state depositate le richieste di costituzione di parte civile ed è stato richiesto dai legali degli imputati lo stralcio dal processo principale che riguarda la posizioni di coloro che non sono accusati di omicidio.
Durante il dibattimento i rappresentanti di alcune associazioni (Addiopizzo Catania, le associazioni Rocco Chinnici, Asaec e Libero Grassi) hanno chiesto di costituirsi parte civile. «Da un po’ di anni ci stiamo mobilitando a Catania con le nostre iniziative per risvegliare la società civile soprattutto sul fenomeno del racket. Costituirci parte civile in una inchiesta come questa è per noi la prosecuzione naturale del lavoro che stiamo già svolgendo nel territorio. Così’ Salvatore Grosso, presidente di Addiopizzo Catania, ci racconta le motivazioni che hanno spinto l’associazione ad essere in prima fila in questo processo.
Gli altri 28 imputati della stessa inchiesta saranno giudicati con il processo alternativo del rito abbreviato, la cui sentenza è prevista per il prossimo marzo. Stralciate, invece, le posizioni del presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e del fratello Angelo. Per questi ultimi la Procura di Catania ha disposto la citazione in giudizio per il solo reato elettorale. La decisione del procuratore Sebastiano Patanè, d’accordo con il suo aggiunto Carmelo Zuccaro, di revocare la delega ai quattro sostituti titolari del fascicolo sui fratelli Lombardo desta non poche polemiche. Secondo i due procuratori la richiesta di rinvio a giudizio per i Lombardo non avrebbe retto al vaglio del Gip in considerazione dei paletti fissati dalla Cassazione nell’ambito del processo per concorso esterno all’ex ministro Mannino. Tali paletti fanno carico allo stesso pubblico ministero di portare le prove del patto politico-mafioso tra i boss e l’imputato. Non basterebbe, dunque, provare l’esistenza di un rapporto di varia natura tra l’uomo politico e il mafioso per arrivare ad una condanna per concorso esterno ma bisogna provare il corrispettivo che il politico avrebbe dato in cambio dell’appoggio elettorale dei boss.
Diversi sono gli imprenditori coinvolti come imputati ma anche come parte offesa e anche su questi l’associazionismo vuol dimostrare la propria vicinanza. A riguardo il presidente di Addiopizzo prosegue: «Sollecitiamo imprenditori e esercenti ad aderire alla lista degli esercenti pizzo free, dove stiamo ottenendo già un importante risultato con l’adesione di 80-90 attività commerciali. Un numero importante, in crescita e senza precedenti a Catania». I reati ipotizzati nell’inchiesta a vario titolo sono tra gli altri: associazione mafiosa, omicidio, estorsioni e rapine.
Le indagini dei carabinieri del Ros ricostruiscono le recenti dinamiche di Cosa nostra etnea, documentandone gli interessi criminali e le infiltrazioni negli appalti pubblici, mediante una capillare rete collusiva nella pubblica amministrazione.
Stamani è in corso la successiva udienza del processo.
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