Cortese e il suo saluto ai calabresi onesti
Un uomo solo al comando. No, non è Fausto Coppi. C’è soprattutto un uomo che questa città e la sua Regione devono ringraziare per quanto realizzato nell’ultimo lustro: colui che ha arrestato più latitanti mafiosi inseriti nella lista dei 30 ‘most Wanted’ nella storia unitaria della Polizia di Stato: Renato Cortese. Il primo dirigente della Squadra mobile, come anticipato da “Cronache” e da “Libera Informazione”, ha salutato oggi lo Stretto, i colleghi e la stampa calabrese, per andare da mercoledì a ricoprire un ruolo di primo piano allo Sco, il servizio centrale operativo della Polizia italiana in Roma, con il quale aveva già collaborato in occasione delle catture di alcuni latitanti famosi. consegna il suo delicato ruolo nelle mani del barese Gennaro Semeraro, già nel corso della sua carriera alla Questura reggina al servizio sequestri patrimoniali, e di nuovo rientrato in riva allo Stretto già dal passato agosto, per una morbida transizione.
Fa impressione il curriculum dei risultati messi in fila dal funzionario crotonese dal suo rientro in Calabria nella primavera del 2007; mettete insieme quanto realizzato nel decennio già passato al fianco del procuratore Pignatone a Palermo, quando pur non rivestendo ruoli di comando assoluto, aveva gestito operazioni delicatissime, come nell’aprile 2006 la cattura di ‘Zù Binnu’ Provenzano ( a poche ore dalla vittoria di Prodi alle elezioni e dalla sconfitta di Berlusconi). Arriva quindi prima del solstizio d’estate del 2007 il crotonese Cortese di nome e di fatto alla Questura reggina, un edificio che ripulirà da parecchie infestazioni indesiderate in questi anni, come quando a finire nelle maglie della giustizia nel novembre 2011, sono un ex agente di polizia, Franco, che aveva provato a fine 2010 a ricattare la ora defunta dirigente del settore tributi del Comune Orsola Fallara (indagine portata a termine dal Ros C.c); o come quando ha indagato sugli agenti contigui al clan Logiudice, portando però in risalto l’operato dei poliziotti che non si prestarono all’abboccamento, come nel caso delle indagini ‘Alta tensione’ sul clan Borghetto Zindato, e sui funzionari virtuosi che denunciarono i tentitivi di corruzione. Nei suoi 5 anni, si contano molte operazioni che hanno messo al palo diverse cosche, tra tutte basti ricordare nel maggio 2011 la ‘reggioSud’ che azzerò il potere economico dei Latella Ficara su Sbarre, san Gregorio e Pellaro, i paesini sulla costa jonica intorno l’aeroporto dello Stretto; ovviamente le diverse inchieste ‘Alta tensione’ che stanno portando allo smantellamento su Ciccarello e Modena dei Borghetto Zindato, sottopancia dei Libri; e come dimenticare il coordinamento dei commissariatri della Piana che ha portato alla magistrale operazione ‘Scacco Matto’ che per la prima volta svelò gli affari dei Longo a Polistena, per i quali in questi giorni in aula bunker a Reggio si chiede il rinvio a giudizio? ma la specializzazione del ‘barbudo’ clabrese, amante dei sigari Toscani è la cattura dei latitanti, e la lista di quanti finiti in manette dal 2007 in poi è impressionante: si va dai due caposocietà e capoCrimine della ‘ndrina De Stefano. I
l 10 dicembre 2008 è Peppe ‘ciao belli’, figlio del patriarca e reggente, a mandare baci verso le telecamere all’uscita dalla Questura di corso Garibaldi; sei mesi dopo il cugino naturale affiliato dallo zio Orazio, Paolo Orazio, contabile mite della cosca, finisce in manette mentre si trovava in vacanza a Lipari. Mentre negli stessi anni il colonnello Valerio Giardina del Ros nel febbraio 2008 metteva fine a 17 anni di latitanza di Pasquale U Supremu Condello a Pellaro, Cortese metteva le mani su di un altro ‘pezzo da 90’ della Ndrina del capoluogo: Gianni Tegano il 27 aprile 2010. Il suo arresto determina quasi una sommossa, con centinaia di mafiosi fuori dalla Questura a gridare:” avete preso un uomo di pace”! e, in coordinamento con quello Sco centrale a Roma dove andrà adesso a offrire la sua professionalità, l’aver scovato e arrestato ad Amsterdam uno dei mandanti della strage di Duisburg: il giovane boss reggente Giovanni Strangio, presente nel gruppo di fuoco fuori dal ristorante cala brese ‘Da Bruno’.
In pochi attimi si ha il segno di un uomo: oggi Renato Cortese ha dato il segno della sua umanità nel brevissimo congedo. Solo poche parole per i calabresi, anonimi, che in silenzio appoggiano la lotta per la legalità: “lasciatemi da Calabrese, orgoglioso di essere calabrese, mandare un ringraziamento speciale per questi quasi 5 anni a tutti quei cittadini, la cui identità non posso conoscere, che nel corso dei miei passaggi sulle vie principali, mi hanno fermato solo per un saluto, per un ringraziamento o per un incoraggiamento. Sono gesti che porterò con me a Roma. Grazie”.
Trackback dal tuo sito.