Beni confiscati potranno essere assegnati anche per attività turistiche
Valorizzare i beni confiscati al crimine mafioso in chiave turistica piuttosto che sociale. Ecco l’indicazione che emerge nel nuovo decreto semplificazioni del governo Monti laddove si legge che “I beni immobili sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata che hanno caratteristiche tali da consentire un uso agevole per scopi turistici possono essere dati in concessione a cooperative di giovani di età non superiore a 35 anni’.
Dunque una disposizione che in realtà sottende ad una molteplicità di ambiti di sviluppo quali le opportunità di lavoro nel Mezzogiorno, l’occupazione giovanile, la vocazione turistica delle regioni del Sud, dove sono ubicati nella maggior parte i beni confiscati; tutte direttrici che guidano indubitabilmente verso l’affermazione della legalità in chiave di sviluppo del lavoro ma che altrettanto innegabilmente rispondono all’esigenza di sollecitare l’uso di quasi 12 mila beni confiscati (prevalentemente immobili e terreni agricoli), il cui riscatto sociale in termini di servizi e non di impresa a favore di associazioni e cooperative tarda ormai da oltre un decennio ad essere concretizzato.
Se è vero che tra le principali criticità che ostano a questo riutilizzo sociale vi sono la scarsità di risorse e le condizioni di degrado e abbandono in cui versano i beni, con enti locali e soggetti privati, che per quanto destinatari e assegnatari a costo zero, non possono poi assumersi l’onere di riqualificarlo e gestirlo, nel caso di destinazione turistica questa spina, che le linee di finanziamento ad hoc per l’uso sociale di questi anni non hanno saputo estirpare, dovrebbe invece essere estratta dagli impegni assunti dal ministro per il Turismo Piero Gnudi. Ad una prima lettura, in verità, pare nulla di nuovo. Si legge di convenzioni con le banche per agevolare l’accesso al credito delle cooperative di giovani con agevolazioni burocratiche per la costituzione e la gestione di queste stesse. L’agriturismo è forse formula più vincente, in aumento del 2011, rispetto alla cooperativa sociale tale da avere più fortuna. Si vedrà.
Intanto un dato che potrebbe emergere è che la legge Rognoni – La Torre e poi la legge 109 del 1996 promossa da Libera, potrebbero adesso vedere allargare, oppure più o meno totalmente trasformare, la mission dell’uso a seguito di confisca essendo associata all’aggressione ai patrimoni mafiosi una dimensione produttiva e imprenditoriale piuttosto che squisitamente sociale.
Tra le prime reazioni si registra il plauso del direttore dell’Agenzia Nazionale beni sequestrati e confiscati con sede a Reggio Calabria, Giuseppe Caruso, che con l’occasione incalza anche sull’ipotesi vendita.
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