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Salento, duro colpo alla Sacra Corona Unita

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

La Direzione Distrettuale Antimafia e gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Lecce hanno assestato un duro colpo alla Sacra Corona Unita. Non danno tregua gli investigatori a quella che viene definita la quarta mafia, stroncando sul nascere ogni tentativo che essa compie per riorganizzarsi e strutturarsi sul territorio cercando anche il consenso della gente.  Con l’ operazione denominata “Cinemastore”, dal nome della videoteca del quartiere “Santa Rosa” fatta saltare in aria tre anni fa, sono state emesse 49 ordinanze di custodia cautelare firmate dal giudice delle indagini preliminari Alcide Maritati, su richiesta del sostituto procuratore Guglielmo Cataldi.

Di queste, 44 sono state eseguite comprese le undici notificate in carcere, ma altre tredici persone, per un totale di 62, sono indagate a piede libero.  All’ arresto sono riusciti a sfuggire in cinque, e di questi, tre sono a capo del clan attivo soprattutto a Lecce città ma con ramificazioni nel Brindisino e nel Capo di Leuca. La cosca aveva anche buoni rapporti con gli altri gruppi egemoni del Salento.  Sono latitanti i leccesi Pasquale Briganti, meglio conosciuto come Maurizio, 43 anni, ed i fratelli Giuseppe e Roberto Nisi di 52 e 60 anni. Il referente per il Capo di Leuca, Teodoro De Nuccio, detto Teo, 53 anni, di Alessano, solo successivamente si è costituito alla Polizia Ferroviaria.  Durante la conferenza stampa, tenutasi nella sede della Questura, il Procuratore Motta ha indicato i primi tre come i successori del clan del leccese Filippo Cerfeda, poi inserito nella lista dei collaboratori di giustizia, e dell’ irriducibile Salvatore Caramuscio, di Surbo (quest’ ultimo detenuto da tempo). Attorno ai tre latitanti si era cementato un gruppo dedito quasi esclusivamente al traffico delle sostanze stupefacenti. Infatti, nel corso dei quasi tre anni d’ indagine sono stati sequestrati tre chili e 65 grammi di cocaina, pagati anche sino a 55mila euro al chilo, e due di hashish. 

Le nuove leve della Scu, comunque, non disdegnavano anche l’ altro vecchio business della malavita organizzata, vale a dire il gioco d’ azzardo. Infatti, sembra esserci per questo settore, un ritorno alle bische clandestine tornate di moda come negli anni a cavallo fra il 1980 e il 1990. Fenomeno riscontrato a Lecce e nei paesi vicini, ancor più in quelli al confine tra le province di Lecce e Brindisi. Soprattutto durante le festività di Natale, più di qualcuno si è arricchito con i soldi della cosiddetta “casa”, una specie di “pizzo” pagato per ogni banco di baccarat o di chemin de fer.

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