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“Operazione Cinemastore”, la rabbia del Procuratore Motta

Di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Grazie all’ operazione “Cinemastore”, la Direzione distrettuale antimafia di Lecce, in collaborazione con la Polizia, ha sgominato un clan emergente della Sacra Corona Unita. Ben 49 le ordinanze di custodia cautelare firmate dal giudice delle indagini preliminari, Alcide Maritati, su richiesta del sostituto procuratore Guglielmo Cataldi. All’ arresto, però, sono riusciti a sfuggire i vertici del gruppo. Proprio per questo non riesce a nascondere la sua rabbia il Procuratore Motta.  «Quando si eseguono tante misure, può capitare che qualcuno sfugga all’ arresto. Sono contrariato perché questa volta proprio il gruppo dirigente del clan, e solo quello, è sfuggito alle manette. Questo vuol dire che c’ è stata una fuga di notizie, una fuga mirata, specifica di notizie».  Parole pesanti come un macigno che fanno calare il gelo. 

A questo punto la domanda è d’ obbligo e netta: chi è la talpa? 

 «Ancora non lo sappiamo. Forse ambienti investigativi o giudiziari. Un’ ordinanza di tale entità comporta inevitabilmente che più persone, prima della notifica del provvedimento, ne vengano a conoscenza». 
 Saranno fatti accertamenti per verificare se c’ è stata veramente la soffiata? 

«Attenzione, al momento non ho elementi per affermare che si sia verificata una fuga di notizia. Posso solo dire che i latitanti sono stati informati. Spero che la polizia riesca a rintracciarli presto per eseguire l’ ordinanza di custodia cautelare in carcere». 

Procuratore, non c’ è il rischio che questi personaggi una volta latitanti aumentino il loro peso specifico? 

«A noi interessano soprattutto i quattro più grossi: i fratelli Nisi, Pasquale Briganti detto Maurizio e Teodoro De Nuccio (già costituito). Gli altri sono personaggi minori accusati di traffico di droga. Purtroppo esiste il rischio che con la latitanza questi personaggi possano aumentare il proprio peso specifico. L’ essere sfuggiti all’ arresto ed essersi dati alla latitanza sono un elemento ulteriore, non giudiziariamente utilizzabile, della mafiosità. Se il gruppo dirigente di un’ associazione mafiosa riesce a sottrarsi all’ esecuzione di una misura cautelare vuol dire, verosimilmente, che ha collegamenti di un certo livello in ambiente giudiziario, in ambiente investigativo. E tanto lo ricavo dal fatto che mancano proprio i vertici del clan». 

Era mai accaduto in passato qualcosa del genere?  «Sì. Ma non si è mai verificato che l’ intero gruppo dirigente sfuggisse all’ arresto. Qualcosa del genere si era verificata con i due fratelli Filippo e Simone Cerfeda che sfuggirono alla misura cautelare». 

Il provvedimento poteva essere eseguito prima visto che sull’ ordinanza c’ è il timbro del 17 gennaio, quando è stata depositata in cancelleria? Come mai si è aspettato tanto? 

«Non si possono arrestare cinquanta persone dall’ oggi al domani. Bisogna organizzare l’ operazione. Tutto questo, però, non sminuisce l’ importanza dell’ intervento: avremo piena soddisfazione quando saranno assicurati alla giustizia i latitanti accusati di essere gli organizzatori di questo gruppo criminale mafioso che operava su Lecce. Ma li prenderemo. Ci metteremo tutto il nostro impegno». 

Il Procuratore conclude con un ringraziamento: «Con questa operazione si rende più tranquilla la città di Lecce perché sono stati tolti dalla circolazione questi soggetti di grandi capacità intimidatorie. E a nome della città, pur non essendo il Sindaco, devo ringraziare la Polizia di Stato».     Antonio Nicola Pezzuto   

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