Gela, delitto Malvezzi, dopo 20 anni si scopre la verità
Nel settembre di vent’anni fa, Gianluca Malvezzi, un giovane gelese di 24 annmi, scomparve senza lasciare traccia. Il suo cadavere venne ritrovato nelle campagne di contrada Spina Santa a Gela. Ucciso con diversi colpi di pistola alla testa e al collo. Quell’omicidio, stando agli inquirenti che hanno messo a segno l’operazione “Mali Mores”, venne messo a segno da Nunzio Cascino e Angelo Cavaleri: due affiliati alla famiglia Emmanuello. Il giovane doveva essere eliminato perchè troppo indisciplinato. Adesso si scopre che l’ordine sarebbe stato impartito dal boss Alessandro Emmanuello, attualmente detenuto al 41 bis nel penitenziario di Avellino.
Malvezzi faceva parte di un gruppo di giovani leve mafiose a disposizione delle famiglie gelesi. La sua colpa, però, fu quella di non aver mai riconosciuto il potere dei fratelli Emmanuello, reggenti del clan di Cosa Nostra. Per questo, doveva essere ucciso. Gianluca Malvezzi, stando ai collaboratori di giustizia, sarebbe stato a disposizione di Salvatore Trubia e della famiglia Rinzivillo per lo spaccio di droga in città. I conflitti interni, però, tra la stessa famiglia Rinzivillo ed il gruppo Emmanuello – Argenti costarano la vita al giovane Malvezzi. Venne attirato in una zona molto isolata da Nunzio Cascino e Angelo Cavaleri e fu eliminato. La dinamica dell’omicidio è stata confermata da molti collaboratori di giustizia: compresi Crocifisso Smorta e lo stesso Angelo Cavaleri. All’uccisione avrebbero preso parte, organizzando la spedizione, anche il collaboratore Crocifisso Smorta e Rocco Manfrè, morto mesi fa.
Un omicidio, quindi, eseguito per dare una lezione a chi volesse agire in autonomia senza rispettare il potere della famiglia Emmanuello e simile, nella dinamica, ad altri che, in questi mesi, gli agenti della mobile di Caltanissetta e i magistrati della Dda nissena hanno ricostruito con l’aiuto delle dichiarazioni di molti ex affiliati ai clan di Gela.
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