Salento, la Dia di Lecce confisca beni per 700 mila euro
Non conosce sosta l’ incessante attività della Direzione Investigativa Antimafia di Lecce che, coordinata e diretta dal Colonnello Francesco Mazzotta, ha confiscato beni mobili e immobili riconducibili a Dario De Carlo, 47enne di Racale (LE). A carico del pregiudicato precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso e un’ ordinanza di custodia cautelare per reati di usura ed estorsione eseguita sempre dalla DIA il 17 maggio 2005 in seguito all’ operazione “Fenerator”. Attualmente il De Carlo è in stato di libertà per decorrenza dei termini di custodia cautelare.
La misura patrimoniale è stata attuata grazie al provvedimento di confisca definitiva emesso dalla Seconda Sezione Penale della Corte d’ Appello di Lecce (Presidente Giacomo Conte, a latere i Consiglieri Giovanna Campanile e Marcello Rizzo) su proposta del Procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta.
Le minuziose indagini, svolte dagli uomini del Colonnello Francesco Mazzotta, hanno appurato una evidente sproporzione tra gli irrisori redditi dichiarati dal De Carlo e il cospicuo patrimonio a lui riconducibile. Ma vediamo nel dettaglio i beni oggetto di confisca: due ville, una ubicata in Alliste (LE) e l’ altra a Racale (LE), un suolo edificatorio sempre a Racale, un’ autovettura Mercedes Classe A, conti correnti e depositi bancari. Il tutto per un valore complessivo di oltre 700.000 euro.
Gli inquirenti hanno riscontrato gravi indizi di colpevolezza, in primo luogo, nelle dettagliate dichiarazioni di un imprenditore calzaturiero salentino che, nel tentativo di salvare l’ impresa calzaturiera della sua famiglia e i relativi cento posti di lavoro, aveva preso in prestito dal De Carlo oltre un miliardo e 300 milioni delle vecchie lire, arrivando a pagare interessi usurari oscillanti tra il 60 e il 120% annui. Questi fatti accadevano a Racale tra il 1996 e il giugno del 2003.
Gli investigatori della DIA, inoltre, hanno attentamente analizzato i dati dell’ Anagrafe Tributaria, degli archivi della Camera di Commercio e di quelli dell’ INPS, scoprendo come il De Carlo dichiarasse redditi bassissimi sin dal 1980. Una situazione economica che stride con l’ acquisto di tredici autovetture, con il possesso di tre libretti di deposito a risparmio e un conto corrente bancario. Nel marzo del 2003, senza apparente spiegazione, il De Carlo ha versato 15.000 euro su un deposito a risparmio intestato alla cognata. Secondo gli inquirenti tale operazione era finalizzata a limitare i rischi di accertamenti e sequestri, anche perché è stata ripetuta su conti correnti intestati ad altri congiunti. Dal marzo 2009 i coniugi De Carlo decidevano di stabilire fra loro il regime di separazione dei beni e, dopo questa data, la moglie del pregiudicato acquistava i beni immobili sottoposti a sequestro e confisca. Gli investigatori ritengono che anche il denaro investito nell’ acquisto di tali immobili provenga dall’ attività di usura dell’ uomo.
Il De Carlo, come sopra specificato, è attualmente in stato di libertà, pur essendo, secondo i giudici, un soggetto «pericoloso per la sicurezza pubblica».
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