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Giustizia lenta, costa un punto del Pil

Di redazione il . Istituzioni

Dopo tanti anni, si parla di come far funzionare la giustizia in Italia. E non di come bloccarla, limitarla. Oggi alla Camera l’intervento del ministro, Paola Severino, ha messo in chiaro la situazione in cui versa il sistema giudiziario nel nostro Paese. Una fotografia di un sistema che grava per l’1% del Pil sull’economia italiana. «Serve restituire efficienza alla giustizia civile per recuperare questa ricchezza e la competitività che ne deriva – dichiara la Severino nella sua relazione di stamani –  il vero obiettivo che dobbiamo perseguire, perché ciò consentirebbe di trasformare le criticità del sistema giudiziario italiano in opportunità di sviluppo e di crescita economica, ben oltre i semplici (e pur necessari) risparmi di spesa». 

Sono 9 mln i processi pendenti, calcolati al 30 giugno del 2011, 5,5 milioni per il civile e 3,4 per il penale, sia con riferimento ai tempi medi di definizione, che nel civile sono pari a sette anni e tre mesi, cioe’ 2.645 giorni, e nel penale a quattro anni e nove mesi, 1.753 giorni. Un cittadino su sette, in Italia, entra nelle maglie di un procedimento giudiziario, per uscirne solo molti anni dopo. Il nostro Paese nella speciale classifica del Cepej, (la speciale Commissione europea che valuta l’efficienza della giustizia nei singoli paesi e elabora strumenti per migliorarla) è quarta in Europa per incidenza dei contenziosi sul numero di abitanti, dietro Russia, Belgio e Lituania, in una classifica di 38 paesi censiti. Nel 2011 sono inoltre state istruite davanti ai giudici italiani 2,8 milioni di nuove cause di primo grado, ha ricordato la Severino.

 «Un effetto negativo di tale contenzioso è quello dell’ulteriore dilatazione dei tempi di definizione dei giudizi presso le Corti d’Appello (cui è assegnata la competenza in materia) che si aggiunge all’entità ormai stratosferica e sempre crescente degli indennizzi liquidati – si è passati dai 5 milioni di euro del 2003 ai 40 del 2008 per giungere ai circa 84 milioni del 2011», ha detto il ministro nella sua relazione. Più in generale, citando un dato della Banca d’Italia, la Severino ha ricordato che l’inefficienza della giustizia italiana nel settore civile costa circa l’1% del Pil. Una giustizia lumaca che porta « l’Italia al 157° posto su 183 paesi censiti (rapporto Doing Business 2010) con una durata stimata per il recupero del credito commerciale pari a 1210 giorni, mentre in Germania ne bastano 394, si coglie la misura di quanto ciò  incida negativamente sulle nostre imprese segnando, anche sotto tale aspetto, una divaricazione di efficienza con i migliori sistemi dei Paesi dell’Unione Europea che frena, ineluttabilmente, le possibilità di sviluppo ed anche gli investimenti stranieri». Ci sono i costi del sistema e quelli della logistica.

La Severino sottolinea come il Governo guidato da Mario Monti ritenga strettamente correlate giustizia e economia poiché « se si vogliono attrarre capitali in Italia è necessario garantire certezza ed efficienza della giustizia,  se si vogliono accrescere le iniziative imprenditoriali italiane e straniere nel nostro Paese, è indispensabile assicurare un percorso celere del processo».  Una relazione, dunque, che mira a rendere una opportunità economica quello che è al momento un grosso deficit. Come il procedimento in sede civile, anche quello penale, sebbene sia più rapido, secondo i dati, del primo (4,9 anni rispetto agli oltre 7 del civile) si riferisce comunque ai destini di oltre 28.000 detenuti, che sono in attesa di giudizio,  e rappresentano « il 42% dell’intera popolazione carceraria (altra anomalia tutta italiana)».  Il ministro – che da poco ha emesso un provvedimento in tal senso – ha espresso la sua preoccupazione per lo stato delle carceri italiane e degli ospedali psichiatrici giudiziari. Dai dati forniti dall’associazione Antigone, ad esempio, sarebbero undici le morti avvenute nei sei Ospedali psichiatrici giudiziari negli ultimi 12 mesi dove in totale sono rinchiuse circa 1.400 persone. Ci sono poi  – secondo la relazione  –  per ingiusta detenzione e errore giudiziario nel 2011 oltre 46 milioni di euro pagati dalle casse dello Stato. In media ogni anno, continua il ministro, si celebrano 2.369 procedimenti. «Sento fortissima, insieme a tutto il Governo, la necessita’ di agire, in via prioritaria e senza tentennamenti – ha aggiunto – per garantire un concreto miglioramento delle condizioni dei detenuti, ma anche degli agenti della polizia penitenziaria che negli stessi luoghi condividono la realtà’ e spesso le sofferenze dei detenuti. Si tratta, ancora una volta, di questioni di difficile soluzione a causa di complicazioni burocratiche e di difetti strutturali e logistici che si sono stratificati nel corso del tempo».

Riorganizzazione e organico

«Il Paese non può più permettersi oltre 2.000 uffici giudiziari allocati in 3.000 edifici – continua la Severino – c’è la necessita’ di ridurre le spese di gestione e di razionalizzare l’utilizzo delle risorse umane esistenti, in progressivo decremento a causa del blocco delle assunzioni e del numero medio dei pensionamenti annuali, circa 1.200 unità. Il decreto – ha spiegato il Guardasigilli – prevede l’accorpamento di diversi uffici (674) consentendo di recuperare 2.104 unita’ di personale amministrativo e di risparmiare, a regime, 28 milioni di euro l’anno».  Carente invece l’organico dei magistrati preposti: «Al momento risultano 8.834 magistrati togati, con una scopertura di 1.317 posti», dice il Guardasigilli. Per rimediare alla situazione «risultano completate le procedure per la nomina di 325 magistrati ordinari ” vincitori del concorso bandito nel 2009. Per altri 360 posti, sono in corso le correzioni delle prove scritte del concorso bandito nel 2010 e altri 370 posti sono stati banditi nello scorso settembre e le prove scritte sono previste per il prossimo maggio».  Lo scorso anno, Libera Informazione, aveva trattato l’argomento e analizzato il caso della procura di Mistretta nella quale c’era un solo procuratore ad occuparsi di tutto l’iter. (Clicca qui per leggere gli articoli I – II)

Le reazioni*

Confermano il loro appoggio, dopo la relazione del guardasigilli, Paola Severino, quasi tutti i partiti: dal Pdl al Pd, con eccezion fatta della Lega Nord che si trova sui banchi dell’opposizione a questo governo “tecnico”. In particolare, è la deputata Angela Napoli, Fli, a sottolineare, apprezzamento per la relazione del ministro ma a ricordare ai colleghi e al ministro che: «non bastano più i numeri, non sono sufficienti ad impedire l’avanzata delle mafie  nel Paese. Serve – dice la Napoli – un continuo monitoraggio del fenomeno e norme in grado di spezzare quel connubio, quelle commistioni che si verificano fra imprenditoria, politica e mafie». Un lungo applauso accompagna le parole della deputata, impegnata in prima linea contro la criminalità organizzata, nella stessa aula che, solo pochi giorni fa,  ha votato a maggioranza il suo “no” all’arresto di un politico, che secondo l’inchiesta della magistratura, vagliata più volte da diversi giudici, era in contatto con clan della Camorra: l’onorevole Nicola Cosentino.

* La Camera ha approvato la risoluzione Costa ed altri n. 6-00099
e respinto le risoluzioni Reguzzoni ed altri n.
6-00100, Di Pietro ed altri n. 6-00101 e Bernardini ed altri n. 6-00102 presentate al termine della discussione sulle comunicazioni del ministro.

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